Beer Catania si era chiuso nel maggio del 2022 con l’incredibile affluenza di 20.000 ingressi in tre giorni. L’edizione del 2023, però, si propone obiettivi ben più ambiziosi: oltre la conferma di critica e pubblico, la kermesse questo anno si presenta come volano di prospettive economiche inedite in vista del 2025.
Tra le strade sempre gremite di Catania, si avvertiva già un certo fermento. D’altronde sia pedoni che automobilisti sembrano essere decisamente attratti dall’invito della locandina dell’edizione 2023 del Beer Catania, che sembra anticipare che l’organizzazione quest’anno ha davvero degli assi nella manica: un importante palinsesto tra degustazioni, seminari, conferenze, talk, con due esperti dell’ambito, Andrea Camaschella e Simone Cantoni, e masterclass.
Perché in fondo, l’evento “oggi è il più importante per il Sud Italia, nella stagione che introduce all’estate, grazie alla varietà e alla qualità delle birre proposte e all’attenta organizzazione e gestione della manifestazione”, come ha detto Francesco Chittari, organizzatore dell’evento, durante la coferenza stampa.
Bissare il successo del 2022 è un’impresa ardua, ma necessaria affinché la birra artigianale siciliana entri con pieno diritto, nel novero, a dire la verità già numerosissimo, delle eccellenze siciliane. Per questo motivo la kermesse non accoglierà solo gli appassionati del mondo brassicolo ma i cultori dei prodotti siciliani doc, che si potranno degustare nell’area expo, a firma di autori del gusto già affermati come Briganti, Il Vecchio Carro, Crepes & Waffen, Friggitoria dei Nebrodi, Senza Spine, Good Fish, Canusciuti, Cantiere Gemmellaro.
I Giardini di Villa Pacini si preparano accogliere un evento che ancora prima di iniziare si preannuncia all’insegna dei grandi numeri: venti birrifici e microbirrifici artigianali provenienti da tutta la Sicilia, come Epica, 24 Baroni, Bruno Ribadi, Compagnia del Fermento, Birrificio dell’Etna, Kottabos, Terre a Sud-est, Li Patarnosci, Tarì, e realtà italiane che garantiranno oltre 100 spine a disposizione del pubblico.
La commistione di eccellenze regionali e imprese nazionali, citiamo Rurale, Lariano, Muttnik, Lambrade, Baladin, Eternal City Brewing, Brewfist, A’magara, Okorei tra le altre, si colloca d’altronde nella nuova prospettiva di consapevolezza e maturità che la filiera brassicola siciliana sta assumendo, proiettandosi al futuro. Per condividere, letteralmente e metaforicamente, le parole di Francesco Chittari, il beer catania diventa allora “la cartina al tornasole di quanto il movimento legato al mondo delle birre artigianali sia cresciuto in Sicilia, e a gran passi si accosta a quello delle regioni settentrionali e centrali, dove la birra artigianale ha mosso i primi passi”.
Ma cosa si muove attorno a una manifestazione così grande e così attesa? Nella conferenza stampa di presentazione, ospitata non a caso al Palazzo della Regione in Piazza San Domenico a Catania, si sono percorse tutte le direzioni, figurate e no, che convergono al Beer Catania. Se dietro un evento del genere c’è l’impegno di una grande e puntuale organizzazione, bisogna sapere anticipare le prospettive che si snodano davanti e capire il contesto socioeconomico che si muove intorno.



La presenza del vicegovernatore della Regione Sicilia Luca Sammartino d’altronde è stata una chiara indicazione della salienza in chiave economica che la birra artigianale siciliana sta assumendo. Di nuovo le direzioni da percorrere sono due: quella che porta verso la Sicilia, perché la birra artigianale rappresenta un’altra attrattiva per i turisti e quella che conduce verso fuori “perché come si è evinto dal Vinitaly- sottolinea l’assessore Sammartino-sta crescendo la domanda per la birra artigianale siciliana, che ad oggi ha le potenzialità per diventare una bevanda da gourmand, esattamente come il vino”.
In effetti sembra, in prima battuta, che la birra artigianale siciliana scotti il paragone con il vino siciliano, così desiderato tanto da essere volano di rotte turistiche e di con i di nuove etimologie. Quel che il Beer Catania invece vuole dimostrare, e l’inserimento di stand dedicati ad altre eccellenze del settore ne è conferma, è che i prodotti della Sicilia, dove la Sicilia si auguri diventi brand, non sono in competizione tra loro, ma diventano “possibilità di armonie ed abbinamenti inediti, anche nell’alta gastronomia che il mondo ci invidia e che dobbiamo essere bravi a comunicare”, chiosa l’assessore regionale all’ Agricoltura, le cui parole corrono già al 2025 con Agrigento Capitale Italiana della Cultura. La Sicilia è infatti in lizza per un altro importantissimo riconoscimento, ovvero l’European Region of Gastronomy Award del 2025, il titolo che viene concesso alle realtà territoriali che si distinguono per l’innovazione gastronomica e la sensibilizzazione all’unicità alimentare, intesa come salvaguardia di colture autoctone e trasmissione di tradizioni.
“L’intera filiera produttiva agricola siciliana merita questo riconoscimento dato che nel progetto sono incluse centinaia di aziende grazie al coinvolgimento di tutti i consorzi dell’agroalimentare siciliano e del consorzio Doc Sicilia- ha sottolineato ancora una volta l’onorevole Sammartino- Anche questa volta, vogliamo scommettere nel connubio tra prodotto e territori, raccontando l’Isola attraverso le sue eccellenze, le sue tradizioni, gli uomini e le donne che la rendono una terra unica al mondo”.
Ma se la filiera vitilvinicola è già affermata, il mondo dei birrifici artigianali siciliani deve sapersi comunicare come araldo, altrettanto autorevole, di tradizione e territorialità. Un compito facile a dirsi, difficile a concretizzarsi, Ma spenti i riflettori del Beerr Catania, cosa ha preparato la Regione per promuovere la birra siciliana?
“Noi stiamo lavorando fianco a fianco dei birrifici regionali – dice Sammartino- con azioni volte a promuovere le colture di malti autoctoni e la cultura dell’impresa e della collaborazione”.
E allora è il caso di chiudere con una battuta: da qui al 2025, bisogna andare a tutta birra!
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