La Sicilia, terra baciata dal sole e circondata dal mare, è un luogo in cui la natura si esprime in maniera vibrante, specialmente durante la primavera. In questo periodo, la cucina dell’Isola raggiunge il suo apice, con una moltitudine di profumi e sapori che rendono questa stagione un momento magico per scoprire la regione attraverso il suo cibo con piatti che esaltano le materie prime. In questa quarta parte del viaggio coast to coast alla ricerca dei profumi e dei sapori di primavera, elemento comune nei menu dei ristoranti siciliani è la ricercatezza della materia prima che si fa specchio della tradizione siciliana rivisitata in chiave contemporanea.
Palermo – MEC Restaurant
Cucina estetica ed energia digitale sono le parole chiave del MEC Restaurant, all’interno Palazzo di Palazzo Castrone, edificio tardo cinquecentesco nel cuore di Palermo, a due passi dalla Cattedrale Arabo Normanna, che lo scorso novembre ha ricevuto la prima Stella Michelin a quasi tre anni dall’apertura. Nato dall’intuizione dell’architetto Giuseppe Forello e accompagnato dalla cucina innovativa dello Chef Carmelo Trentacosti, il MEC è anche il primo museo della rivoluzione informatica in Sicilia, che raccoglie una collezione di circa 4000 pezzi, dai più rari ai più iconici inventati dal genio di Steve Jobs, come l’esclusivo Apple I e una selezione di immagini inedite della vita del genio visionario statunitense. Lo Chef, discepolo di Nino Graziano, definisce la sua cucina “l’estetica del rigore”, in cui vigono la semplicità, il rispetto della materia prima e la cura dell’aspetto estetico nelle sue forme e colori, e piatti che si distinguano per i sapori tenui, mai esagerati che evidenziano una raffinatezza unica.
La cucina di Trentacosti è in continua evoluzione, con menu che seguono l’alternarsi delle stagioni. Ne è un esempio il “Filetto di Branzino pescato all’amo con una salsa alla mugnaia e una frittella di favette e pisellini”, inserito da poco nel menu primaverile. Un piatto colorato e buono, in cui il branzino, pesce pregiato e delicato, dopo essere stato pulito e sfilettato, viene messo sottovuoto per una notte, insieme ad alcune erbette, come il timo e il rosmarino. Dopo la cottura diretta in padella, il filetto di branzino viene servito insieme alla salsa alla mugnaia la frittella di favette e pisellini. Ogni portata è una sorpresa per i sensi, grazie all’uso sapiente di abbinamenti inaspettati e presentazioni artistiche.
Palermo – A’Cuncuma
Nel cuore di Palermo, in via Judica 21, tra i vicoli che nel XII secolo furono sede delle riunioni dei Beati Paoli, da “A’Cuncuma”, lo chef Gianfilippo Gatto custodisce e protegge l’antica arte dei sapori siciliani attraverso il sapiente uso di tecniche innovative che portano all’esaltazione delle materie prime della nostra terra. Lo chef Gianfilippo Gatto è un fervente sostenitore dei prodotti siciliani e della loro poliedricità nelle varie preparazioni. L’attenzione verso i prodotti del territorio siciliano si riflette anche nella carta dei vini, in cui sono presenti alcuni dei migliori vini del territorio siciliano, curata da Valentina Crescimanni, maître sommelier, nonché sua compagna di vita dello chef Carollo,
L’interno del ristorante è anche una vera e propria galleria d’arte culinaria: custodisce, infatti, le opere contemporanee dell’artista Daniele Favaloro che ha selezionato, insieme allo Chef, quelle che più entrano in sintonia con la sua idea di cucina.
Tra i piatti pensati da Gianfilippo Gatto per questa stagione, “Mare, Terra, Bosco” è un’esplosione di profumi e sapori che combina i migliori ingredienti provenienti da diversi ambienti naturali. Ingredienti del piatto sono l’asparago in conserva, la capasanta al beurre blanc, il succo di porcino fermentato e la mandorla d’Avola fritta. Questa preparazione culinaria celebra la varietà e la diversità della nostra terra e offre un’esperienza gastronomica unica. La caratteristica di questo piatto è un processo di preparazione meticoloso e sorprendente, in cui ogni ingrediente si completa reciprocamente con gli altri, conferendo al piatto una dimensione inaspettata, portando un tocco di natura unito a una ricca complessità di sapori.
Castelbuono (PA) – Nangalarruni
Nangalarruni, ispirato al nome del famoso strumento a bocca che accompagna numerose canzoni popolari siciliane, è il ristorante dello Chef Giuseppe Carollo, a Castelbuono, meraviglioso borgo medievale che sorge nel Parco delle Madonie. Territorio, cucina stagionale e materie prime fresche sono gli elementi centrali della sua cucina. I funghi di bosco, in particolare, rappresentano l’essenza della sua cucina; poi, ancora, i formaggi locali, il maialino allevato allo stato brado, di cui le Madonie sono ricche, le verdure spontanee, la manna, estratta dal frassino tra Castelbuono e Pollina. Una cucina che si ispira ad antichi piatti della tradizione siciliana, che esalta i sapori di un tempo, i “piatti della memoria” come quelli che uscivano dalla cucina della nonna dello Chef. I piatti della tradizione siciliana sono rivisitati in chiave innovativa, legati da una passione che scorre nelle vene dello chef Carollo. Ultimo ma non per ultimo, la carta dei vini che conta circa 600 etichette.
Il menu, pensato per la stagione, è l’esaltazione delle materie prime fondanti la cucina di chef Carollo. L’antipasto racchiude i principali vegetali della primavera siciliana: la frittedda con fava, carciofi, asparagi, uova strapazzate e finocchietto selvatico.
La vera sorpresa, però, sono le tagliatelle fresche rigorosamente preparate a mano con fungo Basilisco. Conosciuto anche come “l’oro delle Madonie”, il fungo basilisco, che fruttifica in primavera, cresce soltanto nelle zone più alte di questo territorio e ha un sapore molto delicato. Vista la sua straordinaria rarità, è stato incluso nella lista delle specie in pericolo critico dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), un’organizzazione che tiene traccia di tante specie di funghi in tutto il mondo.
Cover image, credit photo: depositphotos
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