Sotto i fendenti del vento caldo di Scirocco, alimentato dalla nostra incuria, abbiamo visto la Sicilia bruciare, ma ‘Zash’ ed ecco che il vento è cambiato veloce. Stavolta è un vento benevolo che nutre la voglia di costruire e edificare e, seguendo il suo sibilo, ci porta da TuttiBrut 2023 a conoscere persone, personaggi, vini e storie che fanno la Sicilia Bedda.
Abbiamo cercato di avere lo stesso incedere leggiadro del vento, ci siamo insinuati tra i fiori di zagara e le foglie di ulivo per carpire i segreti e le leggende dell’Etna, delle sue vigne e dei suoi vignaioli, per condividere leggerezza, brio…una boccata d’aria Fresca!
Io andai cantando errante
tra l’uva
d’Europa
e sotto il vento,
sotto il vento nell’Asia.
Il meglio delle vite
e la vita,
la dolcezza terrestre,
la pace pura,
andai raccogliendo, errante,
raccogliendo.
Il meglio di una terra
e un’altra terra
io innalzai sulla mia bocca
col mio canto:
la libertà del vento,
la pace tra l’uva.
La Sicilia è un frattale sociale, più che geometrico. La sua forma identitaria, fatta di meravigliose contraddizioni strutturali, si ripete uguale pur nella diversità delle scale e le dinamiche della grande città sono uguali a quelle del piccolo paese. Così ai piedi dell’Etna e in seno al Mediterraneo, c’è Riposto, un paese abitato da pescatori e albergatori, agrumi e ulivi, ambizioni e visioni, ricordi e prospettive, le cui tensioni complementari sono sintetizzate dal sibilo del vento. Zash.
Zash è un country boutique hotel & SPA, una vecchia casa padronale di villeggiatura traghettata nel futuro, grazie a quella rinnovata sensibilità che ha individuato della natura il vero lusso, nella disposizione del proprio tempo la vera ricchezza. Luci soffuse per affinare gli altri sensi, musica d’atmosfera per allontanare il cicalio della città, cibo raffinato per stuzzicare il palato, vini d’autore per conoscere meglio persone e territorio.
Sembravano gli uomini
nemici,
ma la stessa notte
li copriva
ed era un solo chiarore
quello che li risvegliava:
il chiarore del mondo.
lo entrai nelle case quando
stavano a tavola,
venivano dalle fabbriche,
ridevano o piangevano.
Tutti erano uguali.
Per tutto il corso della serata, la luna si è limitata a testimoniare un momento di festa. Timida, dietro le nubi che la schermavano, ha lasciato che a illuminare la strada fossero le candele che lambivano la piscina, i fari che esaltavano i banchi d’assaggio, le etichette illustrate che più di mille parole raccontano quanto fare vino sia un’arte, ancora prima che una tecnica.
Giovedì 27 luglio lo Zash è stato la casa dei produttori e degli estimatori del vulcano. Ed è proprio quel giorno che i presenti hanno compreso perfettamente il senso del perché l’essere umano abbia due mani: una serve per tenere il calice, l’altra per stringere amicizia.
Tutti avevano occhi
rivolti alla luce, cercavano
le strade.
Tutti avevano bocca,
cantavano
verso la primavera.
Tutti.
Per questo
io cercai fra l’uva
e il vento
il meglio degli, uomini.
L’uva e il vento, 1954,
Pablo Neruda.
Chi scrive non è una sommelier…di vino per lo meno. Se del nettare di Bacco sono in grado di distinguere sole le macro differenze cromatiche, degli uomini invece e delle loro storie mi piace cogliere tutte le sfumature.
Forse il mio è solo un altro modo di intendere il vino, chissà se anche abbastanza sincero e autentico perché da che mondo è mondo, o per lo meno, da quando si racconta il mondo, il vino è sempre stato ‘cuntastorie’, protagonista di tutti i simposi che si rispettino.
Così ho riempito il mio calice e poi ho continuato a seguire il vento, per insinuarmi tra le foglie di vite pur di conoscere i vignaioli.
E ho raccolto alcune storie:
Al – Cantàra
I vigneti di Randazzo si incarnano visivamente nella donna la cui testa è un ponte. Il nome “Al-Cantàra”, in arabo significa appunto “ponte” che, in questo caso, si snoda in mille direzioni. I vini di Al – Cantàra hanno un legame strettissimo con la Sicilia. Il ponte porta ora alla sua geografia, ora alla sua storia, ora alla sua cultura che si esprime in mille arti e in mille autori.
Durante la serata di TuttiBrut 2023 il ponte tra lo Zash e la realtà colorata e dialettale dei vini di quel di Randazzo, è stato lo spumante metodo classico Re Befè, un Etna doc da nerello mascalese.
Bianco cristallino, tanto frizzante da dissetare; abbastanza acidulo da ispirare sempre un altro sorso e poi un altro ancora, fin quando il flut si svuota.
Poco male, perché è l’occasione perfetta per rivedere la bottiglia o, meglio, la sua etichetta, che è l’occasione per sapere qualcosa in più delle tradizioni di famiglia della cantina Al – Cantàra e di tutti i paesi Etnei.
Nicola Gumina
Se c’è una cosa a cui una catanese non può rinunciare è la crespella salata con l’acciuga. Ben vengano i nuovi sapori, nuovi ingredienti e tecniche d’avanguardia, ma certi alimenti diventano proprio una questione identitaria. La crespella d’acciuga non solo racconta la storia gastronomica della cucina catanese, ma è l’equivalente siciliano della Madeleine di Proust, in grado di far riaffiorare a chiunque i ricordi dei natali passati in famiglia.
Così, sebbene con molta probabilità sia un caso, voglio interpretarlo secondo ‘provvidenza’, il fatto che, mentre ero concentrata sulla sapidità dell’acciughe, ho visto sullo schermo led che raccontava i volti dei protagonisti della serata, quello di una mia vecchia compagna di scuola.
Con il mio calice vuoto mi sono diretta allora verso il tavolo d’assaggio, pronta a stringere altre mani e a sentire tutte le novità degli ultimi 10 anni. Nicola Gumina e moglie però hanno storie da raccontare che affondano le loro radici ben più di un decennio fa, più precisamente quando da bambini venivano educati dai nonni alla nobile arte del vino: “mi ricordo che mia nonna mi riempiva il fondo del bicchiere del vino che producevano loro. Io ero piccola e non capivo nulla, solo da grande ho capito che il mio sogno era quello di continuare quello che loro cercavano di insegnarmi”.
Una storia di famiglia, in cui io mi sono permessa di entrare in punta di piedi e accenno di labbra sul flut. Il loro Metodo Classico, sempre da Nerello Mascalese, porta sul versante nord ‘ra Muntagna e risulta piacevolissimo al palato, fresco e dall’acidità contenuta. Avrei finito ben prima l’assaggio, ma ero curiosa di rimanere ad ascoltare tutti gli aneddoti del signor Gumina, che esportava vino in America ben prima che fosse un trend.
I Suoli
Il colore incuriosisce, il nome fa innamorare: il piripicchio 2020 Brut Nature biologico è un vino che piace, ancora prima di berlo. Solo la poliedricità dell’Etna e la fantasia dei produttori rende possibile accostare citare Proust e poi usare la parola ‘piripicchio’ nello stesso articolo, senza risultare stonati.
Il vino è interessante. All’odore si sente ancora la terra, al primo assaggio l’uva e altri sapori del sottobosco che si mantengono incredibilmente dolci. Il sorso è leggero, molto più di quel che il colore suggerisce ed è piacevolmente rinfrescante.
Un vino giocoso, un vino perfetto per concludere una serata di festa e di condivisione come TuttiBrut.
Perché in fondo è il gioco che ci proietta in un futuro migliore. O almeno è quello che ci si augura, vedendo due bambini che dribblano i camerieri, giocano a calcio e vivono appieno la natura rigogliosa dello Zash.
Si ringraziano anche le altre cantine presenti, che hanno contribuito alla serata di festa e che, purtroppo, per mancanza di tempo, mai di curiosità, non c’è stato modo di conoscere meglio: Antichi Vinai, Benanti, Cantine di Nessuno, Cantine Russo, Cottanera, De Bartoli Etna, Destro, Duca Di Salaparuta, Firriato, Fischetti, Gambino, Murgo, Nicosia, Nuzzella, Palmento Costanzo, Planeta, Azienda Agricola Siciliano, Terrazze dell’Etna, Tenute Orestiadi – La Gelsomina, Tenute Mannino di Plachi, Tornatore.
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