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Le Contrade dell’Etna 2023, tra conferme e novità, storytelling e degustazioni. Under 35 e donne conquistano l’Etna.

Tre giorni intensi con oltre 8mila presenze, ospiti internazionali e tantissime en primeur che hanno scandito il tempo in quel di Castiglione di Sicilia per la 14esima edizione di Le Contrade dell'Etna 2023.
L'etna ed il paesaggio rurale

Tre giorni intensi con oltre 8mila presenze, ospiti internazionali e tantissime en primeur che hanno scandito il tempo in quel di Castiglione di Sicilia per la 14esima edizione di Le Contrade dell’Etna 2023.

Passeggiando tra i banchi d’assaggio tanti nuovi volti, giovani imprenditori che hanno sentito forte il richiamo della terra e che hanno deciso così di scommettere sulla Montagna che li guarda, a volte sfidandoli altre regalandogli frutti eccezionali.
Lo sguardo corre veloce sulle bottiglie, sui volti dei vignaioli impazienti di raccontarsi, perché dietro ogni etichetta c’è  una storia che parla di desideri, sacrifici, speranze e in questo caso buoni frutti.
Sono stati loro i veri protagonisti di questa tre giorni, che hanno saputo dipingere un quadro del territorio a 360 gradi, ricco, diverso con tante sfumature simili a quelle di un’Etna in eruzione.

Alessandro Serughetti

La prima cantina che incontriamo è Alessandro Serughetti. Una giovane azienda che nasce sul versante nord  Nord, nell’areale di Castiglione di Sicilia. Siamo in contrada Dafara Galluzzo, dove  Alessandro e Loredana, neo sposini e futuri genitori, decidono di acquistare un antico vigneto del 1960. Solo tre mila metri che ospitano un sistema ad alberello su pali di castagno; qui il 95% è Nerello Mascalese al quale si affiancano piccole varietà autoctone tra le quali anche Minnella bianca e nera o Carricante. Ci sorprende il loro Luna Buona, un rosato di Nerello Mascalese di cui producono solo 1600 bottiglie. Leggera macerazione sulle bucce, 6 mesi di affinamento in acciaio e altri due in bottiglia. Al calice si percepisce un delicato equilibrio tra le note sapide di grande mineralità con una buona acidità. Il nome vuole essere di buon auspicio e le premesse ci sono tutte. 

Zumbo Vini dell’Etna

Siamo in contrada Santo Spirito a 750 m s.l.m. dove  nonno Salvatore nel 1972 mise a dimora 14.000 viti selvatiche innestate con gemme provenienti da vigneti centenari dando vita a una delle storiche realtà della viticultura etnea. Oggi Erica e Ramona portano avanti l’ azienda di famiglia con passione dal 2017 puntando sulla qualità dei loro vini e su un lavoro che rispecchi il loro modo di vedere la natura. La scelta cade sul nuovo Contrada Santo Spirito un Etna Rosso Doc dedicato a nonno Turi. Solo mille bottiglie prodotte per questo Nerello Mascalese che affina in botti di Rovere francese per circa 16 mesi e il secondo anno in acciaio. Segue un affinamento minimo in bottiglie sdraiate di sei mesi. Sentori di vaniglia, amarena e fiori rossi sono una vera e propria dedica d’amore.

Tenute dei Ciclopi

Primo anno a Contrade anche per Giacomo, Giordano e Riccardo, tre amici che hanno deciso di tornare in Sicilia e dare vita a un progetto di viticultura eroica. Una passione che li vede uniti nelle scelte che giorno dopo giorno portano avanti e che li avvicinano sempre più al loro progetto: la realizzazione di una cantina didattica, interamente ecosostenibile, che vedrà l’inizio dei lavori a giugno. Tenute dei Ciclopi nasce nel 2020 con l’acquisto di vecchie vigne tra Castiglione di Sicilia e Randazzo e una a Milo sul Versante Est. «Il nome nasce perché la storia di Polifemo e dei Ciclopi ci ha sempre affascinato sin da bambini- racconta Riccardo- così come Polifemo era innamorato di Galatea, così i vini dell’Etna sono vini di montagna innamorati del profumo del mare». Abbiamo assaggiato un Etna Bianco 2021: 70% carricante 30% catarratto un  anno in acciaio e sei mesi in bottiglia. È un vino più suadente al naso. Ma vi racconteremo più avanti di questa nuova avventura.

Le Due Tenute

Le Due Tenute

Altra new entry,  Raffaele e Giuseppe. La loro è una storia di amicizia nata nel 2010 durante una vacanza, fu lì che iniziò tacitamente la storia delle Due Tenute. Siamo a Biancavilla cuore pulsante del versante sud tra Contrada Boschetto e Contrada Vallone Rosso, qui fra 870 e 900 metri convivono 5 ettari di vitigni di cui 3 ultrasettantenni mentre gli altri due sono stati impiantati nel 2021. Una cantina giovanissima nata nel 2020 e che produce circa duemila bottiglie di rosso e mille di bianco. Abbiamo assaggiato il loro Cantoné Bianco: un Carricante sapido, sei mesi di affinamento in acciaio e altri sei in bottiglia. Con il nome Cantoné è chiara l’intenzione dell’azienda di rimarcare il legame con il territorio, in quanto “cantoné” altro non è che l’enfatizzazione del termine “cantunati”, con cui nel dialetto, parlato sul versante sud del vulcano, si indicano i confini di un vigneto. Una storia di amicizia e amore per il mondo del vino di cui sentiremo parlare.

Monterosso Wines

Si presentano così con una miniatura delle loro vigne fatta a mano da Aurelio che insieme a Giovanni e Gianluca ha dato vita a Monterosso Wines. La loro avventura inizia nel 2015-2016 con la ricerca di una vigna centenaria dell’Etna. Trovano il luogo perfetto a Monterosso, che oltre per le particolari proprietà del terreno (un suolo vulcanico rosso) gode di una meravigliosa vista che spazia tra gli antichi terrazzamenti di Carricante, Nerello Mascalese e altri vitigni autoctoni tra cui anche la Moscatella dell’Etna fino alle coste del mar Ionio regalando un quadro perfetto del Versante Est. Per loro produrre vini significa “esprimere pienamente il carattere della montagna” con la quale convivono riuscendo ad amare anche le ostilità che a volte regala a chi abita i suoi fianchi.  «Nel 2018 – racconta Aurelio – c’è stato un terremoto che ci ha travolti in pieno. Avevamo questa casetta all’interno della quale vi erano due anfore interrate, quella notte crollò tutto! Quando dopo mesi di lavoro riuscimmo a togliere via le macerie riportammo le due anfore alla luce, ma una si era rotta e l’altra conteneva un mix di vino e detriti. L’Etna è così ed è da questa sua forza che i vini traggono il loro carattere». Non riusciamo a sceglierne uno.

Cantoneri

Altra cantina, altra storia. Incontriamo Alberto, 25 anni, una laurea in giurisprudenza e oggi a capo dell’azienda. Ci troviamo a Solicchiata, Versante Nord, tra i 650 e i 700 metri s.l.m. e precisamente in Contrada Pontale Palino, una distesa di undici ettari di vigna su venticinque di terreno. Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto sono i vitigni principali accanto a una piccola porzione dove in un campo sperimentale convivono aromatiche quali Gewurztraminer, Moscato ed altre in minor percentuale che concorrono nella produzione del loro Orange Wine insieme ad una base di Carricante e Catarratto. Questo è il loro primo anno a Contrade, ma Alberto sembra avere le idee chiare: «Ad oggi produciamo solo tredicimila bottiglie, 6.500 di Bianco, 5.500 di Rosso, 800 di Orange Wine e 1200 di una particolare Cru. Vogliamo crescere ma non vogliamo bruciare le tappe. L’azienda prende il nome da un’antica proprietà della famiglia di mio padre, venivano chiamati i cantoneri per via della loro altezza e così anche il nostro logo riprende i quattro cantoneri come fossero i quattro lati di un palazzo». Abbiamo assaggiato il loro Orange Wine,  Carricante, Catarratto ed un mix di aromatiche quali Gewurztraminer, Moscato ed altre in minor percentuale. La raccolta avviene a mano a più riprese per garantire la perfetta maturazione dei diversi vitigni. Macerazione e fermentazione sulle bucce in tini d’acciaio per almeno 3 mesi, affinamento in barrique di rovere francese di terzo o quarto passaggio e poi dai 6 ai 18 mesi in bottiglia. Una sfida vinta.

La degustazione continua con la seconda parte.

Cover Credit: Photo by depositphotos

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