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Intervista a MariaGrazia Barbagallo, vicepresidente AIS Sicilia. A cura di Cristina Cocuzza

Mariagrazia Barbagallo, “direttore d’orchestra” in AIS Sicilia. “ Il vino è un modello di vita che ti permette di aprire gli orizzonti e acquisire cultura e competenze. Avvicinatevi a questo mondo perché ti permette di aprirti alla vita”. La delegazione AIS Catania, prima per numero di donne.

MariaGrazia, tu sei vicepresidente AIS Sicilia, delegata AIS Catania, sei un membro attivo dell’Associazione Donne del Vino. Quanto effettivamente sta cambiando il ruolo delle donne all’interno del mondo del vino, non solo per quanto riguarda i produttori, ma per l’intero comparto?

Sono da tempo sommelier e fino a qualche anno fa era un mondo completamente maschile dove le donne non riuscivano ad essere incisive, facevano fatica a distinguersi anche nelle degustazioni e in tutto il comparto in generale. Negli ultimi anni, complice anche l’interesse, soprattutto di ragazze giovani, che con dedizione e competenza hanno iniziato ad avvicinarsi a questo mondo, si osserva una sorta di “cambiamento” dove si inizia a sdoganare il concetto che “vino è uomo”. Negli ultimi cinque anni moltissime giovani donne hanno voluto scommettere su loro stesse, lavorando in prima persona in questo mondo e riuscendo ad essere presenti sul territorio, e oggi il mondo del vino può vantare la presenza di tantissime professioniste non solo nella sommellerie, ma anche nella comunicazione, nel marketing, nell’accoglienza, nell’organizzazione di eventi e nelle cantine. É un passo importante, forse in Sicilia è iniziato un po’ dopo rispetto all’Italia ma ad oggi si assiste realmente a un cambiamento concreto.

Tu sei riuscita con dedizione a ricoprire delle cariche importanti e a diventare un esempio per molte di noi

Non è facile entrare in questo sistema, non è facile avere spazio, perché spesso la figura maschile agli occhi del mondo esterno ha più credibilità rispetto ad una donna, proprio per una tara che ha avuto negli anni che non si è ancora sdoganata del tutto. Però vedo che c’è molta più apertura, c’è molto più consenso per figure come noi che ogni giorno comunichiamo il vino. Chi lavora in questo mondo può toccare con mano questo cambiamento di vedute, in generale si guarda alle competenze di una persona e non più se è uomo o donna, forse perché i giovani la pensano in modo diverso, ecco il vino sta cambiando in questa direzione.

Come delegato AIS Sicilia sei riuscita ad organizzare grandi eventi, non ultimo la Masterclass che ha aperto questa 44° edizione della ViniMilo. Ormai quando si parla di AIS, si parla di AIS Sicilia, riuscite a fare squadra tutti insieme senza avere dei protagonismi all’interno di questa grande macchina. Come riesci a tenere le fila di tutto questo e come sei riuscita a creare questo clima di collaborazione tra le delegazioni siciliane?

Probabilmente perché io caratterialmente tendo a “fare gruppo”, non amo essere protagonista, anzi, vorrei stare sempre dietro le fila a gestire il tutto, che forse è il ruolo che mi sento meglio cucito addosso. Da qualche anno abbiamo cambiato la compagine dirigenziale, molti giovani, ragazze e ragazzi, sono entrati a fare parte attiva delle diverse delegazioni e sicuramente andiamo tutti d’accordo e riusciamo a lavorare in sinergia lasciando i protagonismi fuori. Il Presidente e l’intero Consiglio Direttivo mi hanno dato molta fiducia, lasciandomi molto spazio e forse anche per questo clima di coesione che è nato in maniera del tutto naturale, riesco ad essere incisiva, a formare un gruppo. Io dico sempre una cosa, e credo che questo mio pensiero valga nel mondo del lavoro e nella vita in generale: “Da sola non arrivi a fare completamente nulla, per organizzare, soprattutto grandi eventi, e farlo bene, hai bisogno di una squadra, di persone di fiducia accanto a te e naturalmente devi cercare di farle andare d’accordo dando dei ruoli precisi ad ogni persona”. Devi riuscire a identificare la persona con il ruolo che più le è confacente, perché spesso si può penalizzare qualcuno dandogli un compito che magari stona con le sue qualità, perché non rientra nelle sue corde. È un mondo così vasto che c’è spazio per tutti e i compiti sono tantissimi, basta trovare il giusto abbinamento tra un compito e la persona a cui viene affidato. Ecco, questo, secondo me, è il segreto del successo, fare assolutamente squadra e creare un gruppo dove tutti possano trovare il loro spazio, non essere un solista!

Quindi possiamo dire che sei come un direttore d’orchestra…

Ecco un direttore d’orchestra mi piace

ACIni diVINI, abbiamo visto questa meravigliosa manifestazione giunta alla terza edizione all’interno della quale si è tenuto il premio Salvo di Bella giunto alla seconda, come mai Acireale, come mai Piazza Duomo?

Questa scommessa è nata circa 10 anni fa, ed è nata proprio da un’idea di Salvo di Bella che aveva scommesso sulla piazza di Acireale dicendo “Ma perché non organizziamo una masterclass fuori dal contesto degli alberghi, delle strutture, proprio in piazza! Per fare vedere alla gente cosa significa degustare il vino, per far vedere quello che facciamo” così nel 2013 ci fu la prima edizione che ebbe un grande successo ma non fu più replicata. Dopo la sua morte, invece, pensando a come avremmo potuto ricordarlo è stato spontaneo per noi credere che questo sarebbe stato il modo migliore, il modo in cui magari a Salvo avrebbe fatto piacere essere ricordato. Abbiamo rimodulato il progetto cercando di migliorarci e di rivedere le criticità dello scorso anno. È un “format di piazza” che dietro ha una macchina organizzativa non indifferente. È complicato gestire al meglio 200 persone, non solo per noi, ma anche per gli sponsor, per i sommelier, è faticoso ma dà tante soddisfazioni alla fine quando vedi che l’obiettivo è stato raggiunto.

Il tema di quest’anno era lo storytelling, abbiamo visto quanto effettivamente nella realtà delle cantine che avete presentato c’era una parte di Salvo e come ogni produttore e ogni sommelier ha raccontato un aneddoto legato a questa figura che evidentemente ha lasciato un bel segno nel cuore e nella mente di tutti quanti. Avresti mai immaginato che lo storytelling si spostasse così tanto come focus proprio nel ricordo di Salvo che è stato il fil rouge, il cuore pulsante di questa manifestazione?

No, non pensavo! Il tema del racconto è nato per gioco, anche per cambiare un po’ il format e costruire un filo conduttore che potesse legare insieme 11 cantine e 11 relatori, così tutta la squadra organizzativa ha trovato nello storytelling la chiave di lettura di questa edizione. Raccontare la cantina ci è sembrato l’argomento più giusto, più degno perché Salvo Di Bella ci teneva tantissimo. Lui era un grande comunicatore, il primo comunicatore, come tanti lo amano ricordare, veniva dal mondo dell’abbigliamento però sapeva comunicare e quest’anno, credo, siamo riusciti a dare il giusto valore a quello che Lui ha sempre voluto costruire. Salvo ha iniziato 15 anni fa, quando ancora non esisteva la comunicazione nel mondo del vino, ma ha lasciato delle orme dietro sé che altri hanno percorso e che hanno contribuito col tempo a creare una comunicazione che è diventata un pilastro importante per questo mondo e che si sta ancora sviluppando. Ha vinto una cantina, Azienda Agrobiologica Salvatore D’Amico, che probabilmente molti non conoscevano, ha vinto l’uomo, la persona, il racconto, il relatore che l’ha saputo raccontare, il produttore che ci ha messo la faccia, è stato il giusto onore a Salvo di Bella. Non esiste un vino più buono o meno buono o una cantina migliore dell’altra, ormai in Sicilia siamo arrivati veramente all’eccellenza, il nostro è stato un gioco che ha lasciato al pubblico la possibilità di scegliere il vincitore.

Salvo di Bella è stato anche una figura importante per te, quanto la sua vicinanza, la sua persona ha influito nel tuo mondo, nel tuo modo di essere, e nella tua esperienza nel mondo del vino?

Io mi sono avvicinata al mondo del vino grazie a lui! Salvo aveva iniziato a seguire un corso di sommelier, io non ne capivo nulla, però era un mondo che mi appassionava. Ricordo che, quando lui riusciva già a degustare i vini, io non avevo idea di cosa parlasse, quindi mi sono messa a studiare, mi sono messa in gioco, ho scommesso su me stessa e col tempo, con lo studio, con tenacia sono riuscita a fare quello che faccio adesso. Ho realizzato questo sogno grazie a Lui, grazie anche alla sua costanza, poi le strade naturalmente sono state diverse; io mi sono dedicata più all’associazione, mentre lui si è dedicato al mondo del vino in senso stretto, andando per vigneti, a conoscere le persone, le storie, a lui piaceva stare con la gente, era un uomo di compagnia che amava comunicare e sapeva farlo davvero bene. Abbiamo scelto due aspetti diversi ma entrambi fondamentali per questo mondo, questo ci ha legato parecchio e negli anni lui amava scherzare su di noi dicendo: “Tu sei la professoressa, io sono rimasto bidello! Io voglio conoscere tutto, voglio bere tanto e voglio anche andare in giro con la gente, basta studio!”.

È stata una serata ricca di ricordi come sei riuscita ad affrontarla?

Un po’ di autocontrollo, ho cercato di mettere in stand by le emozioni e concentrarmi su quello che stavo facendo, sai, sono passati alcuni anni e forse è per questo che poi si riesce a fare in modo che l’emotività lasci spazio ad altri ricordi. Non pensavo invece che mia figlia ci riuscisse, temevo più per lei, perché è stata la prima volta che assisteva alla manifestazione e non sapeva cosa fosse e cosa aspettarsi, quindi da mamma, temevo potesse essere fragile di fronte a così tante emozioni, invece no, è stata veramente brava.

È stata bravissima e professionale! Anche perché ricordiamo è stata lei a consegnare il premio alla cantina vincitrice…

Assolutamente! Lei è un medico, è una pediatra, sì partecipa a convegni, ma non pensavo che potesse riuscire, emotivamente più che altro, a parlare di suo padre davanti alla piazza, ma devo farle i complimenti, è stato emozionante vederla così sicura su quel palco.

Questa edizione ha commosso tutti quanti perché ci ha fatto conoscere tanti aspetti di Salvo che sono emersi dai racconti dei produttori e dei relatori…

Non pensavo così tanto, ho invitato le cantine a raccontarsi al pubblico, però spontaneamente ognuno di loro, sia i produttori che i relatori, ha condiviso con tutti noi dei ricordi importanti, divertenti che hanno saputo delineare il lato più vero di Salvo. Lui era spontaneo, si faceva amare, conosceva un po’ tutti, anche se non veniva da questo mondo, ma questo mondo, il mondo del vino, lo aveva coinvolto e appassionato. Non c’è stato nulla di organizzato, è nato libero, un po’ come libero era lo spirito di Salvo.

Come sono state scelte le coppie tra produttore e sommelier?

Mi sono fatta guidare dall’istinto! Ho fiducia nella mia squadra e così alcune coppie sono nate assecondando il legame di amicizia e conoscenza tra produttore e relatore, altre sono state casuali. Posso dirti che sono stata io a volere che Chiara Russo raccontasse poi quella che è stata la Cantina vincitrice. Era un vino difficile, una cantina che forse rispetto alle altre conoscevano in pochi, ma che aveva una storia dietro che pensavo si sposasse perfettamente col racconto di Chiara. Ecco come dici tu ho fatto il direttore d’orchestra. Ho cercato di assecondare la simbiosi naturale che si poteva creare tra relatore e cantina.

Cosa ti sentiresti di dire alle ragazze che vogliono avvicinarsi a questo mondo, ma che forse non credono di averne le capacità. C’è spazio nel mondo del vino?

Sì, assolutamente c’è tanto spazio. Le donne sono più precise, studiano di più, non possiamo negarlo questo (sorride Mariagrazia). È un mondo che ha talmente spazio, che credo che possano trovare tanto lavoro e tanta soddisfazione. La mia delegazione AIS Catania è la prima in Sicilia per numero di donne e questo la dice tutta, perché significa che ho seminato tanto, significa che magari mi prendono come modello e ne sono fiera. Spesso le donne si ritirano, sono nascoste, non si fanno avanti perché pensano che non ce la potranno fare, mentre per gli uomini è diverso, loro si lanciano.

Fai parte anche dell’Associazione Donne del vino…

Sì! È un mondo che mi appartiene anche perché è proprio un mondo tutto al femminile, e nel mondo del vino ci vuole! Da qualche anno faccio parte di questa grande famiglia, mi piace! È un’associazione no profit, dove noi donne insieme condividiamo alcuni percorsi, creiamo eventi, lavoriamo in sinergia cercando anche di sostenere donne in difficoltà con le varie attività che facciamo. È una nicchia all’interno del mio mondo che mi piace tanto, perché, secondo me, dare aiuto ad altre donne, cercare di farle capire che ce la possono fare, che non devono essere “sottomesse” anche da un punto di vista economico, aiuta anche noi. Io ho iniziato a lavorare a 18 anni sono sempre stata abbastanza autonoma e indipendente, forse è stata anche fortuna la mia; ma avere avuto un’indipendenza economica che mi ha permesso di non chiedere mai niente a nessuno, mi ha aiutato a scegliere quali fossero i miei sogni e a realizzarli. Ecco, mi piacerebbe che ogni donna riuscisse a strapparsi di dosso le paure di non essere abbastanza: abbastanza forte e sicura per un lavoro, abbastanza indipendente economicamente, abbastanza donna da portare avanti la famiglia e il lavoro contemporaneamente. È una questione di equilibrio, la famiglia senza il lavoro ti completa a metà e viceversa, sono due aspetti fondamentali che ognuno di noi può riuscire a calibrare bene.

MariaGrazia siamo arrivati al momento dei saluti…

Il mondo del vino è un mondo a 360 gradi, dietro c’è tanta fatica, tanto lavoro però ci sono anche tante soddisfazioni. È un modello di vita che ti permette di aprire gli orizzonti e acquisire cultura e competenze. Avvicinatevi a questo mondo perché ti permette di aprirti alla vita.

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