Se il lavoro dell’uomo si intreccia con la natura della terra vulcanica non possono che nascere grandi vini. Dalle pendici dell’Etna, Marco Nicolosi, enologo e direttore della produzione nell’azienda di famiglia Barone di Villagrande a Milo, porta avanti con grande impegno e rispetto l’eredità di una lunga tradizione.
Con il Vinitaly ormai alle porte, dal 14 al 17 aprile 2024 a Verona, Villagrande presenta due nuovi vini rossi provenienti da due differenti zone. Un progetto innovativo e audace che incarna appieno la filosofia dell’azienda, volta a esplorare nuovi orizzonti ma a valorizzare al massimo le potenzialità del territorio etneo. “Credo fermamente che sono le persone a creare le aziende e i vini – spiega Marco Nicolosi che rappresenta la decima generazione. La mia è un’impronta un po’ umanista. Io, la mia famiglia, i nostri collaboratori abbiamo tutti un ruolo determinante nella creazione di un vino, che per noi vuol dire coltivare la terra, raccogliere l’uva e trasformarla in vino. Le due nuove etichette, Monte Arso e Monte Ilice, rappresentano un progetto che mi appartiene in toto, sono due vini che provengono da due zone diverse dell’Etna”.
Monte Ilice e Monte Arso sono, infatti, due coni vulcanici inattivi che si sono formati dall’attività effusiva dell’Etna. È proprio dai vigneti che si trovano sulle pendici del vulcano che nascono le due nuove etichette di Villagrande, blend di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, e da cui prendono il nome.
Il primo, Monte Ilice Etna DOC, nasce da un vigneto di un ettaro sulle pendici del versante Est dell’Etna, a Trecastagni, dove il terroir vulcanico si esprime in tutta la sua forza e complessità. “La vigna da cui nasce Monte Ilice si trova su un cono vulcanico con una forte pendenza. Si tratta veramente di viticoltura eroica perché si lavora a mano e con la zappa; la vendemmia è un’operazione complessa, impegnativa ma al tempo stesso di grandissima soddisfazione. È un vino di contrada, molto delicato ed esile, che però ha una bellissima eleganza in pieno stile versante Est”.
Monte Arso Etna DOC, invece, nasce dal vigneto che si trova nell’omonimo cono a Nicolosi, nella zona sud del vulcano. La prima vendemmia è stata quella del 2022, definita da Marco come “sensazionale. Nonostante siamo a 850 metri sul livello del mare, piove meno e le temperature sono più calde. C’è una buona escursione termica tra il giorno e la notte fa sempre molto freddo. Le uve rosse maturano in maniera eccezionale, con un bell’accumulo di polifenoli. È un ambiente molto sano, molto pulito, molto integro, molto poco sfruttato dall’abusivismo edilizio, è veramente una piccola oasi di pace”.
Quella di Villagrande è la storia di un’epopea familiare che risale a tre secoli fa. A inizio Settecento, la famiglia dei Nicolosi Asmundo ricevette in affido dal vescovo di Catania il compito di trasformare le terre dell’etna “un luogo orrido ed incolto a un delizioso giardino”. Un impegno che ha trovato riconoscimento nel 1727, culminando con il conferimento del titolo di Barone di Villagrande da parte dell’Imperatore Carlo VI d’Asburgo, Re di Napoli, a Don Carmelo Nicolosi.
Poi, nel 1869, Paolo Nicolosi, bis-bisnonno di Marco, fondò la nuova cantina di vinificazione e affinamento, pionieristica nell’uso della vinificazione separata per uve bianche e rosse. Con il passare dei decenni, Villagrande ha visto l’evolversi della viticoltura siciliana, contribuendo attivamente alla creazione della prima Denominazione di Origine Controllata dell’Isola, la DOC Etna DOC nel 1968, il cui disciplinare è stato redatto da Carlo Nicolosi Asmundo, padre di Marco nonché docente universitario di enologia e tecniche alimentari all’Università di Catania.
Oggi la filosofia di produzione sostenibile, improntata al rispetto dell’ambiente e dei delicati equilibri del territorio, importanti progetti di recupero e valorizzazione di antichi vigneti sono le basi per preservare e promuovere le tradizioni vitivinicole di questa regione unica.
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