“Non siamo snob, né sponsorizziamo prodotti di nicchia o dai prezzi proibitivi. Siamo, invece, da sempre vicini a contadini, produttori e consumatori. Combattiamo lavoro nero e sfruttamento. Giriamo tanto e rispondiamo alle segnalazioni in prima persona. Conquistare la chiocciola sul prodotto è un supporto, ma non sempre è un vanto. È, piuttosto, un campanello d’allarme, che quell’ingrediente si sta estinguendo e che va tutelato”.
Ha le idee chiare Anastasia De Luca, da pochi mesi riconfermata alla guida della condotta Slow Food Etna, di cui terrà le redini per altri 4 anni. Idee che tracciano il percorso intrapreso da sempre da Slow Food e che veicola con squadra e associati agli appuntamenti. Niente degustazioni tecniche o chilometriche conferenze, piuttosto incontri e cene conviviali, per stare insieme, assaporando prodotti “giusti, puliti e genuini”. “I nostri – spiega De Luca – sono eventi volti a valorizzare prodotti del territorio etneo, ma non solo, siciliano in generale, per educare i partecipanti ai gusti più reconditi e riscoprire il vero valore del cibo. In Sicilia abbiamo circa 50 prodotti di presidio, significa che per 50 volte abbiamo rischiato di perderli”.
Due esempi di eventi gradevoli, dopo la riapertura post-Covid, sono stati uno a Catania, nel locale Mooddika, dello chef Williams Cioffi, e l’altro da Murgo, Tenuta San Michele, a Santa Venerina (CT). All’evento di Catania sono intervenute tre cantine del versante Est dell’isola: Rio Favara di Ispica (RG), Irene Badalà e Tenuta Mannino dei Plachi, queste ultime due dell’Etna. I vini Badalà e Rio Favara sono presenti nella Guida Slow Wine, poiché presentano, tra le caratteristiche richieste, quella di coltivare esclusivamente vitigni autoctoni. I vini sono stati abbinati a prodotti del paniere Slow Food: Primosale di Giarratana con miele e pistacchio di Bronte; Chips di patate di Giarre con le sue salse; Pizzoli con salsiccia di suino nero e caciocavallo ragusano; Parmigianina su pappa al pomodoro siccagno di Valledolmo; Salumi e formaggi siciliani; Granite alla mandorla e al cioccolato.
“Abbiamo fatto provare il nostro Etna Rosso Doc 2018, nerello mascalese in purezza, e l’Etna Rosato Doc Contrada Santo Spirito, un cru del 2019, anch’esso nerello mascalese in purezza – ha detto la produttrice Irene Badalà. – Purtroppo, durante la pandemia ci siamo fermati, mentre normalmente esportiamo in USA, Canada, Inghilterra, Svizzera e Germania. Con il 2021 l’estero è ripartito prima del mercato interno e sono ricominciate le vendite. Produciamo circa 7000 bottiglie, con passione e amore per il territorio. Siamo una cantina sartoriale e potremmo chiamare per nome ogni singola pianta del vigneto. Imbottigliamo dal 2011”.
“Tenute Mannino dei Plachi ha proposto, invece, il Rosato 2019 Arì Etna, da nerello mascalese con piccole percentuali di nerello cappuccio – ha spiegato Giorgio Mannino. – Il periodo è difficile e ci salva l’estero. Stiamo ristrutturando la cantina madre in contrada Pietramarina. Abbiamo tre nuclei: alla Piana di Catania, con 60 ettari e l’antico palmento del 1810. Poi, al Gelso Bianco, ed infine nella Tenuta Sciarelle, a Viagrande. Abbiamo diviso i vigneti: quelli a bacca rossa sul versante nord dell’Etna, per la migliore esposizione ai raggi solari e per il suolo, e sul versante sud est, invece, a bacca bianca, carricante e catarratto. Io sono la sesta generazione dell’azienda”.
A raccontare Rio Favara, azienda a conduzione familiare di Ispica, è stata invece Clementina Padova: “Mio padre, Massimo, ha avviato l’attività nel 1994, su terreni che abbiamo dal 1920 nel Val di Noto. Abbiamo scelto la produzione di vini territoriali. Facciamo tre rossi diversi da nero d’Avola, che si differenziano per raccolta, vendemmia e vinificazione. Mentre per i bianchi facciamo un metodo classico da uve di grillo e moscato e una piccola percentuale di vitigni reliquia. Stasera abbiamo scelto le bollicine metodo classico, 36 mesi sui lieviti, spumantizzate in cantina. Abbiamo degustato Nsajar, che significa “provare” in termini di sfida. Facciamo 90mila bottiglie, molte esportate in USA, Australia ed Europa”.
Gradevole, infine, anche l’appuntamento da Murgo, coi vini della Tenuta abbinati a Macco di fave; Fiori di zucca; Caponata; Insalata di Trunzo; Parmigiana; Involtini di zucchine; Cavolo viola in agrodolce; Arancinetti al pistacchio; Pasta fresca con zafferano dell’Etna; arrosto con patate; Torta Caprese al cioccolato bianco con gelato.
Santi Di Fede
28/07/2021 alle 14:46Piacerebbe essere contattato per eventuali manifestazioni
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