Immaginate di essere sospesi nel cielo di Taormina in un pomeriggio di fine estate, il cielo è blu, il sole vi accarezza, vi sentite appagati e felici. L’immagine ricorda quella del dipinto di Chagall “Oltre la città”, sospesi e fortunati perché gli occhi possono godere di tale meraviglia. Ne siete affascinati e decidete di recarvi al Bar & Chiostro del San Domenico Palace: c’è qualcosa di magico. Accolti da gentilezza ed eleganza d’altri tempi, sembra ancora di essere nell’epoca del dipinto, si crea una giostra di elementi, armonia e ritmo della vita, dal volo alla realtà terrena.
Arriva il tramonto ed è subito stupore con un po’ di audacia pascoliana, la stessa che si prova ad ascoltare due giovani ragazzi dal sorriso brillante, Yuri Romano e Gabriele Contatore, rispettivamente bar manager del San Domenico Palace di Taormina e del Mandarin Oriental del Lago di Como.
Raccontano di un viaggio nelle regioni italiane, dove gli ingredienti delle regioni ispirano e incontrano l’arte creativa della mixology. “I nostri cocktail, sono una vera e propria cartina geografica tascabile, diventano Ambassador di territori, storie e regioni” – sottolinea Gabriele Contatore. Insieme a Riccardo Rebesan, bar supervisor del Mandarin Oriental del Lago di Como, e al team del Mandarin Oriental, ispirati dal racconto delle Guide Bradshaw, la serie di guide legate al turismo su rotaia create da George Bradshaw nel 1839 e pubblicate da W.J. Adams of London, hanno dato vita a Drink Book to Italy, il primo volume dedicato a dieci regioni italiane raccontate attraverso cocktail ispirati dagli itinerari delle guide.
Il viaggio ha fatto tappa al San Domenico Palace di Taormina, a Four Seasons Hotel, organizzato con il supporto di Diageo, con la collaborazione tra il Mandarin Oriental Lago di Como, promotore dell’iniziativa.
Gabriele Contatore, Riccardo Bebesan e Juri Romano, quest’ultimo bar manager del Bar & Chiostro del San Domenico Palace, insieme al bar supervisor Dario Sgro, hanno messo in campo la loro maestria in quello che è ormai un format appassionante e vincente: Bartender’s Battle.
Ci siamo fatti guidare dall’estetica dei cocktail che è spontanea e non si sono certo sforzarti per suscitarla ad arte,e, si aggiunga, l’estrema varietà di gusti che ha agito non solo nella superficie della lingua ma anche nella psiche.
Si inizia il viaggio dal cocktail dedicato all’Emilia Romagna: in cui una soda home-made ai pomodorini, pepe di Sichuan e fragole tipiche del territorio, è unita a Casamigos Blanco, fake lime e uno sciroppo di vaniglia del Madagascar.
Proseguiamo con la tappa in Liguria, cocktail servito in un tumbler alto, qui il Tanqueray Ten acquisisce note agrumate e fresche grazie a un sakè allo yuzu e un oleo saccharum ricavato dalle bucce degli ananas. Completa il sorso fresco, una soda al basilico, insieme a una polvere di basilico disidratato.
Altro highball è quello dedicato al Trentino-Alto Adige, un calice dal color porpora, richiama un vino giovane. Realizzato con una miscela di Ketel One vodka e un fresco Chardonnay, uniti a uno sciroppo di miele con bacche di sambuco, un verjus di pera home-made e uno yogurt ai frutti di bosco, un sorso caratterizzato da delle note fresche e incursioni balsamiche.
L’ultimo assaggio è stato dedicato alla cocktail list, di Juri Romano, giunta già al secondo volume dedicata alla storia della meravigliosa struttura che lo ospita; ogni drink è legato non solo a Taormina e alla Sicilia, ma più nello specifico al San Domenico Palace, visto che ognuno racconta la storia di un personaggio o di un aneddoto vissuto proprio dentro a queste mura. “Vogliamo accontentare ogni gusto, dai più classici ai più esigenti. Grazie alla lunga storia del San Domenico Palace abbiamo davvero tanti aneddoti e retroscena che si legano ai nostri cocktail” – spiega Juri Romano.
La scelta è caduta sul signature “Annacarsi Style” un Vodka Martini che fa finta di essere un Gin Martini. Viene creato un mix di Vermouth dry e Vermouth bianco, infusione di peperone senza la buccia, chartreuse gialla e bitter al rosmarino, la garnish una cipollina in agrodolce al nero di seppia.
Il drink è dedicato allo sport preferito dei taorminesi durante gli anni ‘50, quando il corso gremiva di attori e tutti facevano, finta di essere ricchi, vestivano bene e si “annacavano”.
Juri sorride: “è un drink fresco, il vermouth lo rende molto aromatico, ma dopo averlo bevuto , le persone alzandosi ripropongono la stessa immagine degli anni ’50. Si annacano.
Un’esperienza che suscita l’insegnamento che ci ha lasciato Platone: lo scopo dell’ educazione è quello d’insegnarci ad amare la bellezza, felice armonia tra l’ Io e le persone che abitano i luoghi.
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