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Spumanti dell’Etna: le bollicine del vulcano sorpassano il Gattopardo

Spumanti dell’Etna: le bollicine del vulcano sorpassano il Gattopardo
Spumanti dell’Etna: le bollicine del vulcano sorpassano il Gattopardo | Sicilia da Gustare

Le porte aperte invitano all’accesso della dimora principesca che, illuminata e vestita a festa, afferra i sensi e immerge i visitatori nell’aristocratica atmosfera di gattopardiana memoria. Ecco spalancarsi, uno dietro l’altro, l’infilata di saloni di Palazzo Biscari di Catania e in mezzo ai magnifici stucchi dello storico edificio e ai ritratti severi della famiglia Paternò Castello, fanno capolino dalle glacette i protagonisti per una sera: gli spumanti dell’Etna, radunati per un tasting dedicato esclusivamente alle pregiate bollicine prodotte sul vulcano attivo più alto d’Europa.

Un’occasione creata ad hoc lo scorso 15 dicembre da Francesco Chittari e organizzata in collaborazione con Scirocco Lab, una seconda edizione che mira a valorizzare un prodotto dal potenziale altissimo. 

Spumanti dell’Etna: le bollicine del vulcano sorpassano il Gattopardo | Sicilia da Gustare

Dell’Etna si conoscono i grandi vini rossi che hanno raggiunto quotazioni importanti, attirato investitori internazionali e conquistato fan di livello top, di recente si comincia a parlare di bianchi complessi e longevi, ma poco spazio rimane ad oggi per gli spumanti, che pure dimostrano caratteristiche degne delle più conosciute e vocate aree spumantistiche italiane.

Potremmo farne un problema di cultura, di diffusione e di numeri, che però sensibilmente aumentano: “Siamo arrivati a quota 64% Etna doc rosso, il bianco che comprende anche una piccola quota di superiore si attesta attorno al 27%-28%, ciò che rimane è distribuita tra produzione di Rosato e Spumante” – è quanto hanno affermato all’apertura della serata Antonio Benanti, presidente del Consorzio Etna DOC insieme a Gina Russo, presidente della Strada del Vino dell’Etna, che non sono mancati all’appuntamento per sostenere questa significativa porzione di produzione insieme al Presidente siciliano di FIS (Fondazione Italiana Sommelier) Paolo Di Caro, al docente FIS e champagne specialist Manlio Giustiniani e al primo cittadino catanese Salvo Pogliese, venuto a portare i saluti ufficiali della città di Catania.

Spumanti dell’Etna: le bollicine del vulcano sorpassano il Gattopardo | Sicilia da Gustare

“Per quanto riguarda la qualità siamo molto in alto – continua Benanti, che è anche uno dei produttori storici del vulcano e fa uno straordinario spumante da uve Carricante – l’incidenza degli spumanti etnei va misurata al di fuori della DOC, la maggior parte di essi non sono certificati come Etna DOC, ma se ci si riferisce più in generale al metodo classico prodotto sull’Etna possiamo affermare che ci sono molti produttori pieni di entusiasmo e voglia di fare che riescono a conferire riconoscibilità ai loro prodotti che provengono da vitigni autoctoni – continua Benanti – sul vulcano la maggior parte degli spumanti sono da uve di Nerello Mascalese, ma anche il Carricante, che si è piantato più di recente, è in crescita. Freschezza, finezza, croccantezza, sono caratteristiche comuni a entrambi i vitigni e molto dipende dai diversi metodi di vinificazione e dai tempi di contatto con le bucce, il blanc de blanc è più portato ad esprimere caratteristiche legate all’eleganza, mentre struttura e maggiore abbinabilità a tavola sono i tratti fondamentali dei blanc de noir”.

Espressioni diverse del medesimo terroir, ricco di differenze e sfumature che ricostruiscono l’identità complessa che stiamo imparando a conoscere, perché se dal punto di vista anagrafico il vulcano ha circa 570.000 anni, sotto l’aspetto enologico è giovanissimo e tutto da (ri)scoprire, ed è esattamente questo il momento in cui si sta scrivendo la storia del vino con degli attori più o meno consapevoli che sono i produttori.

“Tutto deve sempre partire dal racconto del territorio – sottolinea il presidente dell’Etna DOC – lo spumante in particolare si rivolge a una nicchia di consumatori molto competenti che ha il tempo di ascoltare, c’è bisogno di raccontare il mito del vulcano attivo che può servire per attrarre inizialmente ed affascinare ma poi serve anche parlare di microclima, suoli vulcanici, altitudini, tipicità, tutte caratteristiche che si ritrovano facilmente nel calice, così come la personalità dei produttori, le storie di ciascuno di loro”.

Antichi Vinai, Benanti, Cantine di Nessuno, Cantine Russo, Cottanera, Favole Siciliane, Nicosia, Firriato, Murgo, La Contea, Nuzzella, Patria, La Gelsomina, Santa Maria La Nave, le cantine impegnate nella sfida dello spumante etneo, circa 22 etichette da 12 cantine etnee più una ospite, Ferrari, accolta in pieno stile d’inclusione siciliano.

Tutte le bolle hanno fatto pairing a schema libero con i 12 chef provenienti da tutta la Sicilia: Marco Cannizzaro di Ristorante Km.0 da Catania, Lorenzo Ruta di Taverna Migliore da Modica, Williams Cioffi dall’Osteria Nicosia da Trecastagni, Giorgio Cicero dal Murika da Modica, Giuseppe Geraci del Modì da Torregrotta, Valentina Rasa’ Mani Pura, Massimiliano Vasta di Vico Astemio da Riposto, Gianluca Barbagallo di Villa Miraglia da Cesarò, Marco Timpanaro di Scirocco Fish lab da Catania, Giuseppe Pastura di Uzeta Bistrot siciliano da Catania, Ivan Siringo di Vite da Catania, Davide Guidara dal Sum di Catania.

Spumanti dell’Etna: le bollicine del vulcano sorpassano il Gattopardo | Sicilia da Gustare

“Dopo il successo dell’Etna Rosso e di quello dell’Etna Bianco che sta avvenendo in questo momento, lo spumante può essere la terza gamba dell’Etna – interviene Chittari richiamando idealmente la Trinacria delle bandiere siciliane – penso che intorno al 2021 maturerà un momento in cui lo spumante rappresenterà fortemente il vulcano, il nostro è un prodotto diverso dallo champagne, ma altrettanto di valore, i terreni vulcanici e sabbiosi conferiscono ai vini spumante dell’Etna qualcosa di unico e da innamorato del territorio desidero che cresca e a tal proposito lancio una provocazione: che non si ponga più al centro il vitigno di provenienza ma il territorio, allargando le produzioni ai territori di Adrano per uscire dalla DOC Etna e dedicare una nuova DOC esclusivamente agli spumanti”.

Una DOC di ricaduta permetterebbe ai produttori di marchiare come Etna, e dunque fare la differenza, anche i vini spumanti che escono fuori dai canoni di una DOC che ha più di 50 anni pensata principalmente per rosso e bianco, in un momento di buio spumantistico totale. 

Sostituiti i giri di valzer con quelli swing, i siciliani sono lontani da quella cinica e neorealista affermazione di Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” che li dipinge vittime delle loro stesse traiettorie e gli etnei non sono mai stati così pronti ad una sfida: è il momento di scrivere nuove pagine di storia, di economia e civiltà, attraverso la cultura del territorio e del buon bere.

[PhotoCredits: Marco Ognissanti]

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