“C’era una volta un re, Befè, biscotto e minè, che aveva una figlia, befiglia, biscotto e miniglia, che aveva un uccello befello, biscotto e minello…”
Alzi la mano chi, tra gli over 40, non ha mai, almeno una volta, ascoltato o recitato questa simpatica filastrocca. E la novità è che oggi si può anche… bere, proprio così, degustare in deliziose bollicine di Nerello Mascalese. L’idea è di Giuseppe Giuffrida, catanese doc, classe ’51, commercialista con la passione per il nettare di Bacco della sua azienda Al-Cantàra, a Randazzo, sull’Etna.
A dire il vero, Pucci (come è conosciuto e chiamato dagli amici) ha messo le sue bottiglie in versi, dando loro un’anima antica che affonda le radici nella migliore cultura della tradizione dialettale dell’Isola. Nascono così le sue etichette “O’ scuru o’ scuru”, Etna Rosso Doc, ed anche “Luci Luci”, Etna Bianco Doc, e, tra le altre, anche “Amuri di Fimmina e Amuri di Matri”, che interpretano in rosè l’Etna Doc, ispirate alle poesie di Nino Martoglio, autore catanese vissuto a cavallo tra l’800 ed il ‘900, noto soprattutto per le esilaranti commedie, tra cui “San Giovanni Decollato” o i “Civitoti in pretura”, giusto per citare quelle più conosciute.
Pucci, che all’età di 51 anni fu colpito dal dardo di…vino, scopre anche l’impegno civile del caustico Martoglio in sonetti. Ma, vulcanico come ‘a Muntagna (come i Catanesi chiamano l’Etna, ndr), decide di lasciarsi sorprendere dal patrimonio della “Grande Bellezza” della Sicilia. Appassionato d’arte, affida le sue bottiglie, che cura in modo certosino, all’estro creativo degli artisti ispirati dai versi non solo di Martoglio ma anche di Giovanni Meli o di Domenico Tempio, “perché con la mia “Al-Cantàra”, che in arabo significa “ponte”- spiega Pucci Giuffrida – voglio collegare fra loro arte, vino e poesia, gli elementi storici della mia terra”.
Sorride Pucci al pensiero di come la scintilla per il vino, lui abituato nella sua attività di commercialista a far quadrare i conti in un binario di regole ben disciplinate, gli abbia dischiuso quel mondo di emozioni che “custodivo da qualche parte del mio cervello – racconta – e che poi invece, di colpo, si è rivelato in tutta la gamma delle sue più diverse sfaccettature”.
Galeotto fu il corso Fisar per diventare sommelier, che le sue figlie gli regalarono sotto l’albero di Natale nel 2002, “in un momento un po’ particolare – confida Giuffrida – però fu l’occasione per conoscere il mondo del vino, che fino a quel momento era ben lontano dai miei pensieri. Mi piaceva soprattutto quell’atmosfera di allegra convivialità che si respirava e mi restò impressa una frase che disse in una lezione Gregorio Calì, maestro assaggiatore con cui poi diventammo amici: “Carusi, ‘u vinu è poesia!…”.
L’incontro con Bacco, dunque, sconvolge la vita di Pucci e lui, che fino a quel momento aveva amministrato le imprese degli altri, decide di avere un’azienda tutta sua e di mettersi a fare vino. Nel 2005 acquista l’azienda di soli tre ettari contro i 20 di oggi e nel 2008 fa appena 1.500 bottiglie della sua prima etichetta “O’ scuru, O’ Scuru” che, al suo debutto al Vinitaly, ottiene la Gran Menzione. È un successo, ma non basta. “Ero convinto che il prestigioso riconoscimento avrebbe fatto fermare le persone allo stand – ricorda Pucci divertito – ma non fu così. Ed allora, vincendo la mia timidezza, decisi che da commercialista mi sarei dovuto trasformare in commerciante e così iniziai a fermare le persone e a leggere la poesia riportata sull’etichetta e, in modo del tutto inaspettato, alcuni mi abbracciavano commossi. Solo in seguito ho capito il potere dirompente della poesia e di un buon calice di vino nel far sì che le emozioni possano rompere gli argini”.
L’imprenditore “per caso”, così, con l’enologo saccense Salvatore Rizzuto con esperienza in Borgogna e nelle Langhe, fa decollare la sua “Al-Cantàra”, spingendo il motore dell’entusiasmo e della passione. L’azienda, che si trova in contrada Feudo S. Anastasia (SP 89) nel territorio di Randazzo, a circa 620 metri s.l.m, su una superficie, dicevamo, di 20 ettari, di cui 15 vitati, coltiva i vitigni autoctoni Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante, le cui vigne risalgono al 1965 e che costituiscono la base ampelografia della DOC Etna, oltre ad altre varietà come Pinot Nero, Grecanico e Cabernet Sauvignon. La gestione dei vigneti avviene nel massimo rispetto della natura circostante, cercando di limitare al massimo i trattamenti fitosanitari, cercando il giusto equilibrio tra parete fogliare e grappoli. In annate particolarmente sfavorevoli, i trattamenti a difesa del vigneto vengono fatti a base di solo zolfo e rame. C’è anche un campo sperimentale di vitigni reliquia per un progetto con l’Ateneo catanese. Pucci Giuffrida, intanto, in questi anni ha fatto e fa incetta di premi e riconoscimenti con le sue etichette ai concorsi nazionali ed internazionali, ottenendo, tra l’altro, con il rosato “Amuri di Fimmina” la Medaglia d’Oro al Concorso Mondiale di Bruxelles 2022, l’unica siciliana nel gotha.
Non ha più bisogno di leggere le poesie, perché le conosce a memoria, declinandole con il suo tipico accento catanese, mentre versa un calice dei suoi vini, la cui produzione oggi è di circa 90mila bottiglie, di cui il 50% va all’estero. Aperta alle degustazioni ed alle visite in cantina, “Al-Cantàra” custodisce anche un piccolo museo realizzato nel casolare del 1850, la “Casa delle nocciole”, che accoglie le opere di pittori, fotografi (tra cui gli artisti Oliviero Toscani e Ferdinando Scianna), scultori e tutti i protagonisti degli eventi realizzati in questi anni dal suo instancabile patron. “Abbiamo stampato – racconta Pucci – circa 50mila cataloghi con il curriculum degli artisti partecipanti ad ogni evento. Tutte le opere sono state messe all’asta alla presenza di un notaio, perché ne garantisse la regolarità delle vendite, ed il ricavato integralmente è stato devoluto a due associazioni, una di Palermo e l’altra di Catania, che si occupano di infanzia abbandonata e di malattie rare dei bambini”. E, tra le iniziative, citiamo “StappiAmo l’arte”, dove i tappi di sughero hanno ritrovato nuova vita in piccoli capolavori, ma anche spettacoli musicali e teatrali.
In cantiere, infine, ci sono altri progetti. “Un vino da collezione vinificato in barrique di castagno da 500 litri per una produzione di 1400 bottiglie, le cui etichette saranno come delle litografie, dipinte a mano e stampate, e sto anche facendo realizzare dagli artisti dei manufatti di ceramica per l’olio “A testimonianza” prodotto in azienda”. Pucci ha ancora un sogno da realizzare. “Mi piacerebbe andare nelle scuole e portare ai bambini la poesia e la cultura dialettale delle nostre tradizioni, perché non siano dimenticate”. Lo farebbe, ne siamo sicuri, con la gioia e l’entusiasmo di chi ama “bere” la vita, ad ogni età. Anche da nonno, come lui che ha due nipotini, Emiliano e Nicolò, a cui rivolge, guardando i suoi vigneti adagiati sul versante nord dell’Etna, il suo pensiero felice.
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