L’agenda di Agrigento è piena da qui al 2025, fittissima di impegni per confermare le speranze e le ambizioni che l’hanno portata a essere eletta a Capitale per la cultura. Ricca di potenzialità e di bellezze, la città ora deve risolvere le sue contraddizioni strutturali.
Prima istanza portata avanti nel dossier di candidatura della città a Capitale italiana della Cultura 2025, è sostenere Agrigento. Non a caso a simboleggiarla, proprio nel logo ufficiale, è la figura del Telamone, la gigantesca statua in pietra di uno degli Argonauti. Un’opera alta quasi 8 metri che nel V secolo avanti Cristo adornava, con almeno altre 7 statue uguali, il tempio di Zeus Olimpio, il più grande della Valle, le cui rovine sono oggi tra le attrazioni principali del Parco.
Elemento più strutturale che decorativo, spiegano al Comune; scelto per la sua radice ‘tel’ che in greco antico significa ‘supportare’ e per il suo riferimento, in questo caso contemporaneo, non a una trabeazione, ma alla città intera. Uno spostamento di prospettiva, dunque, per focalizzare l’attenzione non solo sui monumenti ma soprattutto su chi è chiamato a sorreggerli: quindi non solo sulla città, quanto su chi la abita.
Il programma che scatterà dai primi di gennaio del 2025, ha per titolo “Il sé, l’altro e la natura”. E attraverso 44 progetti, di cui 17 internazionali, avrà come filo conduttore l’armonia e i conflitti tra Acqua, Terra, Aria e Fuoco, i 4 elementi studiati da Empedocle, il grande filosofo e scienziato akragantino.
Sul tema dell’acqua si incentreranno 9 progetti, di cui 6 internazionali, tutti con una forte connessione con il mare: dalla creazione di due nuove sale espositive del Museo del Corallo a Sciacca, all’opportunità di scoprire in immersione l’isola Ferdinandea, sito straordinario noto per la singolare vicenda legata alla sua origine e alla sua repentina scomparsa; dalla candidatura dei gesti dell’accoglienza nel patrimonio dell’Unesco alla realizzazione di un laboratorio europeo per l’accoglienza dell’altro.
Al tema della Terra sono dedicati 9 progetti, 3 internazionali. Queste iniziative, caratterizzate da un forte legame con il territorio, racconteranno gli aromi, i profumi, le coltivazioni e i sapori, così come i minerali, i giardini e le produzioni di vino e olio. Ma sarà data attenzione anche ai frastuoni della terra e gli interventi artistici per contrastarli. Un ambito in cui il tema dell’educazione al riciclo dei rifiuti sarà centrale.
Saranno invece 12 i progetti (di cui 3 internazionali) basati sull’elemento dell’aria. A rappresentarlo, connessioni fisiche, come la ripresa del Treno storico e digitali, come la creazione di videogiochi tematici e l’impellente necessità della digitalizzazione degli archivi storici. passaggio imprescindibile ormai per conservare e non disperdere patrimoni di conoscenza.
Al tema del Fuoco sono dedicati 14 progetti, di cui 5 internazionali. Il fuoco è il collante tra le generazioni, racconta di progetti sul confronto con il passato e le prospettive del futuro e delle ceneri come forze di rinascita. Un ambito, questo, dove non mancheranno focus sui forni di cottura di molti prodotti artigianali, così come sulle fucine di pensiero di musicisti, scrittori e letterati contemporanei.
Sarà naturalmente fondamentale il tema dell’’agricoltura come strumento di manutenzione e valorizzazione del paesaggio. E dall’antica Akràgas, definita da Pindaro come ‘la più bella città dei mortali’, oggi con i suoi quasi 1.400 ettari (di cui circa 800 demaniali) uno dei parchi archeologici e paesaggistici più importanti al mondo, questa finalità continuerà a pulsare mediante lo sfaccettato percorso di promozione di antiche produzioni portato avanti con il progetto Diodoros, concepito una quindicina di anni fa da Coop Culture, la società gestrice del Parco. Olio e vino saranno i primi attori, seguiti, solo per menzionare alcune produzioni agricole già avviate, da confetture di Fico d’India e marmellate di arance e mandarini, dai limoni canditi a polveri aromatizzanti ottenute dalle scorze di agrumi, passando per le spezie (origano, rosmarino e zafferano), le lenticchie della Valle e le creme, ottenute dai pistacchi e dalle mandorle, frutti iconici di questo territorio. Combinare qualità e storicità: un impegno, per Agrigento e il suo territorio, tanto gravoso quanto esaltante. E già in itinere.
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