Benvenuti a Contessa Entellina, il borgo arbëreshë a circa 80 km da Palermo, dove la rinascita è giovane e green. La sfida dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Leonardo Spera, è il paradigma del “noi” che è comunità di radici e di valori. Al centro, il valore umano. “A Contessa c’è un tessuto imprenditoriale fatto soprattutto di giovani che non hanno difficoltà a raccontare e a dare una nuova chiave di lettura del territorio dei Sicani, grazie all’amministrazione comunale che ha deciso di fare un passo indietro e di dar loro il palcoscenico”. Pierfilippo Spoto, guida naturalistica e fondatore di Val di Kam, da vent’anni porta avanti progetti di turismo esperienziale. “I viaggiatori, sempre meno turisti e più curiosi d’incontri e meno di visite, vogliono fare esperienze di vita vera, bere insieme un bicchiere di vino, condividere la tavola con una famiglia siciliana, diventandone partecipi”. Sono per lo più coppie, piccoli gruppi dove è il tempo a fare la differenza tra la visita mordi e fuggi e la ricchezza di un incontro. Dallo scorso anno, d’intesa con l’amministrazione comunale di Contessa Entellina, nasce il progetto “Trazzere e gusto”, una polifonia di storie di vite vissute, la “narrazione” di luoghi che esaltano, nella geometria di paesaggi rurali simili a pennellate su tela, l’armonia tra l’uomo e la natura.
Un territorio da assaporare, dunque. “In questo difficile momento di pandemia, abbiamo pensato che bisognava ripartire dai nostri territori – dice la presidente Antonella Murgia dell’ ATS Bio distretto Borghi Sicani con il progetto BioShopSicilia misura 16.4 – con degustazioni ed educational tour. Un progetto che durerà due anni e che lega prodotti, aziende e territori. Un legame indissolubile se vogliamo uno sviluppo economico sostenibile”.
In occasione del press tour “Terre Sicane Wine Fest 2021”, promosso dall’associazione Strade del Vino Terre Sicane con epicentro la splendida Abbazia Santa Maria del Bosco nella Riserva Naturale del Monte Genuardo nel territorio di Hora e Kuntisës, (link articolo precedente) vi proponiamo gli appunti di viaggio in una Sicilia lontana dal turismo di massa, a misura di persona.
Qualche consiglio: non fidatevi troppo del gps, che potrebbe non funzionare bene, ma fidatevi invece delle persone che qui sono molto gentili ed ospitali e saranno ben lieti di darvi una mano.
Dagli occhi, Contessa Entellina colpisce al cuore. Il rumore dei passi sul basolato si srotola tra piazze, palazzi e vicoli in pietra dove si aprono le botteghe d’arte di artigiani ed artisti che hanno deciso di restare. C’è il giovane Vincenzo Bruno, iconografo che “racconta” la fede attraverso l’arte delle icone, propria del rito greco-bizantino. Lo scultore Carmelo Giallo, che lavora la ceramica utilizzando i colori naturali da lui preparati, la signora Nicetta Cusumano, che con aghi, fili ed uncinetto realizza preziosi ricami e pizzi rinascimento mentre il marito Pino Lo Voi fa i presepi insieme ai suoi due figli. A dare il benvenuto all’ingresso di Contessa, il murales dedicato alla nobildonna Eleonora d’ Aragona, realizzato dall’artista Igor Scalisi Palminteri, uno dei tasselli del progetto di rigenerazione urbana dell’amministrazione “Mecenati di noi stessi”. “In autunno nella piazza sarà installata la scultura di marmo di Carrara dello scultore Vincenzo Muratore dedicata all’eroe albanese Skenderbeu – spiega Carolina Lala, 32 anni, assessore al turismo ed alla cultura del Comune – il nostro condottiero. Siamo orgogliosi delle nostri radici e vogliamo che restino vive”. Una Laurea magistrale in Economia, Carolina è la primogenita della famiglia Lala di “Feudo Pollichino”, da generazioni maestri caseari nel borgo Roccella a Contessa. Con il fratello Giuseppe, il casaro, e le sorelle Rosa e Nicoletta, conduce con piglio dinamico l’azienda che produce formaggi di pecora biologici e Dop, dalla ricotta fresca al pecorino siciliano Dop alla Vastedda del Belìce, Presidio Slow Food, lavorando soltanto il latte delle loro seicento pecore, di razza Valle del Belìce, “munte ogni giorno a mano”. Nel 2008 i genitori Giovanni Lala e la moglie Marisa Pollichino creano l’azienda e nel 2011 è la nouvelle vague a dare nuovo impulso, con degustazioni in azienda, e-commerce ed anche vendita nella grande distribuzione. “Ma – precisa Carolina, con un po’ di emozione nella voce – la mente e il braccio è sempre mia madre”. Prenotandosi sul loro sito è possibile conoscere questa giovane realtà imprenditoriale che interseca ali e radici. Nicoletta, laureata in Scienze e Tecnologie alimentari, guida alla scoperta del mondo caseario. “Vogliamo realizzare una sala degustazione – spiega Carolina – ed anche un piccolo agriturismo con i prodotti di nostra produzione”. Ha le idee ben chiare. “Il territorio – chiosa – vale per quello che lo facciamo valere noi che lo costruiamo. Se crediamo nelle nostre eccellenze, nelle nostre radici arbëreshë che ci contraddistinguono da tutte le altre, il nostro può essere, anzi è un territorio vivo. A noi giovani il compito di valorizzare ciò che abbiamo”.
Le fa eco Ciro Benanti, 28 anni, assessore alla Comunicazione e al Marketing Territoriale del Comune di Contessa. “È triste vedere i miei coetanei andare via. Oggi ci sono gli aiuti della Comunità Europea per chi vuole scommettere e scommettersi nella propria terra”. Laureato in Scienze della Comunicazione ed un master di Management nel settore vitivinicolo, è “colpa” di papà Pino che gli ha trasmesso la passione per la campagna se oggi Ciro con i fratelli Filippo e Martina rappresentano la terza generazione dell’azienda agricola “Filari della Rocca”, incastonata tra due siti archeologici e le Riserva naturale di Adranone e Calatamauro. Rigorosamente bio, producono olio evo, ortaggi, mandorle, miele e quel vino che un tempo nonno Ciro vendeva sfuso, oggi viene imbottigliato con le loro etichette, quattro referenze monovarietali, con una produzione di 25mila bottiglie che esportano. “Ci troviamo in contrada Bagnitelle, a circa 600 metri sul livello del mare e questa – dice Ciro contento – è la casa della mia famiglia dove accogliamo chi vuol venire a trascorrere una giornata con noi, condividere un bicchiere di vino o la cucina di mamma Katia. Basta prenotarsi sul nostro sito.” Il sorriso avvolgente come un abbraccio, Katia fa la spola tra la cucina e la tavola dove si snodano i racconti della giornata. C’è tanto impegno “perché – dice papà Pino – la nostra è una scelta difficile e i sacrifici sono tanti”. Ciro però nondemorde ed il futuro è già qui con un progetto ecostenibile. “Abbiamo acquistato un magazzino, che sarà la nostra cantina dove – spiega – intendiamo utilizzare l’energia solare e soprattutto sfruttare la frescura del sottosuolo con delle vasche sottoterra dove fare riposare i nostri vini”. Il tempo di un brindisi con un bicchiere del nuovo rosato da Nero D’Avola, una bella scommessa, e siamo pronti a ripercorrere le trazzere, nota dolente. “Sono convinto – dice Ciro – che quanto più noi giovani investiamo nella nostra terra tanto più convinceremo le istituzioni ad ascoltarci, perché la mancanza di idonee infrastrutture rallenta lo sviluppo. Ma noi – promette – ci faremo sentire”.
Tappa golosa nella vicina Sambuca di Sicilia al bar Caruso per le tipiche “minni di virgini” che qui vengono ancora realizzate con la zuccata preparata a mano e poi in contrada Roccella a Contessa Entellina a bere quel vino, l’Entellano Doc, lo stesso che amavano i greci e i romani.
All’azienda agricola “Entellano” alle falde della Rocca di Entella è lo sguardo sereno del giovane titolare Luca Colletti ad accoglierci insieme alla moglie Angelica e a papà Antonino. Dal nonno si tramanda il nome e la passione per la terra. “Sono un contadino e sono felice di fare questo lavoro che certo è faticoso, impegnativo, non conosce soste, né feste. Che m’impegna tutti i giorni ma – dice Luca, 35 anni, con sincerità disarmante – lo amo”. Avrebbe potuto seguire le orme paterne, medico, ma ha preferito gli studi in Agraria dedicandosi al lavoro in quei terreni che appartengono alla sua famiglia da tre generazioni. Sono produttori bio di olio evo, frumento, sulla, ma soprattutto di quel vino che nonno Luca amava. “Fu uno dei primi – dice con orgoglio il nipote – ad impiantare i vigneti in questa zona”. Estirpati il Catarratto e l’Inzolia, accanto a Nero D’Avola e Syrah, si coltivano anche Cabernet Sauvignon e Merlot. Dai vigneti alla cantina all’imbottigliamento, l’azienda ha cinque referenze: Don Luca, L’Entellana, Lieo, La Contessa, Zonjë. Nel nome l’omaggio alle radici arbëreshë con etichette dedicate alle donne di casa Colletti. “Ma il primo vino – dice Nino – è stato il Don Luca, il Nero D’Avola dedicato al capostipite che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in giurie internazionali”.
Aperti all’accoglienza in azienda con incontri e visite tra i filari e degustazioni dei loro prodotti (contatti sul loro sito), qui la vendemmia è una festa. L’uva si raccoglie a mano. “La mia è una piccola azienda agricola biologica – dice Luca – ed il mio impegno è quello di continuare a fare prodotti di qualità e – aggiunge – di vivere sereno”.
La pandemia ha cambiato le abitudini alimentari dei consumatori. “La Sicilia ha il primato della coltivazione biologica – spiega Giuseppe Oddo, direttore dell’ ATS Bio distretto Borghi Sicani – e oggi abbiamo riscoperto il piacere di mangiare a casa e, soprattutto, di portare sulle nostre tavole il cibo buono, pulito e che sia giusta la retribuzione del produttori. I comuni e le aziende hanno imparato a fare squadra, perché da soli non si va nessuna parte”. Dal 17 al 26 settembre partecipano al Cous Cous Fest. “Il nostro obiettivo – conclude Oddo – è fare in modo che le persone vengano a scoprire e a vivere direttamente qui, in questi luoghi, grazie anche alla nostra ospitalità”. Perché, come diceva Giuseppe Ungaretti “la meta è partire”.
Maddalena
17/09/2021 alle 20:11Nel mio ultimo viaggio in sicilia quello che si percepiva era proprio la voglia di fare di mettersi in gioco, spero che questa onda di entusiasmo vada sempre più crescendo questa regione ha tanto da offrire
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