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Il Comune di Santa Venerina conferisce la cittadinanza onoraria a Pippo Caffo, padre del Vecchio Amaro del Capo

Il “papà” del Vecchio Amaro del Capo premiato durante la manifestazione EnoEtna il 28 settembre

Santa Venerina (CT), 27 settembre 2025 – In occasione della 28ª edizione di EnoEtna, la manifestazione dedicata ai vini del vulcano e alle eccellenze gastronomiche del territorio, il Comune di Santa Venerina conferirà la cittadinanza onoraria a Giuseppe, per tutti conosciuto come “Pippo”, Caffo, presidente del Gruppo Caffo 1915 e padre del celebre Vecchio Amaro del Capo.

Nato a Santa Venerina nel 1945, Caffo ha trasformato la piccola distilleria di famiglia in un gruppo industriale con sedi e stabilimenti in Italia e all’estero, leader nella produzione di distillati e liquori. Trasferitosi in giovane età in Calabria a Limbadi in provincia di Vibo Valentia – piccolo comune alle pendici del Monte Poro, la collina che sovrasta il promontorio di Capo Vaticano – ha guidato la crescita dell’azienda fino alla costruzione del più importante stabilimento per la produzione di alcolici del Sud Italia, che a regime raggiungerà una capacità produttiva di oltre 12 milioni di bottiglie annue. Oggi il Gruppo Caffo 1915 conta centinaia di dipendenti e una rete commerciale che ha portato il Vecchio Amaro del Capo a diventare leader di mercato in Italia e a imporsi in numerosi mercati internazionali, dal Canada agli Stati Uniti, dal Giappone all’Australia, dall’Argentina alla Colombia, oltre a vari Paesi europei.

La cittadinanza onoraria verrà conferita ufficialmente in Consiglio Comunale domenica 28 settembre alle ore 17 a Santa Venerina. A seguire ci sarà un talk show al quale parteciperanno le istituzioni del territorio, con la presenza di Andrea Messina, Assessore delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica della Regione Siciliana, di Luca Sammartino, Vicepresidente della Regione Siciliana e Assessore dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea e di Maurizio Lunetta, direttore del consorzio di tutela Etna Doc. 

«Pippo Caffo ha fatto tanto per Santa Venerina – ha dichiarato il sindaco Santo Raciti –. Si è trasferito in Calabria, ma non ha mai dimenticato il legame con la sua città natale, che rivendica sempre con orgoglio. La tradizione dei distillati e del vino qui ha dato vita a numerose distillerie, molte delle quali hanno continuato con successo nel settore dei liquori. Oggi Caffo sta anche investendo nella ristrutturazione della prima fabbrica di famiglia nel nostro comune, con l’obiettivo di realizzare un museo che racconti la storia della famiglia, dell’impresa e naturalmente di Santa Venerina. Per questo abbiamo voluto conferirgli la cittadinanza onoraria».

La manifestazione EnoEtna è ormai al taglio del nastro: si terrà dal 26 al 28 settembre con un programma che include il Palio nazionale delle botti delle Città del Vino, cooking show, degustazioni guidate, momenti dedicati ad arte e letteratura, oltre a spettacoli per l’intrattenimento serale.

Santa Venerina, paese di alambicchi: breve storia di una tradizione

Alle pendici dell’Etna, Santa Venerina ha sviluppato tra Otto e Novecento una vocazione industriale molto particolare: la distillazione di vinacce e la produzione di liquori, favorita dall’abbondanza di uve etnee, agrumi ed erbe officinali, ma anche dalla vicinanza al porto di Riposto e alle vie commerciali della costa ionica. Non è un caso se ancora oggi una delle arterie principali si chiama Via Stabilimenti, toponimo che racconta di una concentrazione di fabbriche e opifici legati all’alcol e ai rosoli.

All’inizio del Novecento si affaccia sulla scena anche la famiglia Caffo: il capostipite Giuseppe, mastro distillatore, nel 1915 rileva un’antica distilleria a Santa Venerina, avviando una storia imprenditoriale che dal paese etneo porterà poi il gruppo a crescere tra Sicilia e Calabria fino all’attuale Gruppo Caffo 1915. È un passaggio-chiave perché lega in modo diretto Santa Venerina alla nascita di uno dei marchi italiani più noti nel mondo dei liquori.

Il territorio non produce solo grappe e rosoli: qui si sviluppa anche una tradizione di amari, che trova sbocchi internazionali sin dagli anni Venti, con spedizioni via mare dal vicino porto di Riposto.

Dopo il boom fra fine Ottocento e primo Novecento, il secondo dopoguerra vede una diversificazione: non tutte le aziende mantengono la distillazione “pura” (costosa e regolata), molte si trasformano in liquorifici focalizzati su infusi, creme e rosoli (pistacchio, limone, carruba, fico d’india), spesso attingendo alle materie prime dell’Etna.

La continuità di questa cultura materiale si vede nei prodotti-identità che ancora portano il nome del vulcano: grappe “dell’Etna”, rosoli di pistacchio o cannella, amari che richiamano la montagna. Sono etichette che raccontano una filiera che parte dalle vinacce dei vitigni etnei e dagli agrumeti, passa per gli alambicchi e finisce sulle tavole di mezza Europa.

Santa Venerina è stata – e in parte resta – un distretto dell’alcol buono: nato sulle vinacce dell’Etna e sull’arte dei mastri distillatori, capace di reinventarsi in chiave di liquorifici quando il mercato è cambiato, ma sempre fedele a una cifra territoriale forte. Dalla pionieristica stagione di Russo (1870) e Fichera (1871), passando per la tappa Caffo (1915), fino ai marchi contemporanei, questa storia spiega perché, qui, un nome di strada come Via Stabilimenti valga quasi quanto un archivio.

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