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Eccellenza del “vino democratico”: le produzioni della Cantina Judeka

“Dalla pandemia ne usciremo. Ma per superarla, occorre essere forti. Non economicamente. Forti di spirito e di tempra!”…

La nostra visita alla Cantina Judeka, a Caltagirone, in quell’angolo di Sicilia suggestivo denominato Calatino, lontano quanto basta dal capoluogo etneo, è iniziata molto prima di raggiungere i vigneti, sparsi per 45 ettari di colline dai nomi suggestivi: San Mauro SottoSan Mauro Sopra, fino ad Acate, nel Ragusano.

Già il percorso compiuto con Valentina Nicodemo, una dei quattro soci della cantina, tra cui il fratello Cesare, ha rappresentato un racconto interessante di come il progetto è nato e si è sviluppato, dal 2007 ad oggi. Il contesto si presenta da sé, al confine fra tre province siciliane e tocca l’unica Docg isolana, il Cerasuolo di Vittoria.

“Ci sono voluti numerosi atti, un primo periodo di vinificazione in una cantina adiacente e tanta buona volontà per conquistare la realtà che oggi vi presentiamo”. La signora Valentina non usa mezzi termini, la sua trasparenza nel racconto è pari al suo fascino, femminile e imprenditoriale, e si percepisce la soddisfazione, ma anche la tenacia, nell’avere conquistato giorno per giorno consensi e fiducia, da clientela, consumatori, ristoratori.

Il primo biglietto da visita dell’azienda è il suo essere Green, ecosostenibile ed orgogliosa di esserci nata così, non trasformata. “Il rispetto dell’ambiente, lasciare un mondo migliore e inquinare il meno possibile – ci ha spiegato – sono i nostri primi obiettivi. La produzione lo dimostra”. Persino il sistema di irrigazione dei terreni è all’avanguardia, segnalando lo stress idrico raggiunto dalla pianta, che fa ottimizzare al massimo i consumi, mentre una “capannina intelligente” misura la quantità di pioggia caduta e fa fare ulteriori calcoli per l’utilizzo o meno dell’acqua. Inutile aggiungere che l’uso di mezzi meccanici nei vigneti è ridotto al minimo, per una produzione “biologica nell’animo”, anche se infine non dichiarata tale sul piano commerciale.

Giunti tra le vigne, assieme all’enologo Giuseppe Bernardo, Valentina ci mostra i laghetti di fitodepurazione, che attraverso un processo di utilizzo delle stesse piante, elimina i batteri e permette alle acque di scendere a valle già pulite e filtrate. Ai laghetti si aggiunge l’uso in azienda di pannelli fotovoltaici, che soddisfano tutti i fabbisogni della cantina.

“Da questo aspetto a parlare di un ‘vino democratico’, il passaggio è breve – ha aggiunto Nicodemo – poiché i costi aziendali, compresi quelli energetici, hanno un abbattimento notevole e non incidono sui prezzi delle etichette”.

Già, le etichette! Cantina Judeka lavora con la stessa armonia con vitigni autoctoni e non, dal Nero d’Avola al Frappato, dal Petit Verdot al Grillo, ad alcuni bianchi aromatici, come il Traminer, con sorprese davvero gradevoli. Sulle 50mila bottiglie si attesta la produzione di Cerasuolo di Vittoria; altre 50mila per il Frappato in purezza, che per impianti supera il Nero d’Avola. La produzione totale di Judeka si aggira sulle 380mila / 400mila bottiglie, di cui il 50% vendute all’estero.

Il racconto di quanto contenuto in bottiglia affascina: dagli impianti a spalliera, da terreni sia sabbiosi che argillosi, a distanza di pochi chilometri un vigneto dall’altro, con una escursione termica non indifferente, che tiene conto di venti diversi, dal Golfo di Gela al vento dei Monti Iblei, ed ancora tra vendemmie “puntuali” e tardive, tra vini che riposano in legno e vini che fanno solo acciaio, si ottengono prodotti diversi tra loro. Ciò su cui la cantina punta molto è il Frappato, e non solo perché è conquistatore di popoli lontani, come etichetta ad esempio più venduta in Giappone. Già di suo, il Frappato ha un tannino più soffice, maggiore versatilità negli abbinamenti e questo consente a Valentina Nicodemo e soci di raccontarlo in varie declinazioni. Come il Frabianco, vinificazione in bianco di Uve Nere, come l’etichetta rivela, spontaneamente mosso, che abbiamo degustato in versione 2019. Sentori di pera, note agrumate, armonie molto fini al naso e al palato, che fanno recuperare terreno da un colore paglierino molto scarico, ma comunque sincero. Tutta la sorpresa è in quei sorsi gradevoli e ripetuti, che fanno finalmente immaginare un aperitivo diverso dalle solite proposte commerciali, ma anche abbinamenti interessanti di inizio pasto.

Sorprese finite? Macché! A rinvigorirle ci pensa il Frarosa, vinificazione questa volta in rosato e sempre in versione 2019: questa volta entrano melograno, mandarino cinese, gusto quindi sempre agrumato e una freschezza quasi maggiore del Frabianco, con quella punta in più di salinità. Due vini non certo banali, anzi originali, giovani e… democratici!

Del Frappato in rosso, invece, abbiamo degustato la vendemmia 2018, di un rosso rubino che già convince chi lo ha scelto come abbinamento a tavola. Al naso, petalo di rosa, frutta rossa fragrante, fragola, forse anche ribes, con una leggera speziatura. Il tannino in questo vino è elegante e morbido.

Una nota a margine merita, invece, il Brut Solitario, spumante prodotto da Judeka, Igp Terre Siciliane, da uve Zibibbo, che fino a qualche tempo fa era un prodotto unico, Metodo Charmat lungo, 180 giorni in autoclave.

Degustazioni e abbinamenti che Cantina Judeka promuove assieme all’ospitalità (con 12 posti letto disponibili in 3 camere e un appartamento) e alla cucina (siciliana, locale, genuina, con materie prime prodotte dall’orto Judeka, praticamente a passo zero, più che a chilometro zero!).

“Presto – ha fatto sapere la signora Valentina – inizieremo i lavori per realizzare una Wine Spa, con altre 18 camere e due piscine e per proseguire con la scommessa vincente della nostra azienda, che oggi vanta 16 dipendenti. Certo – ha concluso – il momento è bruttissimo, inutile negarlo. Ma è anche un momento di grande riflessione per il nostro futuro. Per natura, sono ottimista, è un momento di grande selezione, i più forti di spirito e tempra, non i più ricchi, andranno avanti!”…

E si fa presto a capire, scrutando i calici, i vigneti e quello sguardo consapevole, che non è una fredda riflessione da imprenditrice darwiniana, ma piuttosto la fiducia e la grinta di una donna abituata a mettersi in gioco…

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