Capita che certe volte vengano messi a confronto argomenti e tematiche che non abbiano nessun punto di contatto e nessuna connessione. Apparentemente. Poi iniziando a soffermarsi con maggiore attenzione, si iniziano a scorgere delle cose in comune e valutando il tutto a trecentosessanta gradi, ci si inizia a fare un’idea di come in effetti due tematiche differenti siano collegate e diventano l’una complementare dell’altra. Questa è stata la “sfida” di Agata Arancio, vicepresidente della F. I. S. (Fondazione Italiana Sommelier) Sicilia a fare una serata avente per argomento, nonché filo conduttore di Vinum Architectura, in cui sono stati messi a confronto per l’appunto il vino e l’architettura. Chiaramente il confronto è stato fra i vini prodotti e le cantine dove viene prodotto e conservato il vino. Questo già fa capire come ci sia un punto di contatto fra le due cose, ovvero il prodotto e l’edificio dove avviene la produzione e la conservazione del vino. Fin qui, la cosa è quasi scontata e banale, ma addentrandosi sugli argomenti, è stato possibile stabilire che per come ogni cantina ha ed avrà (alcune sono ancora in fase di costruzione e di ultimazione) determinate prerogative e stile, anche il vino prodotto ha uno stile quasi confacente a quello della cantina.
Caratteristiche fra architettura e viticoltura, per il contesto del paesaggio e per conservare e preservare la natura, altra cosa che unisce sempre di più i due temi, per farli diventare uno solo, entrambi hanno lo scopo di preservare il paesaggio e di essere il meno invadenti possibili con la natura. La viticoltura che deve adottare sistemi di coltivazione che ottimizzino le risorse (acqua, suolo, concimi, etc.) e che allo stesso tempo usufruiscano delle risorse naturali, affinché non venga stravolto un equilibrio naturale. L’architettura che tenga conto del contesto naturale, del paesaggio come un qualcosa di unico e che gli edifici che vengono costruiti si integrino con il territorio proprio per non deturpare il paesaggio, nonché allo stesso tempo ottimizzare le risorse umane e naturali, al fine di avere superfici idonee per la coltivazione e la produzione ed allo stesso tempo conservare terreni “sani” e che possano fornire prodotti salubri.
Addentrandosi sempre più nel territorio (in questo caso quello etneo), in dieci anni lo stato di crescita per la produzione dei vini dell’Etna è stato pari al doppio ed in alcuni casi anche al quadruplo (a seconda del vino prodotto – spumante, rosso, rosato, etc.) di quello che era prima. Uno degli ospiti della serata, nonché produttore di vini dell’Etna con Cantine di Nessuno, Seby Costanzo ha messo in evidenza come il territorio etneo incide sui prodotti, quindi bisogna portare e prestare rispetto per preservare un territorio ed un terroir unico e pensare alla logica di sostenibilità. La cantina di Seby Costanzo, che è in fase di ultimazione (nel territorio di Trecastagni), tende proprio ad avere un impatto zero con il territorio, proprio perché la maggior parte della nuova costruzione si trova interrata e così oltre a non creare volumetria fuori terra, (quindi come se non vi fosse nulla con il territorio circostante) allo stesso tempo trae giovamento per la fase di conservazione e di affinamento dei vini, rendendo utile l’interramento dei locali che tenderanno ad avere (soprattutto nel periodo estivo) temperature meno calde, il che significa anche risparmio energetico.
Cantina I Custodi
Tecnica già utilizzata da I Custodi delle Vigne dell’Etna, a Castiglione di Sicilia ma in maniera più raffinata e con principi di ingegneria che ne fanno una cantina modello. Mario Paoluzi ha descritto e dimostrato come si possa avere un modello di cantina eco – green. Oltre ad essere in parte interrata, la cantina ha un pozzo che si trova a ridosso della cantina, che mediante una condotta dalla quale viene indotta aria che arriva al pozzo, che a sua volta viene fatta confluire al deposito, garantendo temperature fresche e la dovuta umidità. Questo si traduce in risparmi energetici, oltre ad avere un qualcosa di originale, sia sotto l’aspetto architettonico, ma soprattutto ingneristico.
Pietradolce
Con la cantina di Pietradolce (anche questa sita nel territorio di Castiglione di Sicilia) si ha una svolta con una cantina per certi versi imponente, ma che tramite l’utilizzo dei materiali e con l’effetto dei terrazzamenti riesce ad integrarsi con il paesaggio e che da una visione più moderna della cantina in se e per se.
Tenuta di Fessina
Cosa che invece non accade per la cantina di Tenuta di Fessina (Castiglione di Sicilia), dove è stato fatto un lavoro certosino di recupero degli antichi manufatti e di unirli in maniera quasi chirurgica con elementi essenziali, giusto per non snaturare il contesto.
Eguale linea guida che si ritrova per la cantina Barone di Villagrande a Milo (in cui è possibile vedere una delle coperture più complesse ed interessanti, tramite un sistema di tiranti, travi, tutto in legno) dove lo stile architettonico rimane il punto cardine e che gli ampliamenti hanno seguito tale andamento.
Cantina Villagrande
Ed infine l’azienda Licciardello (sempre nel territorio di Castiglione di Sicilia) dove Alessandro Licciardello ha delucidato e fatto vedere il progetto per la realizzazione della cantina che prevede un’integrazione totale con il territorio, tanto è vero che nel progetto è previsto un vero e proprio percorso da effettuare per arrivare all’edificio che verrà realizzato nel pieno rispetto paesaggistico e con l’utilizzo di materiale in loco come la pietra lavica.
Si può capire che il filo conduttore dei vari progetti delle cantine è l’integrazione con il territorio, cercando di avere il minore impatto possibile. Dopo tutto per la produzione del vino è necessario che vi sia una cantina, pertanto il vino è esso stesso un’interpretazione della realizzazione di una cantina. E se per ogni cantina si volesse “abbinare” uno dei vini prodotti si potrebbe dire che per Cantine di Nessuno il vino che rispecchia il progetto è il Milice Bianco Etna Bianco D. O. C.; sottile e di personalità, profondo ed elegante, per I Custodi delle Vigne dell’Etna è il Seculare Etna Rosso Riserva D. O. C. che rappresenta il passato (il vino viene ottenuto da uve di un vigneto che ha oltre centocinquant’anni!) ma che è pur sempre valido per il presente ed affronta il futuro in maniera più che valida; il Sant’Andrea Carricante I. G. T., imponente, duttile, polivalente ed innovativo, per Pietradolce; Tenute di Fessina viene rappresentata da Il Musmeci Rosso Etna Rosso D. O. C., con la sua austerità, il suo modo di affrontare il tempo e di essere sempre attuale; la cantina di Barone di Villagrande può essere identificata dall’Etna Bianco Superiore D. O. C. Contrada Villagrande, tramite la sua verticalità di beva ed allo stesso tempo alla sua avvolgenza e personalità; infine l’azienda Licciardello con il suo Herous Rosato Frizzante Metodo Ancestrale, con la sua briosità e la sua innovatività, rappresenta il progetto della cantina che verrà realizzata.
Immagine di copertina: photo credit Sicilymag
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