“Alla fine del tiraemolla tra il grafico e mio fratello Mimmo, si è trovato il compromesso nel nome Pietracava, che rappresenta l’identità ed il territorio di produzione dei nostri vini, che nascono in contrada Chiarchiaro, impronunciabile sì, ma è il cuore della nostra azienda che appartiene alla mia famiglia da ben quattro generazioni”.
Gli occhi verdi di Mariella Ortoleva, responsabile marketing, si illuminano quando parla dell’azienda a conduzione familiare, una piccola ma interessante realtà nell’agro di Butera, ricco di cave di pietra, in provincia di Caltanissetta. Ed è proprio la luce il fil rouge dell’azienda che si riflette anche nell’eleganza delle etichette che rappresentano, in maniera stilizzata, i riflessi della luce sulle incavature delle pietre. A lei, sorgente di vita, hanno dedicato alcuni vini a sottolineare il profondo legame con un territorio emergente sul piano enologico, perché conserva intatto tradizione di saperi che si tramandano da padre in figlio ed autenticità.
Era il 1977 quando Antonino Ortoleva la comprò. Ventidue ettari tra mandorleti, pescheti e vigneti, da cui si produceva vino che, secondo l’usanza comune nell’Isola, si vendeva sfuso. Ma un passo dopo l’altro, Domenico, detto Mimmo, corroborato dalla sorella Mariella, decide di fare il salto con l’imbottigliamento nel 2010. Nel 2014, con l’aiuto anche del figlio Antonio, Pietracava si presenta sul mercato con le prime etichette. Dai sei ettari iniziali si arriva agli attuali 21 in produzione, si realizza la cantina negli ex fabbricati che sono stati ristrutturati. Piccola ma tosta, “Pietracava” balza agli onori di cronaca già nel 2016, quando un fino ad allora sconosciuto “Manaar”, che significa “luce che guida” Nero d’Avola Riserva, conquista la medaglia d’argento al Concours Mondial de Bruxelles.
Fu un caso scoprirlo qualche giorno prima quando in un tasting alla cieca con l’Associazione Italiana Sommelier, camuffato anonimamente tra vini come Brunello, Chianti e Taurasi, venne fuori per piacevolezza nelle alzate di mano dei degustatori. Una scoperta davvero singolare. Nel 2017 il “Millelune”, Inzolia in purezza, conquista la medaglia d’oro al Challenge International du Vin, al più antico e grande concorso internazionale di vino e spirits organizzato in Francia. Mimmo non molla e con maggiore impegno e dedizione si dedica alla cura quotidiana dell’azienda.
Adagiata sul versante sinistro del torrente Comunelli, in posizione collinare rispetto a quest’ultimo, a 390 metri circa sul livello del mare in un contesto agricolo in cui le condizioni climatiche e morfologiche del terreno ricco di carbonato di calcio hanno creato un terroir particolare in cui i diversi vitigni si sono adattati. Coesistono gli autoctoni come Inzolia, Grillo, Moscato Bianco e Nero d’Avola e varietà internazionali come Chardonnay, Sauvignon Blanc, Syrah, Cabernet Sauvignon.
“La scelta è di non produrre blend e di mettere in commercio solo vini da monovitigno. Vengono prodotte annualmente circa 25mila bottiglie anche se il potenziale di produzione sarebbe superiore”. A parlare è il giovane Antonino, biotecnologo e direttore commerciale dell’azienda che riesce nella parcellizzazione dei vigneti all’interno della stessa azienda, attribuendo i giusti pesi e valori ai differenti lotti di terreno verso una varietà di vitigno o un’altra. Lo incontriamo insieme alla zia Mariella e a papà Mimmo, alla cena degustazione da “Ciccio in Pentola” a Palermo, in occasione della presentazione alla stampa di alcuni vini dell’azienda. Quattro le linee dei vini in produzione (quelli segnati con l’asterisco sono i vini degustati).
– I Monili: pietre preziose che con la loro semplicità rappresentano la vita e il suo valore, in etichetta stilizzata per ricordare che sono caratteristiche della zona. Ne fanno parte “Millelune” (Inzolia), “Bacc’Auri” * (Chardonnay), “Nelumbo” (Nero d’Avola rosé), “Septimo” (Nero d’Avola) e “Òneiros” (Syrah).
– Le Luci: riferimento per nulla velato al territorio della Sicilia, baciato dal Sole e dal suo calore, espressi nella grafica delle etichette come “pioggia di luce” che batte sul territorio. Vi appartengono proprio il “Pioggia di Luce” * (Grillo), “Neofos” *(Sauvignon Blanc), “Manaar” * (Nero d’Avola Riserva), il vino Cru dell’azienda, il “Pioggia di Luce” * (Grillo).
– Le Terrecotte: a cui fanno capo due vini che non fanno solo acciaio, ma che trascorrono parte del loro tempo in contenitori di terracotta o di legno, le barriques di rovere francese. Sono “Idria” (Chardonnay) e “Kalpis”* (Cabernet Sauvignon).
– I Camei: leggerezza e stile a rappresentare i vini del cuore, dello stare insieme in modo felice. Freschezza e armonia che generano spensieratezza. “Sofalè” * (Moscato Bianco) è il vino dell’amicizia. Quest’ultimo è una perla enologica, poiché la superficie coltivata a moscato è meno di un ettaro.
Sinceri, piacevoli, di perfetta vivibilità, “Pietracava” più che vini dà emozioni da bere.
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