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Spumanti etnei, nuova frontiera dell’Etna? Degustazioni a cura del sommelier Fabio Cristaldi

 Il Sikania garden a Randazzo, è stata la splendida cornice che ha ospitato Contrade dell’Etna per l’edizione del 2025. Tra le masterclass più interessanti, quella dedicata agli spumanti etnei. Numeri alla mano, le percentuali di superfici vitate dalle quali vengono prodotti spumanti è di circa il 2% della D. O. C. Etna. Un po’ di storia:  nel disciplinare dell’Etna D. O. C., la spumantistica prende vita tramite il D. M. del 30.11.2011 dove si ha la dicitura di Etna Brut. In meno di quattordici anni, gli spumanti sono quelli che hanno avuto la maggiore crescita, sia a livello qualitativo, sia a livello commerciale. Se agli inizi (2011) le aziende che producevano spumante erano veramente poche, ora il numero di aziende che producono Etna Brut D. O. C. ha avuto una crescita esponenziale. Work in progress: occorre anche ricordare che  con l’attuale disciplinare per avere la dicitura Etna Brut D. O. C. deve essere utilizzata una percentuale di Nerello Mascalese non inferiore al 60% e possono concorrere alla produzione di detto vino, nella misura massima del 40% altri vitigni idonei alla coltivazione nella Regione Sicilia, così come previsto dal D. M. del 07.05.2004. Con il nuovo disciplinare sarà previsto l’utilizzo di Carricante in purezza, al fine di produrre spumante con la dicitura Etna Brut D. O. C., cosa che allo stato attuale non è prevista. Ma non è l’unica “criticità” riscontrabile nell’attuale disciplinare, poiché è prevista la dicitura Brut (mancano l’Extra Brut ed il Dosaggio Zero). Da questo è possibile evincere come ancora ci sia parecchio lavoro da svolgere, ma in fin dei conti in (soli) tredici anni il risultato ottenuto è veramente lodevole. Va fatto un plauso ai produttori per quanto ottenuto e per aver capito ed intuito quali siano le zone maggiormente vocate all’interno della D. O. C. dalle quali spumantizzare le uve. Fatta questa premessa è stato possibile mettere a confronto cinque spumanti, prodotti nei versanti nord (Randazzo), nord – est (Castiglione di Sicilia) est (Milo e Mascali). Questa è una puntualizzazione importante, poiché ogni versante con il proprio micro – clima ed in base alle colate laviche, influisce sul prodotto finale. 

Si inizia con il Camporè Metodo Classico, che dal calice fa pervenire sentori di pietra focaia, accenni di uva sultanina e crosta di pane. Successivamente emerge la nota fruttata e floreale. Grande verticalità, con un finale leggermente amarognolo. Lungo. Nerello Mascalese in purezza. Il millesimo assaggiato è stato il 2020, con sboccatura del 2024. Sosta sui lieviti dai 36 ai 48 mesi. Viene classificato come I. G. T. Terre Siciliane. Le vigne dalle quali vengono raccolte le uve si trovano a Randazzo (versante nord) dove le temperature invernali sono quelle più “rigide” ed allo stesso tempo (soprattutto nel periodo estivo) le escursioni termiche sono fra le maggiori sul territorio etneo. Il secondo spumante è un Etna Brut D. O. C., il Filici 2019 di Nicola Gumina. Il perlage è fine. Note fruttate e muschiate, erba falciata, sentori iodati, compongono il bouquet. Al sorso è di grande eleganza con una verticalità cadenzata e con un finale che evolve e regala una sensazione di affumicatura. 100% Nerello Mascalese. La sboccatura è stata effettuata nel 2024. Affina 24 mesi sui lieviti. Le vigne dell’azienda si trovano a Castiglione di Sicilia (versante nord – est) ad una quota di montagna. Dal versante di nord – est si passa al versante est, quello di Milo. Cantine Iuppa produce il Piccolot Etna Brut D. O. C. 100% Nerello Mascalese. Dal calice si evince il carattere etneo, ovvero vulcanico, poiché si sentono mineralità e nota gessosa, accompagnati da lievi sentori di ginestra e di frutta a polpa bianca. Sorso verticale, ma allo stesso tempo riesce a dare quel senso di pienezza. Buona la corrispondenza gusto – olfattiva. Buona la progressione. La permanenza sui lieviti è di almeno 48 mesi. Il millesimo è il 2020 e la sboccatura è stata nel 2024. Su questo spumante c’è da puntualizzare come il territorio svolga un ruolo fondamentale. Il territorio di Milo è il più piovoso dell’Etna, questo crea qualche problema per i vitigni a bacca rossa, ma nel caso in questione è un vantaggio, poiché riuscendo a conservare una buona acidità l’uva di Nerello Mascalese è particolarmente adatta alla spumantizzazione. Tutto questo viene dimostrato anche dalla gradazione alcolica di 11,5% vol., rispetto ai 12% – 12,5% degli altri spumanti. Rimanendo nel versante est, ma in un territorio diverso, quello di Mascali, dove ha sede Cantine La Contea e che produce il 69/70 Etna Brut D. O. C. che affina sui lieviti per almeno 36 mesi. Il suo corredo aromatico mette in evidenza la nota marina, il sorbo ed un leggero ricordo di crosta di pane, con un finale agrumato. Al sorso riesce ad avere un’ottima corrispondenza gusto – olfattiva e quasi riuscendo ad amplificarla. Buona persistenza. Le vigne sono ad altitudine di montagna ed interna. La nebbia nel periodo primaverile (che si ha nel vigneto) fa capire che le escursioni termiche fanno parte del terroir. Nerello Mascalese in purezza. Il millesimo è il 2019 e la sboccatura è anche in questo caso effettuata nel 2024. Si conclude con il versante di nord – est (Castiglione di Sicilia). Bollenere 2017 Etna Brut D. O. C. di Antichi Vinai si presenta con un bouquet complesso, con accenni di gesso e cipria, sentori di affumicato e lievi ricordi di cherry. Sorso strutturato e pieno, con un finale che riconferma quel sentore di affumicato che veniva dato nell’esame aromatico. Persistenza buona. Affina per almeno 48 mesi sui lieviti. 

Cinque spumanti con caratteristiche diverse, ma allo stesso tempo con punti in comune (la freschezza e la verticalità che si ha al sorso), che variano per il periodo di affinamento sui lieviti (si va dai 24 mesi, fino ad arrivare ai 48), per lo stile che vuole dare il produttore, ma soprattutto per il territorio di dove si trovano le vigne. Bisogna evidenziare che il territorio etneo, non è “solamente” territorio vulcanico (come lo sono quello della D. O. C. Soave e quelli della Campania, giusto per citarne alcuni), ma è un territorio in continua evoluzione, poiché l’Etna è un vulcano attivo, con le sue eruzioni che negli ultimi anni sono state con la caduta di sabbia (roccia vulcanica frantumata in maniera finissima), che ha fornito altri elementi ad un terreno, ricco di per se. Difficile trovare un’unica identità come accade per il Franciacorta D. O. C. G., l’Oltrepò Pavese D. O. C., il Trento D. O. C., l’Alta Langa D. O. C. G., che sono disciplinari che forniscono spumanti con identità di territori. Questo per vari motivi, dal fatto (come detto all’inizio) che il disciplinare attuale, è carente e si è in attesa delle necessarie modifiche. Che la spumantistica etnea è ancora molto giovane, quindi è ancora in evoluzione. Inoltrel’Etna è un vulcano attivo. Allo stesso tempo, è giusto porsi una domanda: e se questa multi identità sia proprio il successo degli spumanti dell’Etna? Probabilmente si, visto e considerato che trovare in ogni spumante dell’Etna caratteristiche diverse, con alcune parti in comune, si possa interpretare come il continuo mutare del vulcano più alto ed attivo d’Europa. Anche questo per certi versi potrebbe essere una sorta di identità. Soprattutto territoriale.             

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