“Pur essendo senza dubbio il miglior cuoco di Siracusa, non era ancora riuscito a compiere il grande salto e a mettersi in proprio. Fui io a convincerlo ad accettare il rischio di aprire un suo ristorante. Così nacque il Don Camillo”, racconta Giovanni Guarneri, i cui occhi si illuminano di riconoscente nostalgia al ricordo del padre. Lo incontriamo a Modica, al Caffè Letterario Hemingway, per la presentazione del libro autobiografico “Cu mancia fa muddichi”, dedicato ai primi trent’anni del ristorante che è oggi tappa d’obbligo per gli amanti della buona cucina in visita ad Ortigia.
L’evento è stato organizzato dall’Hemingway in collaborazione con l’Antica Dolceria Bonajuto e con Thalass Glass Plates Design che, per l’occasione, ha creato una linea di piatti in vetro decorati con il ritratto che il pittore Salvatore Fiume realizzò a penna e donò a Don Camillo nel 1986. Ad introdurre la presentazione, è stato il ricercatore Marco Blanco.
Chiediamo all’autore di svelarci le ragioni della scelta di un titolo come questo. E lo chef Guarneri, sorridendo e principiando a gesticolare affabilmente, prende le mosse dal significato comunemente attribuito alla nota espressione dialettale: “Chi da inizio a qualcosa, inevitabilmente, determina delle conseguenze, in positivo o in negativo. Queste conseguenze sono i muddichi, seminate lungo il cammino trentennale.” Ma i muddichi sono anche le tracce lasciate dagli ospiti – molti illustri – che hanno preso posto ai tavoli del Don Camillo, a partire dal primo cliente, l’anziano ragionier Gozzo, che alle 12.45 del 14 agosto 1985 varcò la soglia del ristorante, esattamente un quarto d’ora dopo l’apertura. Da allora, ogni 14 di agosto, a pranzo, il ragioniere era ospite del Don Camillo e, ogni anno, ricevuto l’invito, esclamava tutto contento: “Ma davvero sono stato il primo? Ma allora sono stato un pazzo!”
Il libro – edito da Sampognaro & Pupi – è una piacevole raccolta di episodi, incontri, rilassate conversazioni di fine pranzo, o di fine cena. Ed è anche il racconto di un itinerario che, dall’ortigiana via delle Maestranze, vede Guarneri viaggiare per l’Italia e per l’Europa, portandolo poi in Russia, California, Giappone e Brasile, a diffondere e promuovere la cultura siciliana del cibo. Da questi viaggi il patron e chef del Don Camillo è tornato nella sua Siracusa con un inestimabile bagaglio di esperienze e di conoscenze, le cui tracce – o forse dovrei scrivere i muddichi – sono generosamente impresse nelle pagine di questa autobiografia e sono, sempre senza parsimonia, profuse nella ricchezza dei suoi piatti.