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La Sicilia del vino? Un ‘continente’ che non cessa di stupire | Intervista a Christian Eder, giornalista enogastronomico austriaco, recordman di Sicilia en primeur

Christian Eder a Sicilia en Primeur

“Un’evoluzione attraverso una rivoluzione”. Così Christian Eder, giornalista di Salisburgo, esperto del settore enogastronomico ma con larga esperienza anche in altri comparti della stampa scritta, definisce la crescita del settore vitivinicolo siciliano in questi ultimi 20 anni.

Se nelle enoteche della città natale di Mozart i vini che recano il marchio di tutela Doc Sicilia vengono ormai riconosciuti e richiesti dagli avventori, si deve anche ai suoi reportage su Vinum, uno dei magazine di settore più letti in Austria e nel resto della Mitteleuropa. Eder è infatti un assiduo frequentatore della Sicilia vitivinicola. In particolare di Sicilia en Primeur. Dell’annuale anteprima dei vini di produzione isolana organizzata da Assovini Sicilia, è praticamente un recordman: dall’edizione inaugurale del 2004 non ne ha mai perso nessuna. Lo abbiamo incontrato anche quest’anno a Radicepura, il parco botanico di Giarre che ha fatto da sede al convegno e alle degustazioni finali della kermesse.

Ormai è un legame affettivo, il tuo, quello con la Sicilia del vino

È così: in effetti ho cominciato a frequentare questi territori qualche anno prima dell’avvio di questa manifestazione che riunisce le cantine apicali dell’Isola. E devo dire che già allora non mancavano aziende che producevano vini di qualità. Solo che la gran parte di questi si uniformava a una filosofia di gusto tipicamente da mercato americano, cioè incentrata su vitigni internazionali come lo Chardonnay e il Cabernet Sauvignon. Con l’avvio del nuovo millennio tutto ha cominciato a modificarsi e diversificarsi con la valorizzazione di non poche varietà autoctone siciliane e di terroir molto diversi tra loro. Il risultato sono ottimi vini siciliani, sia rossi che bianchi, riconoscibili per il livello della qualità e per l’espressione del territorio da cui provengono. Questa diversità è un patrimonio che distingue sempre di più la Sicilia come un continente del vino.

Nel tempo sono stati recuperati anche alcuni vitigni molto antichi e su diversi altri sono tutt’oggi in corso studi per riattivarli e valorizzarli. Cosa ne pensi?

Sono operazioni di grande interesse ma, stando sull’attualità, gli stessi vitigni di maggiore richiamo, come il Nero d’Avola, i Nerelli dell’Etna il Frappato e il Nocera tra i rossi, e soprattutto il Grillo tra i bianchi, sono anch’essi vini di lunga storia, ormai da tempo diventati ‘bandiere’ dell’eccellenza vitivinicola siciliana. E con loro continuano a esserlo gli internazionali prima menzionati che, insieme con il Syrah, si esprimono a livelli prestigiosi in non pochi territori della Sicilia.

Tra i vini storici riscoperti ce n’è qualcuno che ti appassiona particolarmente?

Il Perricone è senz’altro un rosso interessantissimo. Si tratta di un vitigno dalla difficile vinificazione, che dopo essere stato sfruttato come varietà complementare alla produzione di altri vini, oggi viene prodotto in purezza e comunica potenzialità davvero ampie. Deve però ancora trovare la sua strada: o quella dei vini freschi, di pronta beva, che lasciano in bocca una sensazione, appunto, di freschezza gustativa legata all’acidità; oppure quella dei vini invecchiati, affinati nelle botti. Intanto il Perricone si sta esprimendo bene in entrambe le direzioni. Ma occorrerà un po’ di tempo per capire bene la sua collocazione.

C’è poi il piccolo-grande universo dei vini dell’Etna: ‘isola vitivinicola’ nell’isola più grande del Mediterraneo.

Non c’è dubbio che il territorio del vulcano sia speciale, i suoi vini lo confermano a ogni annata. Vent’anni fa sulle spalle dell’Etna operavano meno di 20 cantine, oggi ce ne sono centinaia, di cui ben 180 incluse nella produzione di vini Etna Doc. Una crescita fenomenale, in un lasso di tempo così limitato. Forse eccessiva? Vedremo.

Come è andata quest’ultima edizione di Sicilia en Primeur?

Si è confermata come una manifestazione esemplare ormai di richiamo internazionale. L’iniziativa di Assovini Sicilia ha spinto all’insù il livello e la riconoscibilità del vino siciliano. Con la creazione, negli ultimi anni, della Doc Sicilia e l’attività, adesso a regime, della Fondazione Sostain per certificare la sostenibilità dei processi produttivi, il ‘sistema vino’ della Sicilia è diventato ancora più solido anche in termini di commercializzazione.

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