Assovini Sicilia nasce da un’idea e da un progetto di ben trentasei anni fa (1988), ideato e portato avanti dalle aziende Donnafugata, Planeta e Tasca d’Almerita, nonché dai loro founder, Giacomo Rallo per Donnafugata, Diego Planeta per l’omonima azienda e Lucio Tasca d’Almerita per Tasca d‘Almerita, proprio per dare la giusta importanza ed il dovuto valore al vino siciliano. Lo slancio definitivo lo si ha alla fine degli anni ’90 quando venne chiamato il “padre” dell’enologia moderna, Giacomo Tachis, fautore del Rinascimento enologico siciliano. Assovini, con le sue 91 aziende, storiche e giovani, che rappresentano il composito continente vitivinicolo dell’Isola, ha festeggiato quest’anno il suo primo quarto di secolo. Un work in progress dinamico nel segno della qualità e della valorizzazione del vino siciliano nel mondo, con le sue D.O.C., e della salvaguardia dei vitigni autoctoni. Un esempio su tutti è quello del vitigno Nero d’Avola che è presente su tutta la Sicilia e che in tantissimi disciplinari e Denominazioni di Origine Controllata rientra come vitigno principale e che allo stesso tempo assume connotazioni diverse tramite i differenti terroir nei quali viene coltivato. E sono i numeri che meglio fotografano la realtà di ciò che in questi anni Assovini ha realizzato : con le sue aziende associate vanta infatti un potenziale di ben novecento etichette che rientrano in ben il 95% di D. O. C., sono numeri che riescono ad esprimere tutto quello che è stato fatto.
Per la 44a edizione della ViniMilo Assovini Sicilia ha organizzato una masterclass con dodici vini che hanno ripercorso diversi territori della Sicilia ed hanno dato ai partecipanti la possibilità di “viaggiare” virtualmente da Milo, sull’Etna, verso luoghi nei quali hanno preso “vita” i vini e soprattutto grazie alle varie differenze di terroir come ogni vino in Sicilia possa essere un qualcosa di unico. Quattro vini bianchi, sette rossi ed un Marsala sono stati i protagonisti della serata. Iniziando con la Malvasia delle Lipari (vinificata in secco) di Cantine Colosi, per concludere con la Marsala Vergine di Florio non è stato fatto un tragitto a livello di distanze e di luoghi, ma anche di storia e di tempo. Secca del Faro 2022 I. G. P. Salina è un vino bianco ottenuto da Malvasia. Vinificato in secco è un vino dalle molteplici sfaccettature. Sentori di cedro, frutta esotica (ananas disidratato), salvia, lieve accenno di mentuccia. Il sorso è di grande personalità e con una buona corrispondenza gusto – olfattiva. Buona freschezza e finale salmastro. Il secondo vino è sempre un bianco ed un vino che ha iniziato a tracciare la storia dei vini siciliani. Il Bianca di Valguarnera è un vino che ha saputo affrontare il tempo, dimostrando non solo di non perdere qualcosa con il passare degli anni, ma anzi tutto il contrario. Prodotto da Duca di Salaparuta, Bianca di Valguarnera 2021 D. O. C. Sicilia, Inzolia in purezza si presenta con un bouquet ancora chiuso, dal quale è possibile sentire il passaggio in botte. Con il passare dei minuti il corredo aromatico si arricchisce con note di sottobosco, funghi e mandorla. Sorso di spessore con una struttura che si fa sentire. Lungo, con una progressione veramente notevole. Va atteso per poterne apprezzare in pieno le potenzialità. Il terzo vino (sempre bianco) è stato il Vigna San Francesco Chardonnay 2022 D. O. C. Sicilia di Tasca d’Almerita. Dopo un vino come il Bianca di Valguarnera, avere un bianco che riesca a tenere il passo, non è una cosa semplice, ma il Vigna San Francesco riesce a svolgere il suo compito egregiamente. Profumi ricchi ed intensi. Quasi opulenti. Si sentono gli aromi del vitigno con sentori di nocciola e la nota terziaria della vaniglia data dal passaggio in botte. Riesce a far combaciare le componenti dure e morbide. Fresco all’assaggio ed allo stesso tempo “potente” con la componente alcolica. Persistenza buona. La retrolfattiva conferma il passaggio in botte. Il Vigna San Francesco di Tasca d’Almerita è un altro vino bianco che necessita di tempo per dare il meglio di se. Da Sclafani Bagni (PA) ci si sposta a Menfi (AG) sempre con uno Chardonnay. Stesso vitigno, territori, clima e caratteristiche diverse, fanno si che si abbia un vino diverso (come è giusto che sia). Lo Chardonnay 2022 D. O. C. Menfi prodotto da Planeta si presenta con aromi fruttati (pesca), dando effluvi di nota vanigliata per poi far venire fuori l’aroma del vitigno con sentori burrosi e di nocciola. Sorso pieno, accompagnata da una freschezza che completa ed un finale leggermente sapido. Buona persistenza.
Si passa ai vini rossi. Il primo è il Cerasuolo di Vittoria 2020 D. O. C. G. di C. O. S. (acronimo di Cilia, Occhipinti, Strano). Fruttato, con sentori di ciliegia per poi essere arricchita da note balsamiche ed accenni di spezie e di cardamomo. Sorso agile e scattante con una buona freschezza e tannini fini per nulla invadenti. Buona persistenza. Da un estremo all’altro, ovvero da Vittoria (RG) a ridosso di Messina. Della Cantina Palari, si degusta il Rosso del Soprano 2017 I. G. T. Terre Siciliane. Vino ottenuto da Nerello Mascalese, Nocera e Nerello Cappuccio, riesce a fornire tutte le caratteristiche di un Pharo. I sentori terziari si fanno sentire con note di cuoio, liquirizia, nota balsamica, per poi dare spazio ad humus e piccoli frutti di bosco. Sorso fluido grazie alla verticalità che ha e funge da asse portante, nonché fare da richiamo per i tannini lunghi e fini. Appagante ed elegante con una persistenza ed una progressione buone. Nel territorio di Adrano sorge il Castello di Solicchiata, dove l’enologia etnea ha avuto le sue fondamenta. Dall’omonima azienda viene assaggiato Il Boschetto – Pinot Nero 2014 I. G. T. Terre Siciliane. Il suo corredo aromatico è composto da humus, violetta, pietra focaia e rosmarino. Bevendolo si evince la nota tannica ed a sua volta la spalla acida. Le componenti dure sovrastano quelle morbide, rendendolo al sorso sbilanciato. Lungo. L’ottavo vino rappresenta uno spaccato di storia recente dell’enologia siciliana. Il Sanloré è un Nero d’Avola e bisogna dare merito alla cantina Gulfi di aver continuato non solo a produrre Nero d’Avola, ma soprattutto a credere in questo vitigno, producendone diversi dalle varie vigne di proprietà che si trovano in vari posti del territorio ragusano. Sanloré 2019 D. O. C. Sicilia è una valida dimostrazione di come un vino prodotto da Nero d’Avola in purezza possa essere valido ed abbia tante cose da dire. Avvicinando il calice si sente un’implosione di aromi e profumi, dove si evincono arancia, scorza d’arancia, nota balsamica, carruba e mora. Sorso fluido e dinamico con una buona e piacevole armonia. Le componenti dure e morbide trovano un buon equilibrio rendendo la beva accattivante e di grande eleganza. Lungo con una bella progressione e buona persistenza. Da un monovitigno si passa ad un blend di ben quattro vitigni, Nero d’Avola, Perricone, Frappato e Nerello Cappuccio. Il Quater Vinis Rosso 2020 D. O. C. Sicilia, di Firriato punta sulla piacioneria e sull’accoppiare vitigni di grande personalità e vitigni di estrema duttilità e facilità. Frutta in evidenza con sentori balsamici ed accenni di frutta secca. Al sorso è quasi “croccante” con una freschezza in bella mostra e tannini non invadenti. Persistenza discreta. Si passa a degustare un altro vino ottenuto da un blend di almeno tre vitigni (Nero d’Avola, Petit Verdot, Syrah ed altri), ma che per certi versi per quanto detto all’inizio è la rappresentazione di Assovini Sicilia. Il Mille e una Notte di Donnafugata nasce con la collaborazione di Giacomo Tachis. Il millesimo degustato è stato il 2019. I sentori di frutta con la ciliegia emergono subito, poi vengono fuori accenni di scorza d’arancia, foglia di tea (grazie al Petit Verdot) e di rabarbaro. Beva piacevole, dinamica e fluida con un buon equilibrio fra tannini, freschezza e la componente alcolica. Il passaggio in legno si è integrato e lo arricchisce donandogli una lunghezza di sorso. Trama tannica fine. L’ultimo rosso è un vitigno poco conosciuto il Mondeuse, originario dell’Alta Savoia, che viene vinificato da Cottanera sull’Etna dal quale si ottiene L’Ardenza 2020 D. O. C. Sicilia. Il suo corredo aromatico è di terra bagnata, lieve nota erbacea ed accenni di arancia e mora. Di carattere alla beva, con una freschezza che è in evidenza e tannini di richiamo. Persistenza buona. Per concludere il Marsala Vergine 2006 di Florio. Un vino che affronta il tempo in maniera indomita e senza alcuna paura. Sembra che il tempo rallenti e non faccia sentire il passare degli anni. Fa sentire il sentore di liquoroso, frutta candita, pan di Spagna, uva sultanina. Un sorso “importante” che necessita di essere accompagnato, anche dalla meditazione. Dolce, polposo, di estrema personalità. Lungo.
Un percorso lungo venticinque anni che allo stesso tempo con dodici vini che hanno avuto qualcosa da dire ed hanno accompagnato una serata. Dai vitigni internazionali che hanno dato il là ai vini “siciliani”, ai vitigni locali come l’Inzolia che sono un pezzo di storia enologica sicula, al Cerasuolo di Vittoria unica D. O. C. G. siciliana, per andare a piccole ma interessanti realtà come la zona di Messina, oppure al Nero d’Avola che ha vissuto tempi gloriosi, ma che allo stesso tempo grazie alla tenacia di alcuni produttori, viene ampiamente dimostrato come sia un vitigno che ha tanto da dare, fino ad arrivare vitigni poco conosciuti che nel territorio siculo sono in grado di avere una propria personalità, fino ad arrivare a vini “eterni” come il Marsala.
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