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Isole Eolie, la sintesi della ricchezza della Sicilia. Da Antonio il Macellaio, Panarea, si celebra il gusto della dolce vita.

Antonio il Macellaio

A vederle dall’alto, le isole Eolie a nord di Messina sembrano proprio incarnare la forma e l’essenza indomabile della trinacria. Una delle sue mille sfaccettature si incarna perfettamente da Antonio il Macellaio, l’unico steackhouse di Panarea.

Da Salina, centro geografico dell’arcipelago, si diramano le tre rotte che portano alle altre isole, per altrettanti percorsi alla scoperta di uno dei mille volti della nostra isola. Così se si intraprende la direzione di Alicudi e Filicudi, si scopre la meraviglia della natura selvaggia della Sicilia; scendendo per Lipari si saggia la storia millenaria dell’isola; mentre rivolgendosi a Est si scopre la gioia di vivere il presente.
Noi di Sicilia da Gustare, sempre per rispettare il numero tre, tanto cara alla Sicilia e da sempre simbolo di perfezione, vogliamo tratteggiare questi tre profili della Sicilia dal nostro personale punto di vista, ovvero quello della tavola e dei fornelli. Ecco tre ristoranti che a loro volta riflettono tutte le mille sfumature della Sicilia: Il filippino di Lipari, baluardo della storia gastronomica dell’isola; il Therasia a Vulcano che celebra la biodiversità dell’arcipelago; Antonio il Macellaio a Panarea, una steackhouse votata al massimo godimento del palato dei commensali.

Antonio il Macellaio, Panarea

Panarea, l’isola più piccola del mediterraneo, mare a perdita d’occhio, tranne quando il profilo delle altre isole interrompono la distesa di blu. Se l’odore di salsedine suggerisce una cucina dedita al pescato, quel che troverete potrebbe stupirvi in meglio. Incastonato tra le stradine della città, si trova Antonio il Macellaio, l’unico ristorante di carne dell’isola, meta d’elezione per tutti gli amanti di bistecche e tagliate eccellenti provenienti da tutto il mondo.
L’unica steakhouse delle Eolie, ha una storia che inizia nel 1970, quando Antonio corona la sua passione per la brace in un locale che ne attrae tanti amanti quante bistecche serve. Tutto nasce dal viaggio in Sud America, quando Antonio vive un paese in cui la cultura della carne di qualità è così diffusa da essere identitaria del posto e cerca di immaginarla sintetizzata con la grande tradizione gastronomica siciliana: “La carne per passione, selezionando il prodotto migliore, utilizzando solo la parte più nobile e pregiata dell’animale per ottenere i tagli più pregiati, teneri e gustosi”.
Adesso al Timone di questa barca che, paradossalmente, non cerca pesce, c’è Marco Antonio che condivide la stessa passione del padre e vuole lasciare un’impronta altrettanto stupefacente.
A raccontarci del Filippino, a ripercorrere la sua storia, dare una fotografia del presente, e immaginare il domani, ci pensa Antonino, chef del locale.

Come descriverebbe l’identità di Antonio il Macellaio?
Il nostro locale ha un’identità molto forte e caratteristica, quindi direi che siamo unici. Ci troviamo su un’isola, mare ovunque ti giri, ma abbiamo deciso di trattare carne ed è una scelta fin dal 1970. Siamo un qualcosa di unico e caratteristico, nel senso che abbiamo carattere. Poi da quando è venuto a mancare mio padre, io sto spingendo ancora di più per essere una steackhouse che è differente perché fa la differenza. Ho trasformato un ristorante che, per quanto ‘originale’ nel contesto di Panarea, era tradizionale e ho introdotto carni pregiate e ricercate da tutto il mondo. È una mia precisa linea di azione quella di aver eliminato i tagli comuni e proporre solo l’eccezionale, con carni di altissimo livello. E ci sono riconoscimenti che mi confermano la bontà del mio operato. Nel 2021 abbiamo vinto il contest Braciami ancora e quest’anno siamo decimi classificati nella classifica delle migliori steack house migliori di Italia. Siamo l’unica classificata siciliana e la top 10 l’abbiamo contesa con nomi prestigiosi del nord, dove la cultura della carne è molto sentita.

Qual è il ricordo più bello che custodisce legato al locale?
Tengo in serbo l’immagine di mio padre quando accoglieva i clienti. Appena varcavano la soglia, si sentivano a casa ed erano sicuri di quello che stava per accadere, di quello che avrebbero mangiato. Un rapporto e un attestato di fiducia, perché la gente riconosceva il nostro lavoro.

Cosa si augura per il futuro?
Sono uno stacanovista e i traguardi raggiunti non mi bastano. Sto cercando di costruire una brand identity molto forte, ho già registrato il nuovo luogo, questo perché spero di aprire altri ristoranti.
Panarea è bellissima e suggestiva, ma resto chiuso per troppo tempo e io adoro lavorare.

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