Ripartenza glamour per CVA. Lo splendido scenario della Valle dei Templi illuminata dalla luna lo scorso 24 settembre ha ospitato la serata della cantina di Canicattì guidata da Giovanni Greco per festeggiare la ripresa, tra calici di vino, piatti del territorio, musica e letteratura.Roberto Sciarratta, direttore del Parco della Valle dei Templi, ha aperto le porte di questo luogo unico e straordinario per far vivere un’esperienza multisensoriale senza precedenti a casa Barbadoro, laddove nasce il Diodoros, il Vino della Valle dei Templi prodotto da CVA, nato da vigneti coltivati ai piedi del tempio di Giunone da uve di Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, una vera bandiera delle produzioni di nicchia di questo storico territorio della campagna siciliana.
Leggerezza e fascino, il timbro della serata che ha visto anche il debutto di tre nuovi vini di un’azienda che almeno da tre lustri fa dell’autenticità il suo punto di forza. E restituisce valore (economico e sociale) alla sua stessa terra. “La storia di CVA – ha spiegato Giovanni Greco, presidente dell’azienda – non è solo un sogno realizzato – quello di 25 piccoli contadini sfardati che, nel 1969, seppero unirsi – ma la sua proiezione sul futuro per le nuove generazioni che già sono in campo e per quelle che verranno”.
Co–condotta da Nino Aiello, esperto enogastronomo di “lungo sorso”, curatore di Guide blasonate, e da Tonino Guzzo, enologo agrigentino, winemaker dell’azienda che ha capacità, riconosciutagli in ambito internazionale, di saper trarre il meglio dalle potenzialità dei vitigni siciliani, la festa è stata arricchita dalla proposta gastronomica realizzata da Fabio Gulotta del ristorante Terracotta, che ha valorizzato le materie prime di un territorio ricco di primizie e tipicità, partner di CVA nell’esecuzione di uno spartito di note olfattive e di gusto che hanno catturato sensi e prodotto “nuova memoria sensitiva”. Piacevole il ruolo di Massimo Brucato – artista, letterato e gastronomo – che in un rincorrersi di letture, suoni e canti, ha restituito appieno il valore dell’arte e della parola arguta e di praticata eloquenza. Non solo quella orale ma soprattutto quella scritta con penne del calibro di Sciascia, Pirandello, Camilleri, solo per citarne alcuni, patrimonio immateriale che non può prescindere dal vissuto dei luoghi. A ricordarlo, Felice Cavallaro, storica firma del Corriere della Sera e ideatore di quella “Strada degli scrittori” in una Sicilia della letteratura del ‘900 che, da Caltanissetta ad Agrigento, ha sancito un primato nella letteratura italiana e mondiale. Un intreccio tra terroir e genio letterario che si rispecchia anche nei vini di CVA presentati durante la serata.
Arcifà, vendemmia2020, l’esordio di un Catarratto in purezza, intenso ed elegante che già nel nome rievoca la poetica pirandelliana. Un vino sorprendente, vibrante, un fuoriclasse tra le migliori espressioni di questo vitigno in forte ascesa, in abbinamento ai crostini di pane di Perciasacchi con ricotta, bottarga e limone; del pluripremiato Fileno, il Grillo, è stata degustata l’annata 2020, che ha confermato tutto l’appeal di questo vino manifesto per la CVA, per fedeltà alle caratteristiche gusto-olfattive proprie di questo vitigno in abbinamento al macco estivo con crudo di gambero e menta; con 1934 (annata 2019), anche questo un debutto, si è goduto “il matrimonio d’amore” tra Grillo e Chardonnay, con una fermentazione in legno per questo secondo vitigno e una sosta sui lieviti di circa 8 mesi. Un vino straordinario per complessità gusto olfattiva, elegante, capace di evolversi e di durare nel tempo in abbinamento alle polpette di sarse, salsa di patate e timo selvatico. Un vino archetipo, dedicato all’anno in cui Luigi Pirandello ricevette il Nobel per la Letteratura. La degustazione è proseguita con i vini rossi della cantina agrigentina: Calìo Frappato2020, rosso giovane dal gusto fresco e leggero (novità 2021), con una piacevolezza ed armonia dei tannini davvero centrati, che ha esaltato la misticanza e lo sgombro locale. Poi è toccato al Centuno,vendemmia 2018, un Nero d’Avola moderno, dai grandi profumi e di persistenza al palato sorprendente, che ha valorizzato il roastbeef di codone di cinisana e salsa tonnata sbagliata. Infine, Diodoros, vendemmia 2016, servito con i formaggi caprini di girgentana e il Sciuscia Nero D’Avola vendemmia tardiva, che ha accompagnato il dolce principe del territorio, la Cubaita.
La cantina CVA, 900 ettari di vigneti distribuiti in 12 comuni tra le provincie di Agrigento, Caltanissetta e Palermo e che ha il suo fulcro nelle persone, a partire dai 300 e poco più soci vignaioli, segna la sua ripartenza dunque con nuovi progetti, tra cui la creazione di una linea per la GDO. Ma le novità fervono anche a casa Barbadoro. “Tra poco inizieranno i lavori per dotarla di nuovi servizi, come la cucina – spiega il direttore Sciarratta – perché i visitatori potranno anche partecipare ad esperienze legate al food. Non vendiamo prodotti – sottolinea – ma raccontiamo nelle produzioni di qualità, come il vino, l’olio evo dagli ulivi secolari tra il Tempio della Concordia e i resti dell’antica Akragas, il miele, i capperi, le mandorle, una storia lunga 2.600 anni”. E, tra le prossime nuove entrate, il formaggio di capra girgentana a caglio vegetale, estratto dagli stami del carciofo selvatico della Valle dei Templi.
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