Sicilianità e internazionalità. Nella filosofia produttiva dell’azienda Tonnino l’una accompagna l’altra all’insegna dell’equilibrio: principio espresso da una produzione di vino rigorosamente ‘bio’, ricavato da vitigni di varietà autoctone e d’adozione. E coltivati nel rispetto dell’alto tasso di biodiversità che caratterizza le campagne tra Alcamo e Calatafimi, dove, all’interno dello storico Baglio Ceuso, si trova la sede di questa realtà agricola che vanta una storia di 150 vendemmie e che oggi si affaccia nel mercato vitivinicolo anche con una forte propensione all’innovazione per trarre, con metodi di lavorazione e salvaguardia a bassissimo impatto, il meglio di un vigneto che si estende, oltre alle ventilate colline alcamesi davanti al Golfo di Castellammare e dietro il Monte Bonifato e le alture del Monte Inici, anche, e con superfici ben più vaste, lungo la Valle del Belice, tra Poggioreale e Contessa Entellina. Un totale di oltre 120 ettari vitati.



Nei giorni scorsi la famiglia Tonnino ha aperto per la prima volta al pubblico le porte della sua fattoria fortificata, recentemente ristrutturata, situata a breve distanza dal Baglio Florio (oggi di proprietà della famiglia Adamo): il secondo, in ordine di tempo, fatto costruire (nel 1875) da Ignazio senior dopo quello di Marsala, nel periodo in cui gli imprenditori d’origine calabrese dilatavano le loro aree d’approvvigionamento d’uva per la produzione del leggendario vino ambrato. Il Baglio Ceuso è ancora più antico: l’anno della sua costruzione è il 1860, quello dell’unificazione ancora ufficiosa dell’Italia, nel quale la raccolta delle uve Grillo, base del Marsala, segnava un business agricolo che registrava fatturati stellari già dai decenni precedenti.
Un restyling che ha riguardato non soltanto la struttura del baglio, riportato all’antico splendore nel rispetto della sua originaria architettura; ma l’immagine e la comunicazione aziendale: dalle etichette dei vini, al sito internet e i social media.


Un volto nuovo per il gruppo alcamese, tornato in particolare a produrre, dopo anni di sosta, anche il Ceuso, uno dei più grandi vini italiani da invecchiamento, nato dal sogno, circa 30 anni fa, di Giacomo Tachis, ‘principe’ della moderna enologia italiana. È proprio dal palmento e dalla cantina di questo Baglio che nasce il Ceuso, rosso di grande eleganza e struttura veniva e viene tutt’oggi prodotto.
Il tempo è come fermo in questo luogo pervaso da un’atmosfera di quiete ma anche di attenta attesa: quella imposta dai processi produttivi di grandi vini e che, qui, vengono raccontati dalle grandi vasche di cemento che ‘coccolano’ senza shock termici il vino appena nato e da bottaia con decine di barriques e tonneaux. “Sin dagli anni ’50 la mia famiglia porta avanti una viticoltura sostenibile tra le campagne di Alcamo, una zona conosciuta da millenni per la generosità dei terreni e la vocazione alla vite – racconta il titolare Antonio Tonnino – Dopo aver acquisito il Baglio Ceuso nel 2020 abbiamo attuato un accurato intervento di restauro per riconsegnare al territorio questo simbolo dell’architettura enologica siciliana”.
“La Sicilia – continua l’imprenditore – è una terra magica dove tutto cresce, acquisendo il suo imprinting. La solida tradizione agricola della nostra azienda ci ha portati a sperimentare, nel corso dei decenni, varietà autoctone, nazionali e internazionali capaci infatti di adattarsi a questi terreni sia sabbiosi che argillosi e dare così vita a espressioni del territorio peculiari e inaspettate: appunto tipicamente siciliane”. In un territorio secolarmente famoso per la produzione di vini di quantità, destinati al taglio altrove, da qualche tempo la Doc Alcamo ha cambiato marcia, grazie a un imbottigliato in crescita che circola soprattutto all’estero. Un trend al quale si allinea anche la famiglia Tonnino: “La nostra produzione annua è nell’ordine dei 3.500 ettolitri di vino, con una resa rispetto all’uva che oscilla tra il 60 e il 70%% e di cui il 25% va in bottiglia, per un totale di 150mila pezzi” – specificano in azienda.
Il 70% delle bottiglie viaggia fuori confine: “Soprattutto negli Usa, in Canada e nel Nord Europa- riprende Antonio Tonnino- di certo il mercato americano costituisce l’80% del nostro export, con ottimi posizionamenti a New York e nelle principali città del Texas, da Houston a Dallas, passando per San Antonio. La Sicilia è comunque la piazza di smercio nazionale più strategica per la nostra azienda, ma non ci interessano le quantità: crediamo non sia importante vendere pedane di bottiglie, bensì una bottiglia di vino alla persona giusta”.
Vale allora la pena passarli in rassegna i vini dell’azienda Tonnino.
Si dividono in 5 linee. Una è di vini mono varietali, con 5 prodotti: il Costa di Mezzo, un pinot grigio coltivato sulle colline di Poggioreale, che dimostra quanto l’acclimatamento di questa varietà nel terroir belicino si traduca in un vino dagli intensi profumi floreali e agrumati; Il Pizzo di Gallo, originale versione di pinot grigio dal colore ramato, ottenuta dalla macerazione delle uve a bassa temperatura; il grillo Costa del Pero, il Nero d’Avola Passo di Contessa e il Triangolo di Zabib, prodotto da uve Zibibbo. Segue la linea Mediterraneo, composta da un Sirah e da un interessante Chenin Blanc, vitigno originario della Loira, diventato specialità della produzione vinicola del Sud Africa e espresso con un suo carattere specifico da queste vigne coltivate sui terreni alluvionali del Belice. Si prosegue con le due selezioni di Grillo e Nero d’Avola battezzate Terre di Mariù: “è il nome di mia figlia e di mia madre, al cui ricordo rimandano il calore maturo e avvolgente di questi vini”, specifica Tonnino.






Poi, ecco la Ceuso, linea dedicata al grande rosso del territorio, blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Merlot; al quale si associa un Ceuso bianco. Chiude il cerchio lo Zibò, fresco vino da fine pasto ottenuto dalla migliore selezione delle uve zibibbo con sentori di albicocca, scorza di agrumi, datteri e miele.
Vini che si accompagnano alla perfezione con la produzione gastronomica del territorio.
In occasione della presentazione alla stampa del rinnovato Baglio Ceuso è stato possibile saggiare gli abbinamenti con le materie prime del territorio, manipolate dalla brigata di cucina del Rosmarina, ristorante di Castellammare del Golfo specializzato anche in servizi di catering e menù d’asporto per escursioni in barca. Da antipasti, come il Cono gelato, (una tartare di tonno, spuma di bufala, con olive nere e basilico), abbinato con il bianco della linea Mediterraneo e lo sgombro, servito con salsa di pomodorino marinato, un battuto di melanzana e patata arrosto, accostato al vino Terre di Mariù; a un primo piatto, consistente in una calamarata al pesto siciliano con tartare di gambero, abbinata al Pizzo di Gallo; per giungere a un secondo di tonno vitellato, esaltato dal Ceuso rosso. Chiusura con una delizia al limone accompagnata dallo Zibò.
Attraverso accordi anche con alcuni caseifici e piccole salumerie dell’area alcamese e belicina, fondamentali nel fornire prodotti a chilometro zero, l’azienda Tonnino avvia adesso il suo tragitto nel mondo enoturistico, ponendosi al momento come unica azienda vitivinicola della Doc Alcamo che offre ai turisti escursioni in vigna seguite da assaggi. “Abbiamo già prenotazioni, specialmente da parte di ‘enonauti’ stranieri, fino a tutto ottobre” fanno sapere dall’amministrazione. L’appuntamento che darà ufficialmente il via a questo fondamentale filone di promozione per il vino siciliano, sarà, per l’azienda alcamese, una Tasting Experience a Palazzo Bonocore, nel cuore storico di Palermo. Protagonista, neanche a dirlo, il Ceuso: il grande rosso, un po’ autoctono e un po’ internazionale, che comunica un messaggio di dialogo e interazione tra culture. Come avviene da millenni in Sicilia.
PH credits: Antonio Schembri
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