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Non interrompere la comunicazione e farsi trovare pronti!

Non interrompere la comunicazione e farsi trovare pronti! Il Presidente del Consorzio Etna Doc spiega ai produttori come resistere ai tempi del Coronavirus
Il Presidente del Consorzio Etna Doc spiega come resistere al Coronavirus | Sicilia da Gustare

Il Presidente del Consorzio Etna Doc spiega ai produttori  come resistere ai tempi del Coronavirus

I mercati internazionali rallentano e l’andamento altalenante della Borsa di Milano, dopo il crollo di ieri, allunga un’ombra scura su tutti i settori. Nessuno riesce a prevedere quali saranno le prospettive e tanto meno le soluzioni, stime difficili anche per il comparto agroalimentare alla base della catena economica dei consumi. In questo anno bisesto il Coronavirus è piombato addosso ad un momento magico del vino siciliano, sempre più apprezzato e scelto da appassionati di ogni nazionalità, quotato per la sua unicità e rappresentatività territoriale, amato per eleganza e versatilità, non c’è territorio vocato che un winelover di spessore non conosca, ma la parola che si sente più spesso pronunciare da opinion leaders e wine journalist internazionali è senza dubbio “Etna”.

Il fascino dei vini del vulcano è complesso e si nutre di elementi straordinari: il mito della lava che scorre nelle viscere del terroir fra scenari di sciare nere e ginestre, la biodiversità delle aromatiche e degli alberi da frutto che punteggiano le vigne, l’agricoltura eroica dei terrazzamenti; non c’è sulla “Muntagna” paesaggio che non valga la pena di vedere e vino che non valga la pena di degustare, la bellezza e la qualità sono sostanze disciolte nell’aria che attirano presenze e interesse crescente, ma da domani dovremo fare i conti con l’impatto al suolo dell’influenza più temuta di sempre.

Il Consorzio Etna Doc tutela e riunisce circa 120 soci, 950 ettari vitati distinti in 132 contrade riconosciute e circa 3,6 milioni di bottiglie, un capitale economico (e umano) di altissimo valore per l’intera Sicilia, rappresentato da Antonio Benanti, Presidente del Consorzio e produttore di una delle cantine storiche del vulcano. 

Quali possono essere le strategie possibili per i vignaioli etnei in questo momento di incertezze e volatilità dei mercati? Esistono contromisure da adottare? Abbiamo girato queste domande a Benanti, raggiunto telefonicamente: “Al momento – ha risposto – aspettiamo le misure del Governo per capire quali ammortizzatori ci saranno: estendere la cassa integrazione ad aziende molto piccole e sospendere il pagamento dei contributi intanto potrebbe essere utile a contenere i costi del personale”.

“Dal punto di vista dei mancati ricavi – continua il Presidente, che si riferisce soprattutto alle disdette delle prenotazioni enoturistiche e alle chiusure dei ristoranti – la situazione è ancora più complessa, poiché le circostanze che stiamo vivendo non sono previste neanche all’interno delle clausole delle assicurazioni, manca l’interlocutore contro cui rivalersi, ciò che ci aspettiamo e che ci occorre è che il Governo faccia la sua parte per aiutarci a sostenere i costi”.

Un consiglio prezioso in questo momento così complicato eppure Benanti riesce a snocciolarlo, lui che si muove con agilità da un continente all’altro e conosce profondamente i meccanismi e le esigenze del wine business afferma che è necessario comunicare e non interrompere quel filo diretto che il web ci offre con il consumatore: “Ogni azienda – sottolinea – è chiamata a continuare a comunicare, a consolidare e rafforzare la propria immagine, a stimolare il mercato dei privati. Chi ha un e-commerce, una mailing list di clienti, può e deve continuare a raccontare il territorio e l’identità dei propri vini”.

“Si comincia a vedere una flessione – dice Benanti dall’altra parte del telefono – il Consorzio non si è ancora dotato di osservatore economico che possa restituire in tempo reale un dato certo, ma sentiamo già il calo, questo lo dico da produttore di un’etichetta presente in quasi 60 mercati, globalmente l’Italia è stato uno dei paesi pilota nella curva di sviluppo del Coronavirus e la sensazione che arriva dalla Cina, da diversi Stati Americani e da certi Paesi dell’Europa, è che sarà un anno imprevedibile”.

“I pagamenti saranno difficili da rispettare e dovremo trovare delle soluzioni in sinergia con l’importatore e il mercato, uno scenario possibile è che chi accetterà tempi di pagamento più lunghi, chi manterrà un atteggiamento più flessibile sarà avvantaggiato, soprattutto quando i mercati ripartiranno a pieno regime, una formula che aiuterà solo chi potrà assumersi maggiori rischi”. E così conclude Benanti: “Dagli aggiornamenti che riceviamo continuamente da importatori e distributori finora nel mondo la situazione non sembra essere critica come in Italia, ma è una pandemia globale, siamo tutti coinvolti e ne verremo fuori”.Da dietro le porte delle nostre case il domani diventa la sfida di oggi, come cantava Lucio Dalla in “Futura”, pezzo scritto nel 1979 davanti all’enormità schiacciante del muro di Berlino: “Aspettiamo che ritorni la luce/ Di sentire una voce/ Aspettiamo senza avere paura, domani”.

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