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Tradizione e rivoluzione insieme: la Pizzeria Sitàri dei fratelli Sorce

Se durante una gradevole passeggiata in territorio agrigentino si scatena un profumo di forno, allora con molta probabilità si tratta del grano della Pizzeria Sitári, che vi invita dolcemente ad entrare. Il locale nasce nel 1990 dal lavoro e dalla passione della famiglia Sorce.

Se durante una gradevole passeggiata in territorio agrigentino si scatena un profumo di forno, allora con molta probabilità si tratta del grano della Pizzeria Sitári, che vi invita dolcemente ad entrare. Il locale nasce nel 1990 dal lavoro e dalla passione della famiglia Sorce.

Da circa sette anni, è la nuova generazione che lo gestisce, ossia Giorgio e Filippo Sorce, entrambi poco meno che trentenni. I due, fin da ragazzini, hanno imparato il mestiere del loro papà e nel tempo hanno cercato qualcosa che potesse arricchire sempre più i loro menù, in modo da renderli non soltanto straordinari al palato, ma anche immediatamente riconoscibili.

Durante una breve esperienza lavorativa a Sidney, in Australia, hanno conosciuto molti stimoli e idee per i loro prodotti. Proprio lì hanno approfondito più nel dettaglio l’impasto napoletano, amato in tutto il mondo, decidendo così di proporlo nella nuova versione della pizzeria.

Anche il nome, Sitári, è frutto dell’evoluzione del locale gestito dalla famiglia Sorce.
Non appartiene al vocabolario siculo, anche se l’assonanza di parole come “manciari” e “assittari” possono ingannare per l’accento acuto. Il termine “sitári” proviene, infatti, dalla Grecia, che per Agrigento è come tornare alle origini. Significa “grano” ed è grazie a questo che le loro pizze hanno un’identità unica, avendo delle basi ben salde sulle materie prime: olio, sale e appunto grano.

Giorgio e Filippo sono stati fiduciosi non soltanto in loro stessi, ma nella loro famiglia e nelle opportunità che alcune variazioni avrebbero apportato all’attività, che è lavoro di vita, ma anche continuo aggiornamento e consapevolezza.

“Inizialmente la nostra famiglia era un po’ scettica e preoccupata a riguardo, ma adesso ci sostengono costantemente. Il nostro è appunto un lavoro di famiglia, di tradizione, ma quel pizzico di cambiamento ha fatto in modo che fossimo ancora più forti e speciali” dicono i due fratelli.

Per le loro pizze hanno quindi scelto di utilizzare delle farine particolari.
Alla clientela propongono un impasto di grani antichi siciliani esclusivamente macinati a pietra, nonché un impasto fatto con riso venere, una vera e propria prelibatezza originale.
Ma non finisce qui, perché anche gli ingredienti del condimento sono estremamente selezionati.

“Non siamo dei dittatori del km 0, in quanto a volte si rischia di confondere l’ingrediente con la qualità, quando invece a volte si trasforma in una moda per, come dire, attirare.
Noi puntiamo, invece, ad avere prodotti sempre al top, di eccellenza, anche quando capita di trovarli un po’ più lontani”.

Due delle pizze più richieste dai clienti sono sicuramente “La Sciavurusa” e “Aida”. La prima viene condita da prosciutto cotto, fonduta di provola affumicata delle Madonie, carciofini grigliati precedentemente messi sott’olio ed infine un topping di vellutata di piselli. Nella seconda, invece, viene utilizzata la mozzarella di bufala, il gorgonzola di Capra Girgentana, i funghi tartufati, la provola delle Madonie affumicata, la vastedda della Valle del Belice DOP, il salamino di suino nero piccante, olio EVO e basilico. Un tripudio della tradizione casearia siciliana, insomma!
Le loro intuizioni sono state la chiave per vincere anche moltissimi premi. L’ultimo riguarda proprio la denominazione di “Pizzeria migliore della Sicilia”.
Oltre a ciò, hanno trovato la chiave per affascinare anche sul web, dato che la loro pagina Instagram raggiunge oltre 10mila seguaci. Hanno riconosciuto il valore dei social anche nel campo del gusto, grazie a fotografie e video che mostrano le loro goduriose pizze. Nonostante ciò, rimangono sempre con i piedi per terra e sanno che il segreto di un’ottima pizzeria non risiede soltanto in ciò che si cucina.

“Pensiamo che in primis bisogna seguire il benessere del cliente, che da noi è soprattutto ospite – raccontano i fratelli Sorce -. Per quanto un piatto possa essere saporito, bisogna sempre tenere in mente chi ha il piacere di sceglierci”.

Proprio per incontrare le esigenze di tutti anche in periodo di pandemia, Sitári ha scelto di utilizzare un fornetto con all’interno le pizze ordinate, ciascuna nella confezione con all’interno un piatto biodegradabile, in modo che non soltanto le pizze rimangano calde per tutto il tragitto, ma che il fondo della confezione in cartone non si sporchi.

Purtroppo, a causa del Covid-19 e di tutte le conseguenti limitazioni e chiusure, hanno ricevuto un brutto colpo, come tutti i ristoratori, ma fortunatamente riescono a rimanere ottimisti e a puntare ad una nuova apertura del loro locale.


Tra i dipendenti, anche i giovanissimi cugini Giada e Giorgio Sorce supportano questo progetto di famiglia, davvero vincente. Infine, Filippo e Giorgio hanno un altro fratello minore, Alberto, a cui stanno tramandando questo bellissimo mestiere.


La nuova generazione di ristoratori, dunque, non si ferma dinanzi alle difficoltà del momento e questo i fratelli Sorce lo dimostrano ogni giorno. Tornano negli affascinanti meandri della loro storia, poi si spostano per andare ben più in là, per guardare cosa accade, ed infine, tornano nella loro casa, culla e patrimonio di una cultura senza tempo.
La pizzeria Sitári, così, racconta di una tradizione e, insieme, di una rivoluzione, compiuta da siciliani nella loro stessa terra…

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