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Le Cantine Pellegrino rilanciano sullo Zibibbo secco con una nuova tenuta nel verde di Pantelleria

Lo dice il numero delle aziende vitivinicole presenti, quasi tutte di piccole dimensioni e quello dei conferitori di uve. Lo conferma la tradizione delle viti ad alberello che punteggiano i tanti piccoli lotti terrazzati lungo le spalle di Montagna Grande, del Monte Gibele, così come davanti all’ovale turchino dello Specchio di Venere e alle strepitose insenature cesellate nei millenni dal suo particolare vulcanismo.

E lo certifica anche l’Unesco, che dal 2014 tutela nel Patrimonio dell’Umanità quest’esempio unico di pratica agricola sostenibile, tramandatosi di generazione in generazione. Pantelleria è uno dei massimi simboli dell’enologia tra le isole minori dell’intero Mediterraneo. Una storia ultrasecolare legata alla produzione del vino passito, bandiera di questo territorio, attraverso l’essiccazione al sole dei grappoli di Zibibbo. E a quella di vini bianchi secchi, ricavati dalle medesime uve, conosciute anche come Moscato di Alessandria e coltivate sui terrazzamenti dell’isola fin dal tempo della colonizzazione araba.
Situata a 60 miglia dalle coste siciliane e a 40 da Capo Mustafà in Tunisia, all’irrequietezza della sua natura che combina implacabili raffiche di vento e calori vulcanici che fuoriescono da vari punti dell’isola, alcuni dei quali sottomarini, la cosiddetta Perla Nera del Mediterraneo aggiorna anno per anno i valori di una viticoltura ‘eroica’ votata ormai solo alla qualità.


Una realtà composta oggi da una ventina di cantine e da circa 400 vignaioli che con la vendemmia d’agosto portano all’ammasso presso queste aziende i grappoli raccolti a mano nei loro micro-vigneti.
Una realtà contadina quasi nascosta, questa, che si esprime anche con produzioni eccellenti destinate all’autoconsumo e a un mercato soltanto locale frequentato dai turisti. In questo contesto, la sede pantesca delle Cantine Pellegrino, azienda fondata a Marsala poco dopo l’Unità d’Italia, rappresenta sin dal 1992, data del suo avvio a Pantelleria, la struttura produttiva più grande dell’isola. Un primato legato ai suoi oltre 200 conferitori di uve, che totalizzano quasi il 70% di quelli che collaborano con il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dei vini DOC dell’isola, nato 26 anni fa.


In oltre 30 anni di attività, le Cantine Pellegrino hanno rappresentato il più importante riferimento per questi piccoli produttori locali; costituendo – nel tempo – una sorta di “Patto per lo Zibibbo”: sostenendo cioè le produzioni, prendendone in carico le uve e producendo vini panteschi Doc (bianchi, moscati e passiti), oggi apprezzati nel mondo. Un quadro nel quale la Pellegrino ha compiuto un passo atteso da tempo: l’acquisto, pochi giorni fa, di una tenuta di 8 ettari, – piuttosto grande per gli standard di Pantelleria -, con al centro un antico fabbricato che custodisce al suo interno un tipico giardino pantesco, l’ingegnoso recinto di pietra lavica, le cui origini risalgono a migliaia di anni fa concepito sia per proteggere le piante dal vento sia per far fronte alla siccità dell’isola, che può a volte allungarsi fino a 300 giorni ininterrotti senza piogge.

È qui che la storica cantina siciliana ha in progetto un nuovo punto di ospitalità Pellegrino. La proprietà si trova in contrada Sibà, sulle alture che guardano i tramonti sul Canale di Sicilia e la costa nordafricana.
Zona famosa, questa, per via della vicina grotta di Benikulà, il cosiddetto ‘bagno asciutto’ dell’isola: sorta di sauna naturale all’interno di una spaccatura nella roccia, dalla quale fuoriesce, a intermittenza e a una temperatura di 40 gradi, vapore acqueo dagli accertati effetti curativi. Ma, soprattutto, quadrante strategico per la produzione dei vini bianchi secchi di Pantelleria. “Si sviluppa infatti tra i 300 e i 400 metri sul livello del mare, altitudine ideale per lo scambio termico tra notte e giorno e, particolare importante, su un terreno pianeggiante: una rarità sull’isola che consentirà una seppur minima, ma vantaggiosa, meccanizzazione delle lavorazioni nel vigneto”, spiega Benedetto Renda, presidente della Pellegrino e del Consorzio Pantelleria Doc.

La tenuta è incastonata in un angolo di rara bellezza, quasi nascosta a poca distanza dalla strada e circondata dai boschi del Parco Nazionale di Pantelleria, tra campi di papaveri e vigne. Più nel dettaglio, degli 8 ettari acquisiti dalla Pellegrino, 3 sono già vitati e produttivi, mentre altri due sono a maggese, ossia a riposo, in attesa dell’impianto di nuove vigne ad alberello. I rimanenti 3 ettari, di cui almeno uno interamente boscato, ricadono nel vincolo del Parco.
“Dopo tanti anni, ci tenevamo a ribadire il sostegno alle produzioni isolane e ad approfondire ancora di più le potenzialità enologiche di questa isola unica” – riprende Renda– Questa acquisizione è stata una decisione a lungo ponderata, come è stile della nostra azienda, in termini di prospettiva enologica”. Le vigne della tenuta sono infatti ubicate in una tra le zone più alte dell’isola, che beneficia di escursioni termiche anche fino a 8 gradi, informano dall’azienda. Una differenza climatica molto marcata rispetto ai vigneti che si trovano invece più vicino alle scogliere. “fondamentale – aggiunge Renda – per garantire l’aromaticità delle uve, in particolare quelle scelte per produzione vini bianchi secchi, tipologia sempre più richiesta dagli appassionati e molto versatile per nuove sperimentazioni enologiche”.


Tra quelle su cui puntano le Cantine Pellegrino, c’è il promettente fronte delle bollicine, sul quale da pochi giorni la novità della cantina marsalese è il Lucimare, un fine spumante brut dal nome evocativo realizzato con il metodo charmat. Un blend di uve bianche coltivate nella Sicilia occidentale sul livello del mare, che – spiegano in azienda – si contraddistingue per freschezza, sapidità, sentori floreali, come il gelsomino, e profumi fruttati che ricordano la mela verde e i fiori d’arancio. E che si può trovare esclusivamente nel canale horeca di quasi tutti i paesi europei: oltre all’Italia, la Francia, il Regno Unito, Germania e Svizzera.
Tra i bianchi secchi Doc prodotti dalla Pellegrino nella sua sede di Pantelleria, I Sesi, si confermano come prodotto di riferimento dell’isola. Anche perché le uve Zibibbo provengono da 4 contrade differenti: oltre a Sibà, alla quale si aggiungeranno le uve del nuovo vigneto, anche quelle di Barone, Mueggen e Khamma. Dall’anno scorso la produzione di questo vino è cresciuta da 16mila a 20mila bottiglie. “Ma non miriamo ad aumentarla ancora, il nostro obiettivo esclusivo è invece l’incremento continuo della qualità in un processo produttivo sostenibile”, dice Renda. Aspettative di stabilità invece per il vino passito, core-business aziendale sull’isola, il cui imbottigliato annuo viaggia su circa un milione di bottiglie.
Ancora presto comunque fare previsioni sulla prossima vendemmia. Gli scorsi mesi primaverili – spiegano dall’azienda – sono stati anomali anche per Pantelleria, con ondate di scirocco seguite da piogge insistenti fino alle prime settimane di giugno che hanno determinato la comparsa della peronospora in vigna.
Nel 2022, i ricavi netti delle Cantine Pellegrino si sono attestati a quota 16,9 milioni di euro, in crescita del 3% sull’anno precedente.

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