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Simone Molè, miglior bartender d’Italia. “Il cervello è lo strumento più potente!”

Simone Molè, miglior bartender d’Italia.

Simone Molè, classe 1990, ha vinto il Diageo Reserve World Class Italia 2021ed è il bartender migliore d’Italia. Ha gareggiato contro altri 49 bartender italiani provenienti da tutte le regioni. La challenge sulla quale si sono sfidati si chiama #Beepositive. Lo scopo era quello di creare un drink con vodka Ketel One aggiungendo due ingredienti locali, un derivato delle api e un altro ingrediente a scelta. Tra il 5 e l’8 luglio rappresenterà il nostro paese durante la finale mondiale che si svolgerà a Madrid. Sicilia da Gustare lo ha intervistato.

Simone, come sei entrato nel mondo della mixology?

Sono nato a Modica ma sono cresciuto per il mondo. Ho lasciato la scuola a 14 anni per dedicarmi al lavoro nel bar degli zii come lavapiatti e poi assistente di cucina. Però ho sempre avuto l’obiettivo di salire sul banco.

Dove hai fatto la tua formazione?

La voglia di intraprendere il cammino dietro un bancone era forte e così ho iniziato un lungo percorso, fatto di bar, cocktails, onde, musica e amici. Oceania e Asia sono le tappe che hanno modellato il mio spirito e che mi hanno poi portato a svolgere il mio lavoro con dedizione e passione, da semplice lavapiatti a Bar Supervisor di Freni e Frizioni, poi bartender al Lyaness di Londra.

Cosa si prova ad essere il miglior bartender d’Italia?

Come si fa a descrivere questa emozione? Forse non si può, a meno che non la vivi.

La vita mi ha dato la possibilità di lottare e io l’ho presa al volo, perché bisogna saperlo riconoscere il treno che passa, quello giusto però.

Questa vittoria per me rappresenta una conquista incredibile.

Ci si può sentire sconfitti a volte, ma mai vinti. Bisogna però saper ammettere a se stessi che a volte siamo noi ciò che non funziona nel meccanismo della nostra vita. Bisogna lottare con le unghie e con i denti per conquistare se stessi, per riconquistare la fiducia delle persone che ci stanno vicino.

Lottare, lottare e lottare. Dalla mattina alla sera, pensare tutti i singoli minuti, i singoli secondi della lotta per capire qual è la prossima mossa da fare.

Abbiamo vinto. Perché questa vittoria è di tutti, tutte le persone che hanno fatto parte, fanno parte e faranno parte della mia vita.

Racconta la competizione che ti ha reso tale: perché hai scelto di partecipare?

Non so dire esattamente qual è stato il momento esatto, ricordo con grande gioia quando vidi le finali precedenti. Ammiravo i grandi barman che partecipavano e ricordo che dissi tra me e me: “Un giorno voglio essere lì!”.

Spiega il tuo cocktail vincente.

“Enjoy the silence” è un cocktail per tutti, di facile riproduzione sia per la reperibilità degli ingredienti che per la facilità delle preparazioni. Il colore e il garnish fanno il resto. Il Tanqueray Ten, infine, armonizza il tutto con le sue note agrumate.

Facciamo un piccolo gioco: “Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei”. Che tipo di persona sarebbe quella che ordina il tuo cocktail a base di vodka e miele?

I miei cocktail sono per tutti, non faccio differenza. Cerco di immedesimarmi sempre nella posizione dei miei ospiti. Loro sono i veri protagonisti che mandano avanti questo settore e perciò cerco di capire come farli felici.

Come si svolgerà il campionato mondiale?

Avremo sei sfide, a cui sto già lavorando. Sarà difficilissimo ma mi sto già divertendo un mondo. Peccato non poter andare a Madrid ma è comunque un onore rappresentare l’Italia in una competizione così importante. Sono sicuro che faremo bene.

Qual è la filosofia della tua arte di barman? Cosa ti ispira?

La mia terra, i suoi ingredienti e i produttori. Sono convinto che ancora oggi conosciamo molto poco. La mia filosofia di miscelazione è molto semplice e ha come obbiettivo quello di esaltare i sapori dei nostri ingredienti principali, prodotti da produttori che lavorano secondo i nostri stessi valori. Lavorano con la mia stessa meticolosità e hanno qualcosa da raccontare, che sia una storia, un posto o un metodo. Decido sempre di renderli partecipi nella creazione. Poi, avuta tanta cura nella scelta degli ingredienti, il mio lavoro diventa veramente semplice e nulla sarà dovuto al solo piacere di fare. Estendo il concetto di minimalismo al bar, facendo a meno di qualsiasi tipo di attrezzatura da laboratorio. Sono consapevole che il cervello è l’attrezzo più potente e mi basta quello. Conoscere a fondo l’ingrediente utilizzato in tutte le sue caratteristiche sarà fondamentale per capire quale tecnica dovrà essere utilizzata. Inoltre, capire con quali altri ingredienti si sposa meglio e quali spirits abbinare ad esso. Una volta in pedana, lo stile sarà super minimale.

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