Intervista allo chef del ristorante Falstaff Steak House di Palermo e amministratore del gruppo Facebook Iomangioebevosiciliano, che promuove i prodotti tipici siciliani
Pietro Li Muli è un giovane chef siciliano, guida infatti la cucina del ristorante Falstaff Steak House di Palermo e, come moltissimi suoi amici e colleghi, è anche molto presente sui social. Con Sicilia da Gustare, che nella nostra isola crede fortemente e non soltanto perché ne porta orgogliosamente il nome, abbiamo voluto sentire anche la sua opinione sull’utilizzo del web, in particolare in questi tempi davvero travagliati per tutta la cucina e la ristorazione italiana, e sulla opportunità che si ha di promuovere le produzioni agroalimentari della nostra terra. Abbiamo intervistato Pietro anche come amministratore del molto seguito gruppo Facebook Iomangioebevosiciliano.
Promuovere i prodotti siciliani cosa vuol dire per uno chef?
“Sono siciliano e sono orgoglioso e grato di esserlo, dentro di me sento che è un dovere, non solo un piacere promuovere i nostri prodotti. È la nostra eredità per le generazioni future e dobbiamo garantirne la durata nel tempo”.
La tua è una cucina innovativa, come la concili con l’uso di prodotti tipici?
“Penso che la differenza la facciano i dettagli, me lo diceva sempre mio
padre, anche un solo ingrediente può cambiare il risultato finale di un piatto. Tipo utilizzare olio evo siciliano, mandorle pizzute di Avola, i fiocchi di sale Trapanese, la pasta con i nostri grani antichi e prediligere la stagionalità delle materie prime. Bastano pochi ingredienti in ogni singolo piatto per cambiarlo totalmente”.
Molti prodotti siciliani non sono conosciuti ai più. Cosa è necessario fare?
“Dovremmo concentrarci più sulle ricchezze che abbiamo qui, a volte ci
lasciamo affascinare da quello che c’è fuori che ci dimentichiamo cosa abbiamo alla portata di mano. Fare i turisti qui in Sicilia e provare in prima persona sarebbe una soluzione”.
Un tuo giudizio sul livello raggiunto dalla cucina siciliana?
“La cucina siciliana negli anni è cresciuta molto, non solo grazie alle tradizioni salde che abbiamo, anche grazie a tutti i professionisti del settore. Grandi chef che mettono il loro estro e la fantasia per arricchire ogni piatto e valorizzare le materie prime. Tutto questo è fantastico, mi dà grande energia e voglia di fare”.
Tu sei anche uno chef social. Qual è a tuo avviso il ruolo appunto dei canali social per far conoscere anche le piccole realtà di nicchia?
“Riuscire a raccontarsi è il modo migliore per me. Quando ero piccolo e mio padre mi portava al mercato del Capo durante il periodo dei “morti”, ricordo ancora i profumi delle caldarroste, frutta secca, le spezie, la cubbalta, le pupaccena e la martorana tutta colorata. Ecco, attraverso i social cerco di far vedere la Sicilia attraverso i miei occhi”.
Un consiglio ai produttori che faticano a farsi conoscere?
“Ormai viviamo nell’era social, ed è una vetrina molto importante per farsi conoscere. Ma bisogna farlo nel modo giusto, non basta mettere un post ed il gioco è fatto; per questo c’è chi ha più o meno visibilità. A loro, comunque, dico: credete in quello che producete e raccontate la vostra storia, l’amore e la passione che ci mettete nel farlo. Se seminiamo bene, i frutti saranno abbondanti”.
(Foto credits: Benedetto Tarantino e Chiara Pipitone)
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