Uno sguardo fiero ed orgoglioso, un sorriso sereno e soddisfatto, il volto di una donna che brilla nel vedere il proprio sogno pian piano realizzarsi.
E se in questo periodo storico la festa della donna si rivela intrinseca di valori e forti messaggi sociali, in parte è anche l’occasione per guardare da un’altra prospettiva il territorio, esattamente quella in cui tanti progetti firmati da donne ambiziose, coraggiose e instancabilmente determinate, hanno negli anni arricchito il settore enogastronomico siciliano.
Una vera e propria sfida, come quella di Atfi Lamya che, lasciato il Marocco nel 1987, ha intrapreso in Italia collaborando inizialmente con il padre artigiano nella produzione di scarpe d’alta moda per, poi, reinventarsi quando l’attività fu interrotta da dinamiche aziendali.
Inizia così la storia di Mamma Latifa, ristorante marocchino a conduzione familiare inaugurato nel centro di Palermo un anno prima della dichiarazione di lock down. Piatti etnici caratterizzano il suo menù, all’insegna delle peculiarità di una cultura alquanto particolare dove protagoniste indiscusse si presentano le spezie, come lo zafferano e la curcuma, in grado di esaltare le materie prime di ottima qualità. Un’identità che si struttura soprattutto nel post covid, quando, Atfi Lamya con la sua famiglia decide di destinare a Mamma Latifa un’impronta esclusivamente marocchina e non più mista alla cucina siciliana inizialmente destinata a soddisfare la richiesta di una pausa pranzo leggera da parte dei dipendenti degli uffici di zona.
“Il nostro locale è stato sin da subito apprezzato da coloro che amano il Marocco in ogni sua sfaccettatura, ma devo dire che in generale il riscontro è stato piuttosto positivo soprattutto se consideriamo che la cucina marocchina, a differenza di quella siciliana, è particolarmente speziata tanto da richiedere precisione nel dosaggio delle spezie per evitare che i singoli ingredienti possano essere coperti – afferma Atfi Lamya – Aperti da 5 anni, sono davvero contenta e soddisfatta del lavoro svolto con la mia famiglia e voglio continuare su questa strada con positività. Il prossimo obiettivo da realizzare – continua – sarà l’apertura di una sala da the accanto al locale, determinato dal buon riscontro ottenuto con la produzione dell’autentico the verde con foglie di menta fresca. Sono certa che sarà una bella avventura”.
Ma se una donna si distingue per la sua forza pari a un uragano è quando più donne si stringono la mano che si genera una sinergia in grado di smuove il mondo e di ottenere risultati lodevoli.
Prova ne è il ristorante Le Angeliche a Palermo, nato nel 2018 dall’idea di due cugine, Veronica Schiera e Floriana Lo Bue, l’una impegnata nell’ambito della cooperazione internazionale ma da anni interessata di cucina e vegetazione e l’altra giornalista che, dopo aver studiato a Verona e lavorato a Milano nell’ambito moda, desiderava tornare a Palermo. Iniziando a scrivere il progetto coinvolsero, poi, con lungimiranza Chiara Napolitano, studentessa di medicina che, fermatasi nell’ultimo periodo era senza un piano B, e Barbara Sposito, psicoterapeuta che non praticando da tempo era in cerca di nuovi stimoli e progetti. Quattro caratteri e virtù totalmente differenti che presto si armonizzano in un ristorante che non teme rivali e in grado di proporre e valorizzare le eccellenze dell’Isola.
“La proposta di Veronica fu per me un vero e proprio regalo in quanto non avevo minimamente un piano B e non essendo la mia famiglia nella ristorazione, a differenza delle famiglie di Floriana e Veronica, non era qualcosa che avevo preventivato. Però, imparando ad amare questo aspetto della tradizione, desiderai anche io contribuire per portarlo in giro o nel cuore di chi ci viene a trovare – dichiara Chiara Napolitano, responsabile dell’aspetto comunicativo del ristorante – Le Angeliche sono un locale in continua evoluzione sotto tanti punti di vista come nei 4 differenti menù sempre ricchi di novità culinarie che assecondano la variabilità delle stagioni. Il laboratorio, invece, aperto ad ottobre sempre al Mercato del Capo e affidato a Barbara per la realizzazione di dolci antichi siciliani propri di tradizioni e luoghi non palermitani, rappresenta per noi un posto ancora piccolo, da far crescere e conoscere esattamente come il ristorante che ad oggi è molto noto sul territorio anche per la ricca cantina gestita da Floriana, esperta e ferrata in materia. Il nostro obiettivo prioritario – continua – rimane quello di catturare l’interesse dei nostri clienti tanto da invogliarli a raggiungere quei posti che da noi hanno apprezzato in piccole dosi”.
E queste sono solo due delle innumerevoli storie con pagine e pagine scritte da chi, pur di raggiungere ciò che tanto desidera, non ha mai smesso di credere in una terra dalle grandi potenzialità, ma spesso sottovalutata e poco valorizzata.
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