Sorsi di futuro a Sicilia en primeur nel suggestivo borgo di Erice, alle porte di Trapani.
La kermesse itinerante ideata ed organizzata da Assovini Sicilia, la realtà associativa con oltre 90 aziende, tra giovani e storiche, che condividono il controllo totale della filiera, la produzione di vino di qualità imbottigliato e la visione internazionale del mercato, ha chiuso con successo la diciottesima edizione: 45 cantine, 80 giornalisti nazionali ed internazionali, 7 enotour, 500 vini in degustazione, masterclass. “Back to the roots. La Sicilia che vive il futuro”, il fil rouge dell’edizione 2022 di Assovini Sicilia, pionieri di un’agricoltura 4.0 che s’interroga sulle conseguenze in vigna dei cambiamenti climatici.
E la cittadina medievale di Erice, con epicentro il Centro culturale scientifico di fama internazionale “Ettore Majorana”, è diventato laboratorio di futuro sulla viticoltura siciliana e non solo, con il convegno di apertura di “Sicilia en primeur” che ha ospitato esperti del settore, studiosi, enologi, scienziati per dare risposte nuove alle ripercussioni del climate change.
“La Sicilia è un continente in miniatura. La sua diversità sarà la chiave del nostro futuro – ha dichiarato Laurent de la Gatinais, presidente di Assovini Sicilia. – Quindi bisogna mettere al centro la vite, il suo studio, la sua evoluzione. Si è sempre detto che il fattore umano è fondamentale nel ciclo di produzione ed oggi penso sia sempre più attuale ed inteso come scienza, conoscenza, know-how. Solo così possiamo affrontare importanti temi, come il cambiamento climatico. Assovini Sicilia vuole essere portavoce e pioniera nel guidare, con nuovi modelli, il futuro della viticoltura siciliana – ha sottolineato il numero uno di Assovini Sicilia – e questi due anni di pandemia ci hanno ricordato che tornare alle radici significa soprattutto valorizzare l’essenziale, rimettendo al centro l’uomo”.
La compattezza del comparto vitivinicolo è la marcia in più, perché la politica risponda alle esigenze del settore. “Il Consorzio Doc Sicilia, Assovini e Fondazione Sostain insieme rappresentiamo il 94% del settore, una Sicilia unita e compatta per crescere – ha detto Laurent de la Gatinais – è indubbio che la Sicilia che si unisce riesce a fare sentire la propria forza”. Moderato dal giornalista Massimo Giletti, il convegno “Back to the roots. La Sicilia che vive il futuro”, ha focalizzato il tema con sfaccettature diverse.
“La Sicilia vitivinicola è meno esposta ai cambiamenti climatici grazie ai suoi suoli, terroir, alla biodiversità e ai suoi microclimi” – ha detto il ricercatore Marco Moriondo dell’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze. Intrigante spy story in un calice di vino quella che ha ricordato il professore Pierluigi Campana, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nel suo intervento dal titolo “Non c’è vino senza neutrino”. “Il vino è anche fisica e i rilevatori del neutrino sono utili per scoprire le frodi del vino”.
Riflettori puntati sull’ingegnosità dei vignerons siciliani nell’affrontare le criticità che si sono presentate negli anni. Mattia Filippi, enologo e fondatore di Uva Sapiens. “Oggi la Sicilia si trova in una condizione di privilegio e presenta un assetto viticolo talmente legato alla tradizione, dai portainnesti che sono arrivati sull’Isola nascosti dentro i barili di cemento ai metodi di coltivazione alla gestione della chioma insieme alla capacità di preservare l’acqua ed alla maestria di lavorazione dei contadini che hanno dovuto da sempre gestire le emergenze climatiche”. Uno sguardo ai dati produttivi. “La Sicilia ha ormai una produzione stabile – ha detto Filippi – nel 2021 sono stati prodotti 4 milioni di ettolitri, sotto la media degli ultimi 10 anni, nelle altre regioni italiane più produttive la forbice di variabilità produttiva è molto più ampia. La costanza invece è sinonimo di qualità”.
E sono i numeri in salita della Doc Sicilia a dare fiducia. “Il vigneto Sicilia nel 2021 è esteso 98mila ettari, la Doc Sicilia oggi conta 24.683 ettari vitati rivendicati, con circa 8mila aziende e 530 confezionatori. Nel 2021 sono state prodotte circa 96milioni di bottiglie – ha detto Antonio Rallo, presidente della DOC Sicilia – con un incremento in più del 6 per cento rispetto al 2020. Grande successo per il Grillo che conquista lo share del 26 per cento in più nel 2021 rispetto all’anno precedente con un balzo in avanti da 16 a 21 milioni di bottiglie. Stiamo riscoprendo – continua Rallo rivelando la sua anima di agronomo – tutte quelle varietà che in 3mila anni di storia sono rimaste sconosciute con un attento lavoro di selezione dei cloni”. La Doc Sicilia cresce non solo in quantità ma soprattutto in qualità perché viene percepita come un brand di valore, nobile e di qualità, secondo i dati di una ricerca presentati durante il convegno. “La Doc Sicilia – ha dichiarato Rallo – piace ai giovani secondo una ricerca realizzata tra i giovani dai 24 ai 39 anni. La vedono innovativa e dopo il Chianti, il Prosecco ed il Piemonte è al quarto posto nel mercato statunitense”.
Primo vigneto bio d’Italia, pari a 26.241 ettari, la Sicilia ha fatto della tutela dell’ambiente e del paesaggio, il suo asset fondamentale. Lo sottolinea Alberto Tasca, presidente della Fondazione SOStain Sicilia che, nata durante la pandemia, associa finora 26 aziende di cui 15 certificate in bio. “Occorre una diversa consapevolezza rispetto al passato perché il percorso della sostenibilità ha bisogno di un nuovo metodo multidisciplinare che innesca un miglioramento su più fronti – spiega Tasca. – Anche su quello della digitalizzazione in un settore che è massacrato dalla burocrazia. SOStain non si limita solo alla cura del suolo attraverso buone pratiche agricole, ma prende in considerazione anche la sostenibilità sociale ed economica e si basa fortemente sullo scambio tra le aziende, così come sul confronto tra aziende e comunità scientifica”.
Ad Erice, la Sicilia del vino vive già il futuro…
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