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Passiperdutinuova interpretazione del vitigno Grillo per Donnafugata

Josè Rallo

Donnafugata e l’anteprima al Vinitaly di “Passiperduti”, vino poetico dai vigneti di alta collina della Tenuta di Contessa Entellina. Un Grillo senza tempo, dall’anima elegante e floreale, che sorprende per la mineralità e la persistenza

Complesso ed elegante, Passiperduti è il nuovo vino da uve Grillo che Donnafugata presenta al Vinitaly: una piccola produzione di pregio, ottenuta da una accurata selezione di uve dalla Tenuta di Contessa Entellina, nel cuore della Sicilia sud-occidentale. 

“Passiperduti nasce dallo studio delle interazioni del Grillo con i diversi terroir della nostra Tenuta – afferma Antonio Rallo, winemaker dell’azienda di famiglia -. L’esperienza acquisita in tanti anni ci ha guidato nella selezione delle uve dai vigneti di alta collina, per portare nel bicchiere maggiore struttura ed un’ottima mineralità e persistenza”.

Una nuova interpretazione di Donnafugata per questo vitigno, che si affianca all’espressione fresca e fruttata del SurSur, il primo Grillo in purezza prodotto dall’azienda.

Passiperduti è il frutto della vendemmia 2021; dopo l’attenta selezione delle uve in vigna e cantina, la vinificazione in acciaio ha permesso di esaltare la personalità unica che questo vitigno riesce ad esprimere nella Tenuta di Contessa Entellina. 

Il suo bouquet ampio e profondo presenta note di ginestra, sentori agrumati e di pietra focaia; al palato ha buona struttura ed è minerale e persistente. Passiperduti è un vino di spiccata complessità ed eleganza, versatile negli abbinamenti: ottimo con pesce crudo e crostacei, piatti vegetariani e carni bianche. “Con Passiperuti Donnafugata celebra ancora il proprio legame con l’arte e la letteratura” – afferma Josè Rallo– “Un’etichetta d’autore ed un nome che rimandano alla serenità che proviamo quando contempliamo la natura e che sono capaci di evocare alcuni dei versi più rappresentativi della poesia italiana «L’infinito» di Giacomo Leopardi: Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, … Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, …. mi sovvien l’eterno, …e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

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