Di miti, leggende, favole in Sicilia ne abbiamo in abbondanza. Li abbiamo allevati e cresciuti per secoli, tanto da considerarci, noi Siciliani, figli stessi di quei miti, di quelle leggende, di quelle favole. Eppure, se c’è una cosa bella nella nostra Isola, questa è proprio la realtà! Senza fronzoli né barocchismi, ma con tanti contenuti e tanta sostanza. Come nella sua vita agreste, nelle sue campagne che, spogliate di ogni fiaba e di ogni novella, sembrano tornare a vivere oggi della loro stessa essenza. Un tentativo del genere, di restituire il racconto di una campagna sincera, vissuta da agricoltori attenti e consapevoli, l’aveva già tentato addirittura duemila anni fa un padre nobile della nostra cultura: quel Virgilio poeta sommo, che nelle sue Georgiche (capolavoro della letteratura latina) fa riscoprire al lettore con freschezza ancora attuale le gioie di cose semplici e ricche, allo stesso tempo.
Lungi dall’essere saccenti, è una lunga digressione, lo ammettiamo! Ma come avremmo potuto, altrimenti, introdurre il racconto di chi sta spendendo la propria vita nell’intento di lasciare la traccia di una Sicilia colta e agreste, semplice e laboriosa, facendo di angoli un po’ sperduti agli occhi del mondo ettari ed ettari di suggestioni e di cultura? È il caso di Val Paradiso, all’anagrafe azienda agricola di Naro, nell’agrigentino, ma nell’intento dei quattro fratelli, proprietari e titolari, vero e proprio brand da tramandare alle nuove generazioni. Non è uno stereotipo né un luogo comune, ma noi Siciliani ai genitori ci teniamo tanto ed è proprio a loro che Massimo, Giuseppe, Carmelo e Maurizio Carlino si sono ispirati, dando vita nel 1997 a questa realtà, sorta materialmente sui terreni del padre, ma spiritualmente sui gesti, sugli insegnamenti, sulla memoria della madre. Val Paradiso si inserisce subito nel mercato come azienda specializzata nella filiera dell’olio, forte dei suoi 100 ettari di uliveti coltivati tutti in biologico, sia con certificazione europea che con certificazione utile per sbarcare in Giappone. Le cultivar, naturalmente, sono quelle tipiche siciliane (40% Biancolilla, 30% Nocellara del Belice, 30% Cerasuola) e tutti gli uliveti sono certificati Igp Sicilia, ulteriore attestazione volontaria rilasciata dall’Irvos, che garantisce il processo produttivo biologico e che si tratta di olive siciliane, lavorate nell’Isola e coi requisiti organolettici per potersi fregiare dell’Indicazione geografica protetta. Le olive sono raccolte separatamente e lo stoccaggio avviene in silos anch’essi separati, così da ottenere a fine campagna una divisione ben precisa. La produzione si attesta sui 100 mila litri ogni anno. L’olio di Val Paradiso arriva per gran parte in Italia, mentre un buon 40% è destinato all’estero, soprattutto Europa. I principali interlocutori sono ristoranti, catering e quality food.
Ma c’è un altro aspetto, altrettanto importante, che svela il sostrato culturale, didattico, formativo. Un aspetto che racchiude il brand siciliano in un’altra significativa didascalia: VAL PARADISO EXPERIENCE.
“C’è un interesse sempre crescente per l’enoturismo e per l’olio – dice Massimo Carlino, geologo portavoce dell’azienda. – Negli ultimi anni sono nate parecchie iniziative, anche in Sicilia, che hanno fatto parlare di Oil Tour. Una bella abitudine, nata in Toscana e giunta fino a noi. Così, ci siamo subito adeguati e due anni fa abbiamo realizzato nel nostro frantoio l’Accademia Val Paradiso, un luogo con spazi dedicati: una cucina, una sala degustazione ed un grande salone, di supporto ad una vera e propria “scuola dell’olio e delle tradizioni siciliane”. Al suo interno, presentiamo libri, teniamo corsi, trasmettiamo sapere”.
L’obiettivo è ambizioso, ammette Carlino: “Oltre a far nascere la scuola dell’olio siciliano, abbiamo pensato di creare un percorso guidato per tutti gli appassionati del settore, ma anche per chi si avvicina ad esso per motivi professionali. Si inizia dalla campagna, con una passeggiata in mezzo agli ulivi, dove spieghiamo le attività dell’azienda. In base al periodo, coinvolgiamo i visitatori nelle stesse, dalla potatura alla raccolta. Dopo, si va in frantoio e spieghiamo ogni passaggio, fino all’imbottigliamento. Poi, ci si avvia alla degustazione tecnica dell’olio. Ospitiamo anche ragazzi degli alberghieri e sono molti coloro che ci contattano per frequentare i nostri corsi per motivi di lavoro”. L’iniziativa, lanciata prima della pandemia, ha riscosso molto successo e sono stati per il 90% più gli stranieri che gli italiani a partecipare. “Non era la caricatura del mondo contadino che volevamo comunicare – sottolinea Massimo – infatti i visitatori in azienda scoprono anche le macchine di ultima generazione, le tecniche più innovative ed i processi di lavorazione”.
Insomma, nessuna Sicilia pirandelliana, contadini in abito tipico ed asinello accanto, ma una Sicilia imprenditoriale apprezzata fino in Giappone. Un aspetto, quest’ultimo, aiutato moltissimo anche dal punto di vista culturale: Val Paradiso, infatti, è stata delegata dal Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento a curare e coltivare gli ulivi della Via Sacra e dei Templi, con buona pace di Ercole, Giunone e Giove!
L’Experience, poi, si spinge oltre la campagna, con la scoperta degli angoli più suggestivi della città di Naro, il suo barocco, le sue chiese e il suo castello medievale, perfino la bottega di un barbiere in perfetto stile primi del ‘900, mentre con Baglio Bonsignore si porta avanti l’esperienza enoica di questi brillanti e suggestivi tour.
L’appello della famiglia Carlino, infine, è quello di fare sistema anche in un settore sempre più importante come quello dell’olio. “Il concetto di cantine aperte – conclude Massimo – noi lo applichiamo tutto l’anno, i frantoi in festa da noi ci sono tutti i giorni! La pandemia ci sta facendo vivere indubbiamente un periodo molto triste, ma l’obiettivo non possono essere solo le vendite on-line. Stiamo andando bene anche su piattaforme e-commerce internazionali, ma i ristoranti, i catering e gli hotel chiusi sono un colpo al cuore, non solo economico”.
Ed anche questo attaccamento al mondo della ristorazione crediamo sia l’importante segnale di una solidarietà non comune.
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