La prima parte di questa intervista (la trovi qui) si concludeva col seguente interrogativo.
5. A cosa si é ispirato per questo nuovo progetto di cantina?
“Abbiamo lavorato su tre leve: il territorio, il soggetto e l’oggetto. Territorio come scena di un racconto complessivo, perché il problema più delicato era una vecchia immagine che non ne teneva conto.. Non si può infatti raccontare Casa Grazia senza accorgersi che i terreni sono a ferro di cavallo e al centro hanno un lago. Quindi la prima cosa che abbiamo fatto, è stato fotografare il territorio e trasferirlo dentro il restyling del marchio con l’adozione dei colori istituzionali e quel quel verde, è stato battezzato per l’appunto, verde lago. Il diadema, trasformato in due foglie di vite, con la creazione di un vuoto centrale come se fosse la metafora del lago e dei terreni. Nella sagoma interna abbiamo creato un giglio che ha un valore intrinseco legato alla religiosità.
Abbiamo lavorato anche sull’innovazione delle etichette facendo sì che ognuna fosse diversa dalle altre, perchè ciascuna potesse “declinare” la personalità di un vino. E’ stato coinvolto l’illustratore Angelo Ruta, tra i più noti in Italia, originario di Modica, che con un tocco di contemporaneità ha “raccontato” etichetta per etichetta con una serigrafia leggera come se fosse un ricamo, un tessuto ornato, una storia. Da lí alla cantina il passaggio è stato veloce . Situata a pochi centinaia di metri dal lago Biviere, ha attorno terreni e fabbricati che vennero acquisiti da Salvatore Ardisio che, insieme a Don Luigi Sturzo, fondò il partito popolare in Italia. Non avendo figli, donó ai Salesiani questa struttura e, solo di recente, hanno dismesso molte proprietà in giro per l’italia. La famiglia Brunetti ha rilevato la struttura che già in parte era stata di fatto utilizzata a cantina con il proposito di dare continuità ad una vocazione. Tradizione ed innovazione insieme per esaltare il fascino antico di un luogo denso di memorie. E’ stato un lavoro di restauro che ha preservato l’antica bellezza dei cocci di pietra a vista, delle capriate. Alla barricaia, abbiamo impresso uno slancio di modernità, non stridente , utilizzando un tubo d’ acciaio tra le capriate per umidificare la barricaia e, per il pavimento, abbiamo scelto le marmette in perlato di Sicilia che riproducono tutti i colori di Casa Grazia, quasi a formare un patchwork apparentemente caotico . Tutto è stato curato nei dettagli, riannodando le trame del tempo. Per la porta della cantina, ad esempio, abbiamo utilizzato delle botti da 25 mila litri che erano lì da decenni e decenni, tutte in castagno, le abbiamo smontate e piallate , tutto nel riutilizzo filologico materico. All’esterno, tutte le aree sono rivestite di pietra lavica, quasi il preludio di un nuovo inizio dell’azienda in un terrazzamento etneo. Chissà…
6. Lei è entrato di diritto nel novero delle eccellenze italiane, vincendo il “Compasso d’oro 2020”, menzione d’onore. Dove la porterà questo premio?
“Il problema più delicato che ho caratterialmente è che io non mi godo così tanto le cose che mi accadono. Immediatamente ne sento la responsabilità, spingere ancora di più sul futuro e questo non tanto per me quanto per i giovani perchè abbiamo il dovere di costruire un ponte che possa proiettarli verso nuove prospettive, perchè saranno loro poi i registri con cui le aziende si confronteranno. Per ciò che mi riguarda sono un professore di 50 anni, che ha già alle spalle oltre 27 anni di professione, i primi locali notturni li ho iniziati a progettare al secondo anno di università, quindi sotto questo profilo ho già un percorso”.
7. Ma tutti però abbiamo dei sogni, mi parli del suo.
“ Il mio sogno riguarda il futuro dei giovani, perchè possano realizzarsi in questa Sicilia che veramente possiede tante potenzialità e fortunatamente sono in molti ad aver capito che l’agricoltura non si fa soltanto con la zappa ma che ha bisogno di progettualità, di studio , di ricerca. In provincia di Ragusa, ad esempio, sono molti i giovani che hanno deciso di restare creando delle startup agricole innovative , sotto il profilo colturale e culturale soprattutto. Un modello da ripetere.”
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