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EnoEtna 2024: ANAG e ONAV ed il Nerello Mascalese in tutte le sue declinazioni. Le degustazioni del sommelier Fabio Cristaldi

Il Nerello Mascalese è il vitigno a bacca rossa più rappresentativo del territorio etneo. Le origini del vitigno sono antichissime. Si contraddistingue per dare dei vini con tannini fini ed allo stesso tempo ben definiti, una buona acidità (in base all’annata), complessi, minerali, strutturati e di grande eleganza. Nel disciplinare dell’Etna D. O. C., trova spazio quasi ovunque, dal vino fermo (Etna Rosso D. O. C., in cui deve essere presente almeno per 80%), allo spumante (attualmente per avere la menzione di Etna Brut D. O. C., deve esserci una percentuale di almeno il 60% di Nerello Mascalese), ma allo stesso tempo c’è chi produce vini bianchi vinificando il Nerello Mascalese in bianco, o anche chi ne produce vini dolci. Allo stesso tempo c’è chi produce grappa utilizzando le vinacce di Nerello Mascalese. Come si può evincere un vitigno a 360°, che riesce a dare ogni tipologia di vino, dal rosato, al rosso fermo, allo spumante (questi posso avere la Denominazione di Origine Controllata), per passare ai vini bianchi ottenuti dal vitigno etneo, fino ad arrivare alla grappa. Proprio su questo argomento si sono “mosse” A. N. A. G. ed O. N. A. V., che hanno organizzato una degustazione di vari vini e di grappa, ottenuti da Nerello Mascalese. Angela Pacini per A. N. A. G. e Danilo Trapanotto per O. N. A. V. hanno condotto una degustazione svoltasi durante l’ultima EnoEtna a Santa Venerina, esplorando un vitigno che da circa un quarto di secolo, grazie soprattutto ai vini dell’Etna ha avuto una continua crescita e dando ampia dimostrazione di come, grazie alla sua duttilità, si presti non solo ai classici vini rossi “fermi”. Ben cinque i vini degustati (uno spumante, un bianco, un rosato, un rosso, un passito), oltre a due grappe (una giovane ed una invecchiata) e… un brandy.

Lo spumante è stato un Etna Brut, il Maria Gambino Brut Metodo Classico 2018, prodotto da Vini Gambino, è ottenuto solo ed esclusivamente da Nerello Mascalese, svolge un affinamento sui lieviti per 55 mesi. Un periodo di quasi cinque anni di permanenza sui lieviti dona un bouquet ricco e complesso, che spazia dalla frutta esotica, alla crosta di pane, al floreale. L’annata 2018 che è stata piovosa e fredda, ha fatto sì che questo millesimo abbia una verticalità che gli conferisce profondità di sorso e con una buona persistenza. Uno spumante di carattere. Dopo lo spumante si passa ad un vino bianco, ovviamente ottenuto da Nerello Mascalese. Al – Cantara produce A Notturna I. G. T. Terre Siciliane, vino bianco ottenuto da Nerello Mascalese. Il millesimo assaggiato è stato il 2022 che con un bouquet complesso, ha dato spazio principalmente ad aromi floreali, con sentori di geranio, per poi passare ai sentori fruttati, con pesca a polpa bianca, arricchiti da nota iodata. Sorso fluido e dinamico. Armonico e piacevole. Per nulla stancante. Di grande duttilità. Dallo spumante, al bianco, il passo successivo è per un rosato. L’Etna Rosato D. O. C. di Tenute Nicosia è il Vulkà 2023 100% Nerello Mascalese, vino rosato ottenuto da pressatura soffice, ha un corredo aromatico delicato e cadenzato. Il floreale si percepisce in maniera tenue, accompagnato da lievi ricordi mela. Al sorso è agile e delicato. Finale leggermente sapido. Un rosato da aperitivo. Si arriva all’Etna Rosso D. O. C., Ninù 2021 di Tenute Foti Randazzese è un Etna Rosso ottenuto da Nerello Mascalese in purezza. Il suo ventaglio aromatico inizia con il fruttato, tramite sentori di mirtillo e di mora, che a loro volta lasciano spazio alla nota di china e di liquirizia. Al sorso dimostra una grande freschezza e tannini di richiamo. Lungo al sorso, con un finale che fa risaltare i tannini con una chiusura lievemente amara. Il vino dolce è di Al – Cantara, Lu Disiu 2020 I. G. P. Terre Siciliane (poiché nel Disciplinare dell’Etna D. O. C. non è previsto il vino passito), 100% Nerello Mascalese. Il vino passito Lu Disiu è ottenuto tramite appassimento dei grappoli sulla pianta, tramite torcolatura. Dal calice emana sentori di frutta sultanina e di carrubo, con un finale di sorbo. Sorso non stancante e soprattutto per nulla stucchevole. Questa è l’”arma vincente” di questo passito, avendo una beva agevole, che fa sentire il dolce, per passare al sapido, con un finale leggermente tannico. Riesce a coordinare ed associare più vini in uno. La prima grappa ad essere degustata è stata una grappa giovane, della distilleria Russo è la Vivace ottenuta da distillazione di vinacce di Nerello Mascalese, la grappa che viene assaggiata. Il suo corredo di aromi è composto da pan di Spagna, erba bagnata e da lievi ricordi di nocciola. Una beva con una sua “spigolosità”, che per l’appunto la rende vivace e che gli dona lunghezza di sorso. Da una grappa giovane, si passa ad una grappa barricata, Rosa Fresca Barricata di Al – Cantara, ottenuta vinacce di Nerello Mascalese, è una grappa che svolge affinamento in botti di rovere di secondo/terzo passaggio. Bouquet ricco e piacevole. Miele, orzo, frutta secca, crosta di pane. Sorso di grande personalità e con pienezza. Lungo e di grande eleganza. Per concludere dopo due grappe, un brandy! Sempre di distillerie Russo, il Brandy 5 anni – Deciso, che affina per ben cinque anni in botti e viene ottenuto dalla distillazione del vino (la parola brandy deriva dalla parola olandese brandwijn che significa vino bruciato). Dal bicchiere pervengono sentori di mela cotogna, sorbo, accenni di sandalo e di noce. Sorso di grande personalità e con pienezza e piacevolezza, che inizialmente sembra un po’ irruento, ma che con il passare dei minuti si tramuta per divenire quasi carezzevole.

Una degustazione che ha dato ampia visione di come il Nerello Mascalese si presti ad essere vinificato in diverse forme (dallo spumante al brandy, senza dimenticare la vinificazione in bianco), avendo una buona duttilità e polivalenza, riuscendo a dare dei prodotti interessanti ed ognuno con caratteristiche che fanno evincere il vitigno. Una sorta di rivincita del vitigno etneo che fino a poco più di venti anni fa, era scarsamente considerato, anche a seguito delle difficoltà che venivano riscontrate nella vinificazione, ma che una volta trovata la chiave di volta, ha dato ampio lustro ad un vitigno che ancora ha tanto da dire, oltre a quello che fino ad ora è riuscito a dimostrare, tramite i vini che vengono ottenuti (che siano spumanti, rossi, etc.).

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