Ogni tanto a casa mi vizio. No, non è vero! O , per meglio dire, è vero. Ma non sempre. Dipende dagli impegni lavorativi. Quando faccio settimana piena, vai di surgelati: veloci, comodi, buoni. Dipende dalla marca che si usa. Quando, invece, ho la settimana corta, mi diletto con gli esperimenti. Ho più tempo per lasciarmi ispirare, ideare, cucinare e… pulire! Quante come?
Alzate la mano, dai. Non fatemi sentire da sola. Quanto è tediante lavare piatti, pentole e posate. Quando sono libera, dicevamo, la pila che si forma sul mio lavello non ha eguali: siamo in due e cucino per un esercito! L’ho un po’ ereditato da mia nonna. Lei è sprecona. Dice sempre – “ho patito la fame in guerra, oggi preferisco buttare”. Nonna, la guerra è finita da più di settant’anni.
A quasi novant’anni che vuoi che cambi il proprio modo di vivere? Ma nonostante le abbia sempre detto che riciclare – il cibo- è bello, non ci può nulla. Testarda! Mi ricordo i grandi pranzi in campagna, con millemila pietanze, tanta gente e sempre cibo in abbondanza. I nonni sono patrimonio dell’umanità. Non c’è nessuna che possa sotituirli. Io ho la fortuna di averne tre ancora in vita e ne vado fiera. Il mio nonnino Nicola, invece, non sono riuscita a conoscerlo: è mancato qualche mese prima che nascessi. E’ un po’ un rammarico che mi porterò per tutta la vita. Non conoscerne la voce, le espressioni, il profumo.
C’è una pietanza per la quale mia nonna è conosciutissima: la pasta col sugo di carne. Ineguaglibile. Da stelle Michelin. “A pasta cu sugu degli attaccaghieddi”, la chiama lei. Che sarebbero i grassetti del maiale con la salsa. Ma le nonne hanno un’arma segreta in cucina, che non ci sveleranno mai!
Mi piace questa cosa che partiamo da un discorso e finiamo con un altro. D’altronde, la mia vita è fatta cosi: faccio dei giri immensi e poi ritorno. Così, come canta Venditti. Giro, giro, giro perchè mi piace parlare. No, non è vero, mi piace ascoltare. Starei ore ed ore ad ascoltare la gente parlare. Così, senza giudizio. Che è una cosa che non tollero. Chi siamo noi per giudicare qualcuno? Mi piace ascoltare perchè far parlare le persone, fa bene. Ognuno di noi ha bisogno di essere ascoltato da qualcuno. Non ci si salva da soli e qualche parola, detta anche ad uno sconosciuto, fa bene. Se tutti facessimo questo ragionamento, il mondo sarebbe davvero bello. E, invece, no!
Insomma, stavo raccontando che (non) mi vizio quando ho poco tempo. L’altro giorno – e ve lo consiglio perchè alla fine il risultato è stato buono – non avevo alcuna idea. Ho deciso di aprire il surgelatore e provare una epifania. L’ispirazione che non avevo avuto fino ad allora, è arrivata. Dovete sapere che non amo molto il pesce, per cui, certe volte acquisto i filetti surgelati proprio per dire di mangiarlo. Così, mi si illumina il pacchetto del filetto di merluzzo. Nel frattempo, mentre lo lasciavo decongelare, soffrittino con filo d’olio estravergine, carote, sedano, porro, sfumata di vino bianco, sale e pepe, e mezza latta di pisellini finissimi e fagiolini cannellini. Ho frullato tutto e versato nel piatto, filetto adagiato sopra con una spolverata di prezzemolo fresco e…tac: cena pronta!
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