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ll no a razzismo di Gianluca Graci, patron di Fauzzeria, pizza e cibo di strada di Licata

Gianluca Graci - Foto 2

Si parla di progresso e innovazione, di rispetto ed inclusione, ma a ridosso del 2024 ci sono ancora sguardi e parole di solo disprezzo verso ragazzi di colore, attivamente impegnati in diversi settori. E allora sorge spontaneo chiedersi: “Quanto valore può avere usufruire di strumenti all’avanguardia quando cuore e cervello rimangono estremamente insensibili e retrogradi?

Era inizio novembre quando da “Fauzzeria, pizza e cibo di strada Licata” di Gianluca Graci prende sviluppo una sceneggiatura a dir poco disarmante con protagonisti alcuni clienti, impegnati nel ritiro delle pizze, e i collaboratori, occupati nella preparazione delle pizze inserite in comanda. Un copione che non desta sospetti sin quando, proprio sul finale, ecco sopraggiungere un vero e proprio colpo di scena!

“Chi ha condito le mie pizze? Quel negro? Allora non le voglio più, mi fa schifo il solo pensiero che quelle mani abbiano toccato il cibo che mangio” e, ancora, “Non mangio la pizza da te se è stata preparata da neri”. E, infine, c’è pure chi, pur di mangiare una pizza di qualità, tenta e ritenta di porre un velo sui propri occhi sin quando poi a prendere il sopravvento sono i soliti e ridicoli pregiudizi: “Sai, non vengo più nella tua pizzeria perché le ultime due volte ho trovato due ragazzi di colore dietro il bancone. Non ti dico che sono sporchi, ma già a vedere che mettono le mani negli ingredienti mi fa senso”.

E quando al peggio non c’è mai fine, ecco che i più temerari avanzano al proprietario anche le proprie riflessioni e soluzioni per porre rimedio ad una tale situazione: “Sei in un piccolo paese, devi capire che pian piano potresti perdere clienti; pure i tuoi colleghi hanno ragazzi di colore, ma li tengono in cucina e non si vedono”. Classica soluzione da “occhio non vede, cuore non duole” che può solo ritenersi paradossale per una società che, dalle ampie vedute, continua a lottare per determinati principi e valori.

Un pesante episodio di razzismo che il pizzaiolo Gianluca Graci immediatamente denuncia sulle proprie pagine social come valvola di sfogo a fronte di una situazione che non ammette giustificazioni.

“Sono ragazzi che, avendo visto la fame, si mostrano educati e vogliosi di riscattarsi, imparare e lavorare per emergere e, di conseguenza, sanno essere riconoscenti a differenza dei tanti che pretendono sempre di più anche senza ricambiare – afferma Gianluca Graci – Posso riportare come esempio Luis per il quale inizialmente la pizza era solo una cosa rotonda e commestibile, mentre adesso non solo è capace di stendere, condire e cuocere le pizze, ma anche di riveste il ruolo di responsabile degli impasti senza glutine. Ci confrontiamo e supportiamo spesso soprattutto per trovare le diverse soluzioni per migliorare. Lui, come altri, non è un semplice dipendente, ma un vero e proprio collaboratore di tutto rispetto”.

Una vicenda dalla grande risonanza sulla quale ha subito posto l’attenzione anche Barbara Nappini, Presidente Slow Food Italia di cui fa parte il pizzaiolo, che ha più volte dichiarato di identificare tale situazione come regressione chiassosa, tragica ed opprimente in quanto tali espressioni discriminanti, su una scelta inclusiva e corretta di chi è orgoglioso di avere collaboratori motivati e volenterosi, possono provenire solo da una società basata sulla prevaricazione e sul culto del più forte.

Inaugurato il suo nuovo locale “Fauzzeria – Pizzeria evolutiva”, Gianluca Graci si fa adesso portavoce di un messaggio importante volto a sensibilizzare in primis la sua clientela. Il pizzaiolo decide, infatti, di esporre un’immagine ritraente una pizza divisa in spicchi tenuti dalle mani dei suoi collaboratori e con su scritto “Se pensi di essere razzista parliamone, solo gli stupidi non cambiano idea”!

“Sono piuttosto sconvolto e disgustato di quanto accaduto e lanciare questo messaggio è stato per me indispensabile – dichiara Gianluca Graci – È davvero inammissibile e inaccettabile che alle porte del 2024 possano esserci ancora persone razziste o, come sentii dire quest’estate, pienamente convinte di definirsi naziste”.

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