Site logo

Il Rinascimento dei vini siciliani: una storia simile a quella dei Super Tuscan

La Toscana svetta in testa alle classifiche mondiali quale regione vinicola d’eccellenza di lunga data. Questa riconoscenza non è immeritata, ma, forse, tende a oscurare altri grandi patrimoni vinicoli che il nostro Paese sostiene e alimenta dall’antichità. La storia che vogliamo raccontare prende spunto proprio dal patrimonio culturale e storico che si cela dietro i Super Tuscan, come il vino Sassicaia, simbolo di un Rinascimento nel quale si intravedono molte somiglianze con la storia dei vini siciliani.

La svolta di Super Tuscan

La storia dei Super Tuscan rappresenta una delle più importanti rivoluzioni enologiche in Italia. Il termine non si riferisce a una categoria ufficiale di vino, ma è un’etichetta informale usata per descrivere vini che hanno rotto con le rigide tradizioni locali e le normative del disciplinare DOC.

Negli anni ’60 e ’70 molti produttori toscani, soprattutto nella zona di Bolgheri e nel Chianti, erano insoddisfatti delle regole imposte dal disciplinare del Chianti DOC; esse imponevano l’uso di vitigni autoctoni, come il Sangiovese, spesso mescolati con uve bianche, come il Trebbiano, che venivano considerate poco adatte a produrre vini di qualità superiore.

Anzi, l’uso dei vitigni internazionali non era permesso per i vini DOC, e chi li utilizzava doveva classificare i propri vini come Vino da Tavola, la categoria più bassa nella gerarchia del vino italiano.

Uno dei pionieri di questo movimento fu Mario Incisa della Rocchetta, proprietario della tenuta San Guido, situata nella zona di Bolgheri. Egli piantò vitigni di Cabernet Sauvignon sulle colline della sua tenuta per anni ma il vino prodotto, chiamato Sassicaia, fu consumato solo privatamente.

Nel 1968, però, il Sassicaia fu imbottigliato e venduto al pubblico per la prima volta come semplice vino da tavola e, grazie alla sua straordinaria qualità, raggiunse rapidamente il successo.

La rivoluzione dei Super Tuscan

Dopo il Sassicaia, altre cantine toscane iniziarono a produrre vini di alta qualità con vitigni internazionali. Tra i più celebri, troviamo Tignanello, Ornellaia e Solaia i quali, pur non appartenendo alle denominazioni DOC o DOCG, ottennero riconoscimenti internazionali e di rilievo, al punto da proiettare la Toscana sulla scena vinicola mondiale.

Di fronte all’enorme successo di questi vini, le autorità italiane furono costrette a riconsiderare le proprie regole. Nel 1992 fu introdotta la classificazione IGT (Indicazione Geografica Tipica), che permetteva una maggiore libertà ai produttori, inclusa la possibilità di usare vitigni internazionali. Molti dei Super Tuscan furono riclassificati sotto questa categoria.

Come la Toscana negli anni ’60, anche la Sicilia ha vissuto un lungo periodo in cui il suo potenziale vinicolo è stato limitato da pratiche tradizionali e da una produzione orientata verso la quantità. In passato, infatti, la Sicilia era conosciuta soprattutto per la produzione di vini sfusi o da taglio, utilizzati per rafforzare altri vini europei.

Il rinascimento vinicolo siciliano

A partire dagli anni ’90, una nuova generazione di produttori siciliani ha iniziato a rivalutare il patrimonio vitivinicolo dell’isola, puntando su vitigni autoctoni di grande pregio come il Nero d’Avola, il Grillo, il Frappato e il Carricante, ma anche sperimentando con vitigni internazionali come il Syrah, il Cabernet Sauvignon e il Merlot, proprio come accadde in Toscana.

In conclusione, proprio come i Super Tuscan hanno ridefinito il panorama vinicolo toscano, il rinascimento dei vini siciliani ha permesso all’isola di riconquistare il suo posto d’onore tra le grandi regioni vinicole del mondo, con un focus su qualità, sostenibilità e varietà autoctone.

Ultimi articoli

Seguici

  • No comments yet.
  • Aggiungi un commento

    Potresti essere interessato a