In mezzo al verde, c’è l’architettura barocca di una dimora tardo-seicentesca, con cornicione, portale d’ingresso e finestre ornati da intagli nella pietra lavica. C’è il blu dello Ionio, che lambisce il lido privato, a pochi passi. E, alzando appena il naso, incombe lui, il vulcano più alto e attivo d’Europa.
Anzi, lei, ‘Idda’: perché, sebbene sia valida l’accezione maschile di ‘Iddu’, nel senso di padre che feconda nuova terra, l’Etna è essenzialmente montagna–madre che ne partorisce di nuova; confermando, in ogni istante da almeno mezzo milione di anni lassù in cima ai bordi dei suoi crateri a 3.300 metri di altitudine e sovente anche con terrificanti lingue di lava che si ramificano sulle sue valli distruggendo e rigenerando, facendo dannare e poi ringraziare quanti ci vivono e le coltivano, una delle più gigantesche rappresentazioni del principio formulato 3 secoli fa da Antoine de Lavoisier: ‘nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma’.
In questo scenario naturale tra fuoco e mare, anche Castello San Marco, fulcro della imminente edizione ‘numero zero’ del Lavica Gourmet Festival, esemplifica un’evoluzione che, seppur all’insegna dei più aggiornati dettami dell’eleganza, non si scinde mai dalla storia di un territorio dalla vocazione vitivinicola unica, nel quale vivono tradizioni non solo gastronomiche ma anche di arti e di mestieri.
Ubicato a Calatabiano, all’imboccatura meridionale della Valle dell’Alcantara, questo charming-hotel a 60 metri dal mare prende vita dalla residenza fatta edificare nel 1689 da Ignazio Sebastiano Gravina Cruyllas, principe di Palagonia, in quello che fu uno dei feudi più vasti e produttivi della Sicilia.
Oggi ne è proprietaria la famiglia Murabito, che rilevò la struttura nel 1971, trasformandola in un albergo diffuso, base ideale per visitare il territorio dell’Etna, insieme con Taormina e il resto della Val di Noto.
Un sistema rurale composto da antichi casolari attorno al corpo centrale, circondati da agrumeti, uliveti e dentro un tripudio di flora mediterranea. Ventinove camere in tutto, alcune dotate di piscina privata interna e numerosi e rifiniti spazi comuni. Su tutti, il magnifico palmento restaurato, risalente alla fine del 1800 e da allora testimone della storia del vino etneo. Accanto, in quelli che furono i granai e i magazzini del castello del principe, un intimo e attrezzato centro benessere. Tornando poi all’interno dell’edificio principale, ecco l’elegante wine bar e il ristorante, votato ‘al fine dining’. Al Giardino di Pietra, meta ormai di riferimento lungo la costa etnea, la tradizione gastronomica del territorio viene declinata in chiave gourmet utilizzando le migliori materie prime locali. A completare il quadro, infine, la cornice degli spazi esterni: un’oasi tipocamente mediterranea di 4 ettari che digrada verso la spiaggia privata e accoglie una grande piscina, campi da tennis e camminamenti.
“Più che un albergo, amiamo definirci una ‘casa’, aperta a ospiti non inquadrabili freddamente come ‘clienti’, ma come viaggiatori autentici, attenti alla storia dei luoghi, curiosi di aprirsi alle attrattive di un contesto pedoclimatico particolare come quello dell’Etna, con un approccio colto e non con lo sguardo superficiale del turista frettoloso”, spiega Valerio Murabito, contitolare del Castello San Marco e ideatore del Lavica Gourmet Festival.
Una struttura a trazione totalmente familiare impegna, con i fratelli Daniele e Giuseppe e la madre Grazia, a proseguire nel solco segnato dal padre Filippo Murabito, ‘visionario’ di un modello di turismo enogastronomico imperniato sulla salvaguardia delle bellezze del territorio: “spetta a lui il merito di aver visto ‘lungo’ nel 1971, – racconta Valerio – Fu allora che mio padre cominciò a investire in antichi immobili rurali come questo per recuperarli. Scelta in netta controtendenza rispetto a un mercato del mattone in cui si affermava per lo più uno stile architettonico modernista, se non futurista. Quello della nostra dimora è invece un tipico barocco siciliano, reso particolare dalla pietra nera del vulcano”.
Dopo 52 anni di continue opere di recupero e rinnovamento, oggi Castello San Marco è diventato un luogo strategico per ‘enonauti’ e ‘foodies’ esigenti, che girano e indugiano, annusano e assaggiano.
Il ristorante ne rappresenta il fiore all’occhiello. “Una cucina, quella de ‘Il Giardino di Pietra’, legata alla stagionalità e ai sapori autentici del territorio d’appartenenza. “Puntiamo alla riscoperta delle radici della cultura enogastronomica siciliana e, quindi, a raccontare e valorizzare il territorio etneo – spiega Murabito. Ed è proprio con i piccoli produttori locali che non cessiamo di confrontarci perché siamo convinti che la sostenibilità riguarda non solo l’ambiente naturale ma anche quello sociale e culturale”.
Non a caso gli aromi e molti tra i vegetali protagonisti dei piatti di Giardino di Pietra provengono dall’orto biologico orto biologico situato a 20 metri dalla cucina del castello. “Da questo appezzamento coltivato raccogliamo più della metà delle materie prime che adoperiamo in cucina”. Un ecosistema, quella della tenuta di Calatabiano che include la produzione di arance, limoni, nespole e di un eccellente olio d’oliva extra vergine. Executive chef di Giardino di Pietra è, fin dal 2005, il 48enne Giuseppe Bonaccorso che al Lavica Gourmet Festival presenterà un piatto esclusivo e rappresentativo dell’anima culinaria del territorio etneo e siciliano in generale.
Lo ha battezzato Dal Mediterraneo all’Etna e lo descrive lui stesso così: “mi sono basato sui miei ricordi d’infanzia e i racconti di mio nonno paterno sul periodo della guerra, quando il pesce, appena pescato, veniva subito posto sotto sale e conservato in dimore di pietra lavica. In questo caso il mio piatto si compone di una salsa da estratto di finocchietto selvatico e colatura di alici e una maionese di aglio nero, sopra la quale adagio un nido di pasta di grano antico siciliano, servita fredda con, al centro, dello sgombro crudo, marinato con sale bilanciato, l’immancabile finocchietto selvatico, la nepitella e altri aromi etnei. Una volta fiammeggiato col cannello, aggiungo infine sedano fresco, arance dell’agrumeto di Castello San Marco e uova di aringa”. Finocchietto e nepitella sono due caratteristiche erbe spontanee dell’Etna che – sottolineano dalla cucina del resort – conferiscono al piatto il substrato montano che sorregge lo sgombro. Sedano e arancia, dal canto loro, chiudono il cerchio della sicilianità, che viene sublimata dalle uova di aringa, pesce tra i più emblematici della gastronomia sicula, come ha testimoniato Elio Vittorini in Conversazioni in Sicilia.
La cantina di Giardino di Pietra, formata da più di 300 etichette (con il meglio della produzione isolana e soprattutto etnea), – dice Murabito “è pensata per narrare i molteplici e straordinari terroir dell’Etna; naturalmente non manca una preziosa offerta di bottiglie internazionali”.
Con la sua accoglienza a 5 stelle, che intercetta un flusso turistico ‘leisure’ di fascia alta, in prevalenza proveniente dal centro e nord Europa (Scandinavia, Belgio, Francia, Svizzera, Germania, Olanda e Regno Unito) e da altri paesi del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti, il Castello San Marco Charming Hotel & Spa fa parte de Les Collectionneurs, la community internazionale di hotel e ristoranti con base in Francia (a fondarla è stato lo chef Alain Ducasse, oggi il più titolato al mondo con 14 stelle Michelin) e un ventaglio di 540 indirizzi in 14 Paesi, tra cui anche il Portogallo, la Germania e l’Italia, dove oggi raggiunge quota 85 strutture.
“Proprio dall’interlocuzione con la sezione italiana di Le Collectionneurs è scaturita l’idea di Lavica – aggiunge Murabito- Dato che l’associazione allestisce già da tempo kermesse enogastronomiche di successo al nord, come il Gardica Gourmet (sulla Lago di Garda) e il Dolomiti Gourmet Festival, perché non proporre la stessa formula di evento, con degustazioni, masterclass e cene d’autore, in un luogo speciale come l’Etna? e perché non far conoscere il territorio del vulcano anche attraverso i piccoli produttori locali dell’artigianato, realizzatori di vere e proprie eccellenze”?
Nella parte della manifestazione concepita come una expo locale, questi ultimi saranno circa una quindicina, tra distillatori, produttori di bibite artigianali, maestri di street food, pizzaioli selezionati nella Federazione Italiana Pizzaioli e, tra altri ancora, un artigiano della carta papiro coltivata e lavorata nella riserva naturale del Fiumefreddo.Niente a che vedere, quindi, con il solo mangiare e bere. L’intera tre giorni del Lavica Gourmet Festival, l’accoglienza al Castello San Marco sarà, essa stessa, un invito al viaggio. Come dice Ducasse “quello non fugace, ma infinitamente più ricco e complesso: da collezionare”.
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