La carpa nella simbologia giapponese è l’alter ego del samurai: coraggioso, forte e paziente, come il nostro protagonista che la carpa l’ha tatuata nel corpo, colorata e vivida a ricordo del “reset” che un bel giorno gli fece dire basta e cambiare pelle.
Spesso la vita concede momenti bui come necessari bivi per farci capire che il nostro percorso non è eterno e darci la possibilità di scegliere di realizzare i nostri sogni con coraggio e incoscienza o di rimanere ancorati alla nostra zona comfort, per ingoiarne sicurezza.
Il reset per l’avvocato Siviglia arrivò con un carcinoma che diventò un faro illuminante per la mente e l’anima, facendo uscire allo scoperto desideri e insoddisfazioni. I primi hanno vinto. Fortunatamente.
La passione per la cucina c’era sempre stata ma fu una sera come tante, davanti a un ottimo sushi che si accese una lampadina e guidò la sua passione verso Oriente; avversato da tutti che la reputavano una follia, ma con decisione tale da non lasciare margine di trattativa Gianmaria decise di abbandonare toga, studio e tribunali per frequentare un master con l’ambasciatore ufficiale della cucina e cultura giapponese in Italia, Hirohiko Shoda. Perché le cose si fanno per bene.
E se dal dubbio nacque la certezza, da un magazzino nacque un ristorante: Asahi Zushi!
Un ristorante di trenta posti circa, un ambiente elegante, caldo, ravvivato dai colori accesi del banco per le preparazioni “a vista” e da qualche pennellata alle pareti che uniti al concept minimalista dell’arredo e della mise en place, creano un contesto accogliente.
Ma perché dovremmo andare a San Giuseppe Jato per mangiare cucina giapponese? Abbiamo l’imbarazzo della scelta.
Il sushi di Gianmaria Siviglia è creato al “momento” non esiste nulla di pronto, ecco perché potete dimenticare il tipico “all you can eat”, il pesce è fresco, sfilettato al momento. E’ per lo più pesce azzurro, dalla sarda allo sgombro, passando per ricciola, anguilla e piccoli capolavori artistici con polpa di ricci e ostriche. Le salse sono home made seguendo tempi e procedimenti della tradizione giapponese. Il tavolo non è “rivenduto”, perché si mangia con la stessa calma con la quale si è cucinato.
Ma vediamo nel dettaglio le portate che abbiamo provato, posto che la scelta è estremamente ampia e la potete trovare su www.asahizushi1.it . Interessante anche la carta dei vini e dei distillati.
– Amuse bouche: (piatto che cambia con le stagioni) piccola polpetta di riso Koshihikari tempurata e amalgamata con zenzero fresco; all’interno troviamo salmone, tonno, cozze e vongole, guarnita con topping di maionese kewpie e infine servita su salsa teriyaki. Le salse, fatte da Gianmaria, sono delicate soprattutto la teriyaki ha una sapidità contenuta che esalta il boccone – che deve essere unico – senza prevalere sull’insieme. Al gusto questo entrée risulta molto gradevole con un giusto mix di dolce, piccante, sapido e croccante.
– Nigiri, di triglia, sarda, anguilla e tonno con sotto il wasabi; tutto il pesce è intagliato e decorato come una miniatura, i filetti hanno una consistenza perfetta, sono morbidi, ciascuno diversamente lavorato. Al gusto il complesso tra pesce e riso risulta saporito ma delicato. Estremamente difficile dire quale sia il più buono, sono mix perfetti in cui il riso, nella sua leggerezza, diventa quasi evanescente, non appesantisce ma accompagna.
– Uramaki, dell’ampia scelta ne abbiamo selezionati due tipi: il Black Sea con polpa di ricci, riso amalgamato con nero di seppia e tonno con topping di tartare di gambero rosso, tobiko al wasabi e fili di peperoncino giapponese e il White, con spigola e avocado con topping di ostrica, ikura e salsa ponzu. Prima che il gusto colpisce l’effetto scenico: colorato, essenziale e costruito alla perfezione. Il black sea ha un gusto molto deciso, si sente il sapore fresco ma penetrante dei ricci che predomina, il White è più delicato, il topping di ostrica emerge alla fine lasciando la bocca pulita.
– Ramen: Tonkostu ramen, ramen fresco con noodles di grano, alga nori, pancetta di maiale locale stufata per sei ore, uovo dal cuore morbido, funghi shitake, cipollotto e semi di sesamo con l’unione di tre brodi. Tutti i prodotti giapponesi sono importati e scelti tra le migliori qualità per questo piatto unico di indescrivibile equilibrio tra complessità e leggerezza, nonostante la quantità degli ingredienti. Il brodo che va “succhiato” per assaporarne il gusto è piccante, grasso al punto giusto, saporito come i pezzi di prosciutto. È un piatto abbondante ma non si può prescindere dal provarlo tanto diventa complessa la soggettiva descrizione. Strepitoso!
– Vini: per iniziare un Cremant de Bourgogne Authentique di Henri Champliau, una cuvée di uve Pinot Noir 85% e Chardonnay 15%, un metodo classico fresco ed elegante. A seguire Chablis Bernard Defaix del 2022, intrigante, pieno di freschezza, profumi intensi di fiori bianchi e successiva nota salina, perfettamente in equilibrio con le portate.
– Dessert: tiramisù al tè matcha, crema classica al mascarpone, tè matcha in polvere aggiunto nella fase di “montaggio” di tuorli e albumi e pavesini imbibiti nel tè matcha disciolto nel latte. Anche se arrivare fin qui non è stato semplice ne è valsa la pena!
– Accostamento: brandy Ximenez Spinola battonage del 2018. Al naso è aromatico e fruttato, al palato piacevole, setoso con un retrogusto lungo. Piccola chicca: è venduto in edizioni limitate.
Per concludere, guardando ai piatti, ai vini, ascoltando la storia di questo visionario che ci spiega le portate con grande competenza, eleganza, amore e professionalità mi viene in mente un detto giapponese: “Ichinen iwa omo toosu: la forza di volontà attraversa anche le rocce”.
Asahi Zushi
Via Porta Palermo, 20, 90048
San Giuseppe Jato PA
091 737 6318
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