Li chiamano i “frutti della salute” per le loro virtù. Parliamo di arance, limoni e pompelmi che proteggono il cuore con la naringenina, un flavonoide dalla potenza antiossidante capace di prevenire numerose patologie. L’arancia rossa è efficace sia nella prevenzione del diabete che nel controllo del peso. Dal limone Interdonato a quello dell’Etna, entrambi ad Identificazione geografica protetta, dall’arancia rossa IGP a quella bionda a denominazione d’origine protetta, la Sicilia, con oltre 32mila addetti alla produzione e cinque produzioni d’eccellenza Dop, Igp e bio, è la regione più agrumetata d’Italia.
Forte di questi numeri, la presidente del Distretto Agrumi della Sicilia, Federica Argentati, ha lanciato al governo nazionale l’appello di un nuovo piano agrumicolo nazionale ed un rinnovato metodo di garanzie fideiussorie per i Consorzi. Nei giorni scorsi ha avviato, infatti, un proficuo incontro, in videoconferenza con il ministro Stefano Patuanelli, prendendo spunto dal documento delle “Linee programmatiche per l’agrumicoltura italiana” varato dal Mipaaf nel 1998 e che prevedeva per il triennio 1999/2001 una dotazione di circa 110 miliardi, circa 500milioni di euro, a favore del rilancio del settore agrumicolo nazionale.
“Ho chiesto questo incontro al ministro – spiega la Argentati – per sollecitare in primis l’aggiornamento anche per il tramite di AGEA, del Catasto agrumicolo nazionale, propedeutico alla redazione di un nuovo Piano di sviluppo di una delle più importanti filiere del Mezzogiorno e da elaborare attraverso un confronto tecnico con il territorio agrumetato nazionale. Urge una strategia di medio e lungo periodo – continua la presidente – che interrompa l’improvvisazione con la quale imprese ed istituzioni hanno operato negli ultimi decenni e avendo come guida il report ISMEA 2020, dove l’evidenza scientifica dei numeri conferma i profondi mutamenti dell’assetto produttivo e commerciale del comparto agrumicolo nazionale degli ultimi anni”.
Fra i temi affrontati, anche la necessità di aumentare la quota di cofinanziamento dei Distretti del cibo riconosciuti dal Mipaaf che, istituiti con la legge 205 del 27 dicembre 2017, costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano, offrendo ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso. E durante l’incontro sono stati anche chiesti investimenti trasversali alla filiera, come la ricerca scientifica e la comunicazione, strumento quest’ultimo indispensabile per far conoscere l’eccellenza e le proprietà degli agrumi di Sicilia.
All’incontro con il ministro Patuelli erano presenti il vice presidente del Distretto, Giuseppe Pasciuta, che guida il Consorzio dell’Arancia bionda di Ribera, il consigliere Francesco Ancona, vice presidente dell’Associazione Italiana Aziende Biologiche Sicilia, ed il senatore Fabrizio Trentecoste, componente della Commissione Agricoltura al Senato.
Nel corso dell’incontro, il vicepresidente Pasciuta ha affrontato la questione di un rinnovato metodo di garanzie fideiussorie, da parte del Mipaaf, ai Consorzi di tutela Dop e Igp e delle necessarie campagne istituzionali; mentre il consigliere Ancona ha sottolineato le potenzialità degli agrumi biologici, che in Sicilia rappresentano la quasi totalità della produzione (61% di superfici bio su una produzione complessiva che copre il 62% di quella nazionale) proponendo investimenti nella ricerca scientifica e il rilancio della Biofabbrica di Ramacca, unico ente pubblico in Italia (fa capo all’Ente Sviluppo Agricolo) dove vengono allevati insetti antagonisti nella lotta parassitaria. Un “gioiello” made in Sicily di estrema importanza non solo per l’agrumicoltura ma per tutta l’agricoltura biologica dell’Isola.
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