Un vigneto in città, a Palermo. Un apparente ossimoro che sarebbe piaciuto al Cavaliere del Lavoro della Repubblica, Diego Planeta, imprenditore visionario, amante delle sfide e tra i protagonisti del rinascimento enologico della Sicilia, a cui è stata dedicata la “Vigna del Gallo”, all’Orto Botanico. Ad un anno dalla scomparsa del padre della vitivicoltura siciliana, l’intitolazione è stata voluta dalla famiglia Planeta insieme al Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, all’Università degli Studi di Palermo con il Sistema museale di Ateneo ed il Dipartimento di Agraria, all’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio di cui Planeta è stato presidente dal 1985 al 1992 e all’Orto Botanico del capoluogo siciliano, tra le più importanti istituzioni accademiche.
“Un progetto che racchiude l’amore che Diego Planeta ha sempre portato per il nostro vino e l’agricoltura vissuta come strumento di riscatto sociale e di progresso –ha spiegato Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc. – Una vigna nell’Orto Botanico di Palermo non poteva che essere intitolata a chi più di tutti ha saputo dare una prospettiva al mondo del vino siciliano non soltanto con le sue aziende di famiglia ma anche nella sua attività di presidente dell’IRVO, impegnandosi nella ricerca e portando nell’Isola i maggiori esperti del campo enologico ed agronomico. Ha portato luce anche con la cooperativa Settesoli, di cui è stato fondatore, tracciando un percorso nuovo per la cooperazione vitivinicola”. Ricordi di vite e di vita diventano tutt’uno. “Ho avuto la fortuna di avere due grandi maestri, mio padre ed il Cavaliere Planeta, che andavo a trovare nei fine settimana. Dopo il brainstorming, buttavamo giù delle idee e lui più di altri aveva un’ottima capacità di sintesi, riuscendo a dettare i tempi e le azioni per il bene del nostro comparto”.
Tra gli alberi di agrumi dell’Orto Botanico di Palermo, il più grande d’ Europa con circa 12mila specie di piante e più di duecento anni di storia, la “Vigna del Gallo-Diego Planeta” è un microcosmo di biodivesità con circa 95 biotipi di viti autoctone dai nomi più strani. “Tra cui la visparola – ha spiegato Rosario Di Lorenzo, professore di scienze agrarie, alimentari e forestali – che recentemente in uno studio a livello nazionale è stato individuato come il “genitore” dell’attuale piattaforma ampelografica italiana di cui si stanno studiando le potenzialità agronomiche”. Vitigni “reliquia” su cui puntare per innovare il futuro dell’enologia nell’Isola.
“Quello che chiamo vigneto Sicilia –dice Rosario Schicchi, direttore dell’Orto Botanico – è una sorta di arca di Noè che racchiude in 200 metri quadrati la grande biodiversità vitivinicola dell’Isola, dove sono presenti non soltanto i vitigni più noti ma soprattutto quelli che rischiano di scomparire. In realtà – continua Schicchi – sono, da un lato, una preziosa risorsa per diversificare i vini conferendo sapori ed odori unici legati al territorio di appartenenza e, dall’altra, uno scrigno prezioso di conoscenza ed esperienza per gli studenti del Dipartimento di Scienza Agraria, Alimentare e Forestale”.
Il progetto de “La Vigna del Gallo – Diego Planeta” è il punto di partenza per l’Università di Palermo che intende mantenere vivo il lungimirante lavoro del “signore del vino”, insignito, come ha ricordato il rettore Fabrizio Micari durante la cerimonia d’inaugurazione, della laurea honoris causa in Scienze Agrarie per i suoi meriti in campo agricolo. “All’Orto Botanico siamo in una dimensione museale – spiega Paolo Inglese, direttore del sistema museale dell’ateneo di Palermo – dove il nostro interesse per la biodiversità è di carattere culturale. Mi piacerebbe che insieme alla famiglia Planeta ed al Consorzio della Doc Sicilia si potesse realizzare un volume sui 95 biotipi di viti autoctone presenti in vigna non solo per spiegarne le caratteristiche ampelografiche ma soprattutto per raccontare la storia della cultura vitivinicola in Sicilia”.
La famiglia Planeta ha avviato diversi progetti, perché il suo esempio d’imprenditore lungimirante possa continuare a vivere ed essere soprattutto conosciuto dalle nuove generazioni, tra cui una borsa di studio per i figli dei dipendenti delle aziende . “Ma l’ iniziativa di oggi è il massimo per mio padre che aveva due grandi passioni, la vigna e il giardino – dice la figlia Francesca – ed un vigneto dedicato a lui nel giardino più bello d’Europa gli sarebbe sicuramente piaciuto.Tra i suoi filari rivivrà per sempre la sua passione per il nostro vino e passeggiando per l’Orto Botanico avremo modo di ricordarlo ogni giorno”. In un’intervista di alcuni anni fa su la rivista “Cult” al cavaliere Planeta, gli chiesi cosa lo rendesse orgoglioso e lui, che era stato tra i fondatori di Assovini Sicilia e sostenitore ante litteram del Consorzio di Tutela dei Vini della Doc Sicilia, non ebbe alcuna esitazione e rispose: “Sono orgoglioso di essere un agricoltore”. Chapeau, Presidente!
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