Sorsi di Etna, tra masterclass, storie di vite e racconti in vigna, il fil rouge della seconda edizione di “Etna Wine Forum”.
Sorsi di Etna, tra masterclass, storie di vite e racconti in vigna, il fil rouge della seconda edizione di “Etna Wine Forum”. La tre giorni, dal 29 settembre al 1 ottobre, svoltasi a Villa delle Favare, organizzata dal Comune di Biancavilla ha promosso i vini del vulcano attivo più alto d’Europa e la sua economia. Alla kermesse, che si è aperta nel segno del bere consapevole con le Donne del Vino Sicilia che hanno presentato il progetto “D-vino” alle scuole, hanno partecipato 36 aziende tra cui anche due oleifici. Molti gli spunti per una manifestazione che schiude prospettive di sviluppo focalizzato sul vino, soprattutto per Biancavilla, la terza porta dell’Etna. “Siamo contenti di questa edizione appena terminata – sottolinea il Sindaco Antonio Bonanno – Biancavilla vuole riaffermare il suo ruolo nel mondo del vino di qualità e l’Etna è un palcoscenico che ha ancora tanto da raccontare”.
Punto di riferimento per la viticultura alle pendici dell’Etna, Biancavilla, al confine di quella famosa “C” rovesciata che è diventata ormai la curva immaginaria della Doc Etna, intende affermare una sua centralità di coesione e di crescita sul versante sud ovest della “A Muntagna”. La zona che guarda la valle del Simeto, sa di aria, di luce perché il sole si allunga fino al tramonto che qui tarda ad arrivare, restituendo poi nei calici, vini dalla caratteristiche peculiari e di grande interesse. Qui la terra è più antica e molte vigne ricadono su quei terreni risalenti al periodo ellittico, ovvero il grande Vulcano collassato circa 15mila anni fa. Pochissime sono le zone con lava emersa come a Nord. La perfetta maturazione delle uve e l’esposizione continua di sole, di queste terre, tra i comuni di S. Maria di Licodia e Biancavilla, vantano storicamente una migliore produzione qualitativa delle uve che vengono utilizzate, come riportano le etichette del versante opposto, per la produzione di vini dell’areale del Nord che, grazie a imprenditori lungimiranti locali Benanti, Barone di Villagrazia e, gli altri giunti da oltre lo Stretto, Marc De Grazia e Andrea Franchetti, sono stati i pionieri di quel “Brand Etna”, famoso ormai in tutto il mondo. Ancora una volta “A grande Muntagna” non smette di stupire per il suo straordinario patrimonio di biodiversità, per l’eterogeneità dei suoli ed anche per quelle condizioni pedoclimatiche che qui sono esclusive dove l’esposizione a mezzogiorno massimizza le ore di luce. Ma è in quell’intreccio di storie di donne e di uomini che “fanno vino” in condizioni eroiche, su terrazzamenti di muretti a secco costruiti in un abile incastro di spazi vuoti e pieni che connotano il paesaggio lavico, a disegnare sorprendenti geografie dell’animo. Per i “biancavilloti”, il vino da sempre è parte del rito di quotidiana convivialità e, lontano dal clamore, hanno investito negli anni in “pazienza, tempo e passione” come ha sottolineato Piero Portale della Masseria Setteporte, nel suo intervento. La sua è una delle cantine più longeve risalente ai primi del’ 900 quando il bisnonno coltivava le vigne ancora ad alberello, poi negli anni sostituite da quelle a spalliera. Oggi, la Masseria Setteporte che rientra nei confini della DOC Etna, è polo di riferimento per la produzione enoica di qualità nel versante sud occidentale e per i tanti giovani che scommettono su questo territorio. Riappropriandosi delle proprie radici. Gianluca Furnari, 35 anni, ha dato vita nuova alle vigne di Nerello Mascalese, di Carricante che il nonno aveva piantato tra gli anni ’50 e ’60 che rischiavano di rimanere incolte. Crea la sua azienda “Tenuta del Vallone Rosso”, dal nome della contrada, e la sua, come tante altre piccole realtà vinicole di questo territorio, è tagliata fuori dalla DOC Etna. Per il momento almeno. Con cura artigianale, Gianluca vi si dedica nei ritagli di tempo anche se, confessa” mi piacerebbe che un giorno diventasse il mio unico lavoro”. Produce due etichette, entrambi in purezza, con il Nerello Mascalese una e di Carricante l’altra. Piccola ma tosta, l’azienda di Gianluca ad agosto ottiene il Sigillo Rosso per il suo Carricante TDVR Bianco Igt 2022, dal rinomato The Wine Hunter. Segno che anche i “piccoli” possono fare scruscio. E ciò che conta, è fare vini buoni.
Produzioni di nicchia, come anche quella di Terrafusa. Lei Sophie, francese e lui Dino Di Stefano, siciliano, si sono conosciuti a Londra ed affascinati dallo spettacolo delle vigne che hanno poi acquistato con vista sull’Etna, hanno aperto la loro azienda nel 2016, ispirandosi nel nome alla natura imprevedibile del vulcano. Vitigni di Carricante convivono con il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio e la loro produzione di 5 mila bottiglie, è il frutto di un attento lavoro sartoriale anche nella realizzazione delle tre etichette disegnate dalla mano d’artista di papà Di Stefano. Interessanti l’Oseè, un Carricante orange vinificato in anfora, “Storta” un rosato deciso di un blend di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante e “Civetta” con i tre vitigni precedenti affinati in botti di rovere francese.
La kermesse di ” Etna Wine Forum”, realizzata con il contributo della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, dell’Assessorato dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea e Assessorato delle autonomie locali e della funzione pubblica, è anche l’occasione per scoprire alcune curiosità. Non solo vitigni autoctoni ma anche il Barbera e il Grignolino, simboli della cultura enoica piemontese, che trovano un’elegante espressione nelle etichette “Le Cùcchie” dell’azienda “Podere dell’Etna segreta” di Mario Grasso e delle sue figlie gemelle, Emma e Francesca. Particolare attenzione è stata dedicata al Carricante, figlio dell’Etna, con la degustazione di Emanuele Gobbi su “Le altre identità del Carricante: freschezza e sapidità per un grande racconto dei bianchi dell’Etna” e quella a cura della guida Slow Wine. E, tra le novità di quest’anno, l’Etna wine contest con l’assegnazione di alcuni riconoscimenti assegnati al termine di una degustazione alla cieca di una giuria composta da tre sommelier dell’Onav e tre giornalisti nazionali: Miglior Etna Bianco: N’ettaro Etna Bianco 2022 – Masseria Setteporte, Miglior Etna Rosato: Etna Rosato 2022 – Cantine Patria, Miglior Etna Rosso: Passorosso 2021 – Franchetti, Miglior Spumante dell’Etna: Etna Spumante Rosato DOC Metodo Classico Brut 2020, Cantine Nicosia. Il premio all’imprenditoria femminile è stato assegnato a Enrica Camarda e invece per l’imprenditoria giovanile a Giacomo e Fabrizio di Tenute Foti Randazzese. Cantina ospite : Caravaglio con la Malvasia delle Lipari.
E, tra conferme e nuovi successi, a “Etna Wine Forum” fervono già i preparativi per la terza edizione. Ed anche stavolta “A grande Muntagna” non mancherà di sorprendere. Ad maiora!
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