Presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Catania da circa un anno, donna del vino da tre, mamma di due ragazzi e agronomo sin da quando erano in poche ad intraprendere questo percorso: Aurora Ursino è una di quelle donne che è arrivata prima di molte altre e per certi versi ha spianato la strada a tante.
Nella mitologia romana, Aurora era una dea che si rinnovava ogni giorno all’alba e così anche questa vulcanica donna catanese ha saputo evolversi e cogliere quel pizzico di buona sorte in cui si è imbattuta nei suoi quarantanove anni di vita. Sebbene possa sembrare un’espressione ossimorica, è stato davvero il caso a riordinare le carte in diverse occasioni preziose per lei. Dopo il liceo Aurora ha studiato agraria per passione pura, non è infatti una “figlia d’arte”, e non dovete immaginarla neanche a crescere in mezzo a sconfinate distese di terra. Un percorso di studi quello che ha intrapreso, che all’epoca vedeva davvero poche giovani sceglierlo, eppure il suo è stato sin da subito istinto. È un agronomo – ad Aurora Ursino non piacciono le “storpiature” forzatamente al femminile di termini nati al maschile – sovente una di quelle figure tecniche che tende ad essere associata agli uomini, ma sono proprio le donne come lei a compiere piccole e silenti rivoluzioni. Oggi, come è la stessa Ursino a sottolineare, le iscritte all’albo dei dottori agronomi sono molte di più che in passato, un’inversione di rotta è quindi in atto.
Da tempo, insieme al compagno Roberto, ha uno studio di consulenza a Catania nel quale si occupano di viticoltura, in particolar modo di progettazione in ambito vitivinicolo e di supporto alle cantine già esistenti nel loro processo di rinnovamento.
L’interesse per il vino, assolutamente viscerale, è nato in tempi non sospetti: circa quindici anni fa, Aurora e Roberto lavoravano per un’azienda piemontese con il ruolo di seguire alcune cantine che stavano iniziando ad investire nell’area dell’Etna; all’epoca non era un fenomeno così in voga come diventerà anni dopo e i primi furono dei veri pionieri. Tra Chianti e Barolo, iniziando a frequentare importanti manifestazioni come il Vinitaly, con i progetti emergenti nella zona etnea, Aurora inizia pian piano a lasciarsi assorbire da quel mondo del vino che fino a quel momento aveva osservato con occhi puramente tecnici. Ancora una volta la buona sorte, sicuramente meritata nel suo caso, la inserisce in un contesto positivo e nel momento più favorevole: Aurora e Roberto, lungimiranti rispetto a quello che si sarebbe rivelato un fenomeno in ascesa dei vini etnei, optano per un’inversione di rotta e scelgono di lasciare quel lavoro per tornare a vivere in Sicilia. Sarebbe stato un vero peccato lasciare tali competenze lontano da casa. Un piccolo salto nel vuoto mitigato dall’essere a casa il loro, ma pur sempre un rischio. Sono stati premiati però, gli anni successivi ce lo insegnano e, nel loro piccolo, anche loro due, insieme a tanti altri colleghi, hanno contribuito alla crescita di quell’area fino a ciò che è oggi.
Pian piano quell’interesse per il vino a 360° è cresciuto al punto tale da iniziare persino un corso di sommelier che, nel caso di Aurora che era astemia, è stato una sorta di rivelazione di tutto quel mondo. Per suggerire i percorsi migliori a chi vuole produrre vino del resto bisogna conoscerlo a fondo, ben oltre le competenze meramente tecniche. Il principale interesse per i produttori è indubbiamente il prodotto finito, e come poteva Aurora condurre sino a quell’obiettivo senza sapere prima cosa fosse davvero il vino e come produrlo?! Da quel momento ha iniziato ad osservare i vigneti attraverso un punto di vista totalmente differente, non più una conoscenza parziale come era stata fino ad allora.
Diventa consequenziale dopo un po’ di tempo, sebbene anche qui sia stato il caso a mettere lo zampino, il suo ingresso nell’associazione “Le donne del vino”. Tutto è iniziato con un viaggio a Montalcino, lì scopre la figura di Donatella Cinelli Colombini, all’epoca presidente nazionale dell’associazione e, per pura curiosità personale inizia a documentarsi meglio. È il 2021 quando comprende che le sue competenze possono essere utili al servizio dell’associazione, come si riveleranno poco dopo nella moltitudine di progetti seguiti su vari fronti.
Aurora Ursino è una donna in un mondo che è stato a lungo declinato quasi interamente al maschile eppure, nonostante riconosca le maggiori difficoltà inevitabilmente riscontrate da una donna che svolge la libera pro- fessione in uno stato come è l’Italia, dove le politiche del welfare sono lacunose, quello che vuole diffondere è un messaggio positivo. Secondo Aurora è la perseveranza a fare la differenza, a prescindere dal genere sessua- le. A lei la tenacia non è mai mancata, ed è proprio ciò che serve ad emergere. Ogni storia è a sè, per le donne che decidono di affiancare al lavoro anche la vita familiare i gradini della scalata sono più ripidi, nonostante ciò pensa sia l’impegno a fare la differenza, perchè chi è valido, prima o dopo, emergerà comunque.
Aggiungi un commento