La spumantistica etnea, è quella che pur essendo la più “giovane” dell’Etna D. O. C. (nasce con D. M. del 30.11.2011 la denominazione Etna Brut), ha avuto i maggiori sviluppi. Gli spumanti dell’Etna godono di notevole interesse ed allo stesso tempo stanno dimostrando di come il Nerello Mascalese si presti alla spumantizzazione, riuscendo a dare dei Metodo Classico interessanti. Se tutto questo allo stato attuale è possibile raccontarlo, scriverlo, discuterne, è merito (come in ogni cosa) di un precursore. Quando ad inizi anni ottanta, ancora non si parlava di Etna Brut D. O. C., a voler produrre spumante da Nerello Mascalese, era da considerare più di un azzardo e/o di una scommessa. Ma l’azienda Murgo,grazie a Michele Scammacca del Murgo, volle intraprendere questa strada, iniziando a produrre spumanti da vitigni autoctoni e non da vitigni internazionali. Sono passati quasi quarantacinque anni e dopo questo periodo, si può dare il merito all’azienda Murgo di aver “vinto” la scommessa, portando lo spumante etneo ad essere apprezzato e conosciuto un po’ ovunque. Oltre ad essere stata la prima azienda a produrre vino spumante di qualità, che nel 2011 (quasi trent’anni dopo) trova la giusta collocazione ed identità nel disciplinare dell’Etna D. O. C., permettendo allo spumante dell’Etna di avere una precisa importanza, sia ai fini commerciali che di marketing al fine di poter fornire un disciplinare quanto più completo possibile. Ed ora dopo un così lungo periodo, è arrivato il momento di fare un restyling delle etichette e di ampliare l’offerta, anche in termini di accoglienza ed ospitalità, nella cantina a Santa Venerina (CT) a Contrada San Michele, dove tutto ha avuto inizio.

A fare gli onori di casa, in occasione della presentazione alla stampa, sono intervenuti : Michele che è il responsabile della produzione, nonché l’artefice del successo dell’azienda Murgo, Pietro che si occupa della gestione e dell’accoglienza a Palazzo Scammacca a Catania, in pieno centro storico (dove si è svolta la presentazione e la masterclass), Manfredi che si occupa della commercializzazione dei vini Murgo all’estero, Costantino che è il referente di Tenuta La Francescana, fra Roma ed Aprilia e che si occupa anche del sistema informatico aziendale, Bernardo che ha incarico delle pubbliche relazioni aziendali, Alessandro che è un po’ il supervisor aziendale. Ad arricchire la presentazione, una masterclass di diverse annate e spumanti di Murgo. Ben otto gli spumanti che sono stati degustati, facendo un viaggio nel tempo, potendo assaggiare annate diverse, spumanti con diversi tempi di permanenza sui lieviti, giusto per dimostrare come l’azienda ormai nella spumantistica etnea sia un caposaldo.
Si inizia con il Murgo Brut 2022, che esprime nel calice il suo perlage fine ed un bouquet che richiama frutta tropicale e nota floreale, che poi tende ad aprirsi con lievi note di pasticceria. Grande verticalità che rende il sorso lungo. Buona persistenza. Buona la corrispondenza gusto – olfattiva. Affina sui lieviti per almeno diciotto mesi. Dal banc de noir si passa al Murgo Brut Rosè 2022 che si differenzia rispetto al primo dalle note speziate e di sandalo per poi far sentire il sorbo e note fruttate. La beva di questo Etna Brut, è “tridimensionale”, rotondo e con una bella verticalità. Beva gradevole ed invogliante. Anche per questo rosé, la permanenza sui lieviti è di almeno diciotto mesi.

Ci si avvia verso prodotti più complessi e nuovi. Il Murgo Brut Saemper 2021 svolge un affinamento sui lieviti per almeno ventiquattro mesi, il perlage che si mostra nel calice è fine e persistente. Il suo bouquet è complesso e spazia dalle note di pasticceria (pan di Spagna) a quelle speziate. Al sorso è quasi una lama che con la sua verticalità dimostra la sua personalità. Buona la progressione. Il quarto assaggio è il Murgo Brut Saemper Rosé 2021. Dal calice pervengono profumi delicati e raffinati. Note di pietra focaia e di polvere da sparo. Sorso pieno e polivalente, ben bilanciato e con una freschezza che è cadenzata. Persistenza buona. Continuando il viaggio “indietro” nel tempo, sia degusta il Murgo Extra Brut 2013 (Magnum) che con il suo perlage fine e persistente fa già capire le sue potenzialità. Bouquet complesso e ricco con sentori di note terziarie. Pan di Spagna, crosta di pane ed accenni di agrumi. Conferma alla beva tutto quello che fa sentire aromaticamente e la corrispondenza gusto – olfattiva è ottima. Sulla verticalità che riesce ad esprimere con eleganza e personalità. Lungo al sorso. Grande spumante. Sono ben novantasei i mesi di permanenza sui lieviti per l’Extra Brut 2013. Con l’Extra Brut Rosé (Magnum) si va sul millesimo 2016. Anche in questo caso il perlage è fine e persistente, il bouquet è delicato e signorile, con lievi accenni floreali e di pietra focaia. Al sorso è sapido – succoso e con una bella verticalità. Buona persistenza. Permane sui lieviti per settantadue mesi. La conclusione della masterclass spetta a due spumanti che sono dedicati ad Emanuele Scammacca del Murgo. Emanuele Scammacca Barona del Murgo Pas Dosé 2011 è eleganza e complessità, fa sentire note di pietra focaia, pan di Spagna, leggero accenno di idrocarburo. Grandissima verticalità che funge da asse portante. Lungo al sorso. Una permanenza sui lieviti per dieci anni, ovvero centoventi mesi, porta ad avere dei risultati notevoli. Infine l’Emanuele Sammacca Barone del Murgo Pas Dosé 2013 (degustato en primer), ha un corredo aromatico che si differenzia rispetto al 2011, con sentori di fungo, humus, frutta candita. Equilibrato al sorso con una beva invitante ed intrigante. Persistenza discreta. Sono sempre centoventi i mesi di permanenza sui lieviti.

A Tenuta San Michele a Santa Venerina, è stato realizzato fatto un notevole ampliamento con il rimo rimodernamento delle zone di accoglienza e di un’ampia e comoda stanza per degustazioni, dalla quale è possibile ammirare l’Etna in tutta la sua maestosità. Plusvalore da festeggiare con un brindsi di Metodo Classico etneo, che grazie all’azienda Murgo, è oggi una realtà conosciuta ed apprezzata a livello internazionale
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