La notizia è arrivata mentre Roberto era in cucina, nel pieno svolgimento di un servizio. Una telefonata di quelle definitive, che ti cambiano la vita.
Lui è Roberto Toro, originario di Palagonia (CT) classe 1975, Executive Chef del Grand Hotel Timeo dal 2012, oggi alla guida del ristorante Otto Geleng di Taormina, e a chiamarlo è stata l’organizzazione della Michelin per invitarlo alla cerimonia di Piacenza per conferirgli la sua prima stella, la tanto desiderata stella Michelin.
Ancora emozionato, con addosso l’energia che gli ha regalato il palco condiviso con tutti gli chef stellati d’Italia, Roberto Toro si racconta a Sicilia da gustare.
Roberto, ti rinnoviamo i nostri complimenti e ti chiediamo subito, te lo aspettavi?
“Era attesa, sì, nel senso che la sognavamo dall’inizio del progetto. Dal primo momento, dall’apertura del ristorante Otto Geleng nel 2018, abbiamo lavorato dando il massimo, e questo riconoscimento è arrivato grazie al lavoro di tutti, ciascuno a modo suo”.
I professionisti ai quali si riferisce lo chef sono Stefano Lo Giudice (Food&Beverage Manager), Giuseppe Privitera (Restaurant Manager), Simona Di Goro (Maitre Sommelier) che lo hanno affiancato con impegno in questo biennio.
La personalità dello chef è uno dei criteri che influenza i giudizi degli ispettori, cosa li avrà colpiti?
“Sicuramente la semplicità, che mi accompagna sempre anche in cucina, mi piace esaltare i prodotti, valorizzarli mantenendone la naturalità. Cerco sempre l’equilibrio e l’armonia dei sapori, combinando i prodotti del mio territorio e le ispirazioni dal mondo, che ho appreso nei miei anni di lavoro all’estero”.
Roberto che è rientrato a casa, nella sua Sicilia, nel 2006, ha avuto una serie di esperienze in giro per il mondo, quella che gli ha toccato l’anima è sicuramente la collaborazione con Massimiliano Alajmo.
C’è una figura che hai preso come riferimento nel tuo lavoro?
“Il mio mito, con il quale ho condiviso un progetto nel 2004 in Francia, è Massimiliano Alajmo, da lui ho imparato tanto, lo stimo come persona e come professionista, sempre presente in cucina, con lui ci siamo intesi subito perché è uno che lavora sodo come me”.
Obiettivo raggiunto, la prima stella è arrivata, e adesso cosa succederà?
“Nell’immediato succederà che lavoreremo ancora per far felici i nostri clienti, con la consapevolezza di voler lasciare un segno a chi vorrà venire a trovarci, offrendo una sosta che non è solo un pranzo ma un momento di benessere completo. E’ anche nella direzione dell’accoglienza e dell’inclusione che abbiamo sviluppato i nostri menù degustazione Otto e Orto, in particolare Orto è un percorso vegetariano nel rispetto di chi compie le sue scelte alimentari, una sensibilità che abbiamo espresso attraverso la nostra cucina”.
Il ristorante che gode dell’eleganza tipica delle ville siciliane di un tempo, dell’intimità degli appena 16 coperti apparecchiati in un terrazzo fiorito sospeso sulla baia di Naxos con l’Etna che ti punta davanti, è già di per sé un’esperienza rigenerante alla quale lo chef con il suo eccellente lavoro conferisce il plus, riconosciuto così anche dall’autorevole Guida Michelin.
Casualità, conquisti la tua prima stella Michelin contemporaneamente ad un altro collega siciliano, Giuseppe Raciti, abbastanza vicino a te per età, umiltà e i pochi km che vi separano. Avete avuto modo di parlarvi?
“E’ stato bello ritrovarci sul palco insieme, lui è un ragazzo molto concreto e semplice, come me. Ci siamo salutati e fatti i reciproci complimenti, cisiamo detti di continuare così, di essere sempre gli stessi e di non dimenticarci da dove abbiamo iniziato”.
Roberto è coerente, concreto. Quella telefonata l’ha ricevuta mentre era in cucina immerso nel suo lavoro e quando ha chiuso non ha detto niente, è di poche parole lui. Poi ha cominciato ad abbracciare tutti, uno ad uno, in silenzio e con gratitudine, è così che la sua brigata ha saputo di avercela fatta.
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