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L’altra Etna: vitigni autoctoni e non. Degustazioni a cura del sommelier Fabio Cristaldi

Ogni vitigno ha un suo luogo d’origine, nel quale ha trovato le condizioni migliori per fornire le uve. Ciò non toglie che allo stesso tempo, vitigni autoctoni siano stati impiantati (volutamente, per sbaglio, o altro) in territori diversi (o anche similari) a quelli d’origine. Nasce così una diversificazione, che ha dato e darà uve ed a sua volta vini con caratteristiche differenti, a seguito del terroir in cui si trovano le vigne. Se per i vitigni così detti internazionali come Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Riesling, Sauvignon Blanc, Syrah ed altri ancora, il terroir incide in minima parte, poiché sono vitigni che hanno sviluppato le proprie caratteristiche nell’arco dei secoli, anche se vi sono delle eccezioni (Pinot Noir), per altri vitigni autoctoni presenti nel territorio italiano, il cambio di terroir incide in maniera più evidente. Questo fa si che particolari territori, siano per certi versi dei campi sperimentali, al fine di vedere quale possa essere il risultato finale e se il vino venga “snaturato”, migliorato ed altro ancora. Proprio con questa idea è stata fatta una masterclass all’ultima EnoEtna a Santa Venerina, organizzata da F. I. S. e condotta, nonchè seguita da Agata Arancio. Vari i vini degustati, da quelli ottenuti con vitigni internazionali (Chardonnay, Pinot Noir, Riesling, Sauvignon Blanc, Syrah) a quelli autoctoni di altre regioni italiane (Fiano) e facendo un passaggio anche su un vitigno etneo (Nerello Cappuccio), ha dato la possibilità di avere una panoramica (soprattutto per i vitigni non etnei) per quanto sia importante il terroir.

Il primo vino degustato è stato Elisena 2022 I. G. T. Terre Siciliane dell’azienda Wiegner. Agli inizi fu piantata una vigna di Fiano (oltre ad altri vitigni campani), proprio per avere il raffronto “da suolo vulcanico a suolo vulcanico”. Ovviamente le caratteristiche delle colate laviche, la diversità dei due vulcani (Vesuvio ed Etna), oltre alle caratteristiche climatiche, hanno dato uve e vino con caratteristiche diverse rispetto a quelle del Fiano campano. Sentori di frutti tropicali e note floreali (glicine, sambuco), accenni di nota iodata. Fresco e piacevole con un finale di mandorla amara. Persistenza discreta. Il secondo vino è stato un Riesling, vitigno che probabilmente trova un habitat congeniale sull’Etna, soprattutto nella zona di Castiglione di Sicilia a quote attorno i m. 1000 s. l. m., dove le temperature invernali sono fredde e dove nel periodo estivo il sole fornisce una quota di calore non indifferente. Eruzione 1614 Riesling 2022 I. G. T. Terre Siciliane di Planeta, fa sentire il bouquet tipico del vitigno e di uva sultanina in particolar modo. Teso ed asciutto, con lievi accenni di erba falciata. Al sorso esprime la sua potenzialità con una freschezza che gli dona verticalità e lunghezza di sorso. Quello che si sente con l’esame aromatico, al sorso si amplifica. Di personalità ed elegante. Altro vitigno a bacca bianca internazionale altrettanto famoso è il Sauvignon Blanc. Cantata 2021 I. G. T. Terre Siciliane di Azienda Agricola Scudero è un Sauvignon Blanc 100%. Il suo bouquet è intenso, con nota di bergamotto, lievi effluvi di rosmarino, per poi virare sulla frutta tropicale. Sorso di carattere con una bella verticalità. Al sorso riesce a dare corrispondenza gusto – olfattiva. Cantine Scudero è l’unica azienda ad aver scommesso sull’Etna (territorio di Giarre) nel Sauvignon Blanc, riuscendo ad ottenere una versione con una sua personalità del vitigno che si ritrova nel vino. Probabilmente è il vitigno a bacca bianca più conosciuto e famoso al mondo, ovvero lo Chardonnay che sull’Etna come per il Riesling, riesce a ritrovare le condizioni iniziali. Inverni freddi ed un buon irraggiamento solare durante il periodo estivo. A Passopisciaro, frazione di Castiglione di Sicilia l’azienda Franchetti è stata fra le prime a vinificare in purezza lo Chardonnay. Viene degustato il Passobianco 2022 I. G. T. Terre Siciliane, che si esprime con note floreali e burrose, nocciole e frutta secca. Una beva armonica e di grande eleganza. Il sorso salmastro ingentilisce la verticalità e lo rende veramente piacevole. Buona progressione. Da un internazionale per eccellenza si passa ad un autoctono etneo meno conosciuto, ovvero il Nerello Cappuccio. Il passaggio è graduale, visto che si tratta di un rosato. Di Tenuta Stagliata viene degustato il Nerello Mascalese Rosato 2023 I. G. T. Terre Siciliane. Dal calice pervengono sentori di fragola, lievi accenni di spezie e nota salmastra. Delicato alla beva, con i tannini che si sentono nel finale con una sensazione leggermente amara. Sempre di Tenuta Stagliata si assaggia il Nerello Cappuccio 2020 I. G. T. Terre Siciliane che si pronuncia con nota speziata, frutta secca, mora. Sorso rotondo con un buon equilibrio che rende la beva piacevole. Verticale e con tannini di richiamo che si evincono nel finale. L’azienda ha i vigneti nel versante sud, nel territorio di Belpasso (CT). Si ritorna ai vitigni internazionali e con i vini rossi si hanno due Pinot Noir. Il primo, di Murgo Tenute San Michele Pinot Nero 2022 I. G. T. Sicilia Rosso, ha un corredo aromatico composto da violetta, nota vegetale, spezie, pepe. Grande verticalità con tannini di richiamo, ma di buona fattura e fini. Lungo al sorso. Buona progressione. Il secondo Pinot Noir è dell’Azienda Vinicola Calabretta. Pinot Nero 2020 I. G. T. Terre Siciliane si presenta con una fase evolutiva in evidenza. Sentori di origano che poi virano sulla nota di viola e di glicine. Beva armonica, con un bell’equilibrio fra componenti morbide e dure. La retrolfattiva conferma un uso sapiente e ben fatto dell’affinamento in botte. Lungo e con una bella progressione. Il Pinot Noir, è il vitigno internazionale che risente di più del cambio di terroir, soprattutto della carenza del calcare (che è assente nel territorio etneo), oltre che per la sua estrema delicatezza per essere vinificato a seguito della sua buccia molto sottile, tuttavia nel territorio etneo riesce ad esprimersi con una sua precisa identità. Altro vitigno internazionale che ha colonizzato il mondo (Australia, Sudafrica, etc.) il Syrah che sull’Etna trova una sua identità. Aitala nel territorio di Linguaglossa (CT) ha un vigneto nel quale coltiva vitigno Syrah. Viene degustato Syrah 2021 D. O. C. Sicilia dell’azienda Aitala, del quale si sentono accenni di confettura e di spezie, con note di sottobosco e ricordi di funghi con un finale balsamico. Trama tannica ben definita, ma non invadente, verticalità ben sagomata, fanno si che il sorso sia armonico con una buon bilanciamento. Notevole. Se per gli aromi non sono i “classici” del Syrah, la struttura e la corposità del sorso rimangono intatte, senza risentirne più di tanto del terroir non suo. Infine il vitigno internazionale a bacca rossa che è l’emblema per la zona di Bordeaux (e non solo), il Cabernet Sauvignon. Cappeddazzu Paga Tutto 2018 I. G. T. Terre Siciliane di Al – Cantara chiude la serata. La nota tipica del vitigno si evince (peperone), accenni di pietra focaia, erba falciata. La corrispondenza gusto – olfattiva è notevole. Vino di personalità con una verticalità ben “sagomata” e con tannini fini. La retrolfattiva conferma quanto emerso con l’esame aromatico. Persistenza e progressione buone. Nel caso del Cabernet Sauvignon, si evince che le caratteristiche vengono leggermente “modificate” dal cambio di territorio, donandogli qualche aroma diverso ed allo stesso tempo rendendolo più snello nella beva.

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