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Etico e green, il new deal di Caruso&Minini con Rosanna e Giovanna Caruso. Quando il vino intreccia arte, gusto ed economia sociale.

Sorelle Caruso

Etica e sostenibile, la rivoluzione “gentile” di Giovanna e Rosanna Caruso, rispettivamente di 34 e 31 anni,  new generation di  Caruso& Minini, l’azienda vitivinicola a Marsala, ambasciatrice del vino nel mondo di questo angolo della Sicilia occidentale.

Una scelta niente affatto scontata di lavorare in cantina  dove però s’intrecciano innovazione 2.0 e legami di cuore. “Quando andavo in tribunale non vedevo l’ora di andare via sebbene mi fossi abilitata per l’attività forense con studi e sacrifici ma sentivo che non era quella la strada per me. La mia felicità era andare tra i filari delle vigne di nonno Nino”.  Con uno sbuffo, Giovanna  allontana il ricciolo che impertinente le scende sul viso, mentre una leggera brezza accarezza le vigne che la famiglia Caruso coltiva da ben quattro generazioni con  dedizione, cura e impegno  “perché dice Giovanna- la sostenibilità inizia in campagna”.

Centoventi ettari nella contrade Giummarella e Cuttaia, a Salemi, nell’entroterra trapanese ad un’altitudine tra i 200 e i 450  metri sul livello del mare, i terreni ospitano vitigni autoctoni ed internazionali che qui trovano le condizioni ottimali per esprimersi in freschezza e sapidità. Guardava al futuro, nonno Nino che coltivava uve ma che sognava di realizzare la propria cantina. A farla è stato uno dei suoi figli, Stefano, agronomo, che insieme a Mario Minini, titolare di un’azienda di distribuzione del nord Italia, hanno scelto di realizzare la cantina in un antico baglio nel cuore della tradizionale area degli stabilimenti vinicoli marsalesi dove avvengono tutti gli step della lavorazione del vino. Dalla prima bottiglia nel 2004 ad oggi sono  22 le etichette ed una produzione di circa 650mila  bottiglie vendute in 40 Paesi e 5 continenti. Tra due anni, tutti i vigneti avranno la certificazione bio. Innovazione e ricerca insieme con un progetto sperimentale della Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo per monitorare in pochi ettari, la coltivazione di Frappato seguendo i metodi dell’ agricoltura di precisione. Step by step, l’azienda mette a segno obiettivi significativi.  “Intanto per noi che siamo un’azienda green  abbiamo raggiunto un importante traguardo- dice raggiante Giovanna-  ottenendo la certificazione Equalitas, l’ambito riconoscimento di una delle società più importanti nel campo a livello internazionale per la sostenibilità della filiera vinicola. Sia io che mia sorella siamo convinte che il rispetto della natura sia un dovere,  perchè significa non soltanto prendersi cura del territorio e della sua biodiversità, ma che sotto il profilo economico, sia  capace di generare valore  per chi abita e vive il territorio e per le generazioni future”.

Giovanna, export manager  e Rosanna, laureata in ingegneria gestionale,  responsabile del back office aziendale,  entrano a gamba tesa nell’azienda di famiglia “anche se all’inizio- confessa Giovanna- facevo fotocopie”. Papà Stefano, presidente della Caruso&Minini, non ci mette molto a capire che le sue ragazze hanno le idee chiare. E grinta. Dall’installazione di un impianto fotovoltaico capace di fornire energia pulita alla cantina fino a renderla quasi del tutto autosufficiente alla sostituzione di etichettatrice, capsulatrice e filtro tangenziale con macchinari più smart e performanti, il percorso per una piena sostenibilità è in itinere. “Stiamo anche lavorando alla realizzazione di un packaging più leggero- spiega Giovanna- e via sostituiremo le capsule in plastica con quelle in policarbonato”. Griffano la svolta green, con il battesimo della linea “Naturalmente Bio”, riconoscibile anche in etichetta dai fiori selvatici che crescono in queste zone della campagna. Hanno l’innovazione nel loro DNA, le  Caruso  imprenditrici e donne del vino Sicilia e come nonno Nino spostano in avanti il loro sguardo, aprendosi a nuove sinergie. Anche di carattere sociale. “ Perchè non basta tutelare l’ambiente- dice convinta Giovanna scuotendo la massa di capelli ricci e ribelli- occorre che il vino, che è un prodotto vivo, sia un progetto condiviso  dove ciascuno possa fare la sua parte. Offrendo anche un’opportunità economica e di riscatto sociale alle persone che hanno un’abilità diversa ma che nella valorizzazione delle loro potenzialità creative danno il meglio di sé”.

Da qui l’idea di affidare la realizzazione di alcune etichette a Gianluca Cannizzo, art director e tra i soci  fondatori del laboratorio  La Zanzara, la cooperativa sociale onlus di Torino che mette al centro l’arte e la bellezza. I ragazzi con disabilità intellettive hanno   disegnato  delle etichette “su misura”, dopo aver visto le  immagini dei luoghi più rappresentativi della Caruso&Minini. Sul foglio, un’esplosione di idee. Nasce così l’etichetta del fenicottero rosa, simbolo della Riserva dello Stagnone di Marsala, sulla bottiglia “Frappo” o quella del mulino che restituisce nel biglietto da visita del vino, l’ immagine topos dell’Isola di Mozia e della Riserva dello Stagnone. “In collaborazione col loro- spiega Giovanna-  verrà realizzato un rebranding completo dell’immagine aziendale a partire dal logo fino ad arrivare a tutto il packaging e materiale pubblicitario. Ci vorrà del tempo certo ma il nostro è un work in progress che coinvolge tutta l’azienda a conduzione familiare dove ciascuno è chiamato a fare tutto”.  In azienda lavora anche il marito, Andrea Artusio, piemontese, ex farmacista destinato a lavorare nella farmacia di famiglia ma che invece ha ribaltato le sue scelte per amore di Giovanna. È infatti  responsabile marketing e si occupa soprattutto della comunicazione per cui da sempre nutre un profondo interesse che ha approfondito, in tempi non sospetti, con un master ad hoc. Genitori di  due bimbi, Umberto, 3 anni e piccola Margherita di appena 1 anno, Giovanna ha smesso da tempo di andare in giro per il mondo. “ E pensare che mia madre mi prendeva sempre in giro perchè non disfacevo mai la valigia ed ero sempre pronta a salire su un areo per andare a trovare quelli che per noi, prima che clienti- dice convinta- sono amici perchè il vino per noi è la  famiglia”.

Aperti all’enoturismo, anche le degustazioni che propongono ai wine lover, rimandano alle tradizioni culinarie tipiche dell’accoglienza di una famiglia siciliana, vera, autentica. Che ha fatto delle sue radici, il punto di forza.  Iniziando dalla campagna. Pionieri ante litteram della riscoperta del Perricone, la famiglia Caruso lo ha  valorizzato, ed è stata una delle prime aziende a farlo,  restituendo dignità ad un vitigno autoctono a rischio di estinzione. “  A crederci fu mio nonno Nino che aveva mantenuto 5 ettari permettendo a noi di vinificarlo”. Nasce così “Nino”, il vino di punta dell’azienda, un blend 100% siciliano, composto  dalle migliori uve, rigorosamente raccolte a mano, di Nero d’Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Perricone, successivamente vinificate con doppio appassimento, prima in pianta e poi sui graticci in cantina. Segue un affinamento di almeno 4 anni in tonneau di legno francese ed americano, realizzate ad hoc da un mastro bottaio siciliano. In etichetta, nonno Nino con le sue inseparabili bretelle rosse e lo sguardo rivolto in avanti. Ecco cos’è un Maestro, uno che continua a mettere il suo timbro.

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