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Di vette in vetta: Theodor Falser, a Lavica per perdersi nella natura e trovare nuove prospettive.

Theodor Falser

Dalla bellezza quasi eterea delle Dolomiti a quella selvaggia e indomabile ‘ra Muntagna, sua maestà l’Etna, lo chef Theodor Falser è pronto a scoprire radici diverse a quelle a cui è abituato. Manca poco, pochissimo a Lavica e alla serata in cui, assieme agli altri colleghi di les Collectionneurs, la stella Michelin può perdersi tra i sentieri del Vulcano e trovare nuovi ingredienti per far quello che gli riesce meglio: emozionare la gente!

A parlare con Theodor Falser sembra di riuscire a carpire l’ingrediente segreto per una cucina da stella rossa. Lo chef, sebbene circondato dalla bellezza mozzafiato delle Dolomiti, ha la straordinaria capacità di non assuefarsi al bello, di riconoscerlo con gli occhi ed esaltarlo nella sua cucina. Instancabile, curioso, entusiasta, frizzante, lo chef dello Johannesstube guarda già oltre le sue montagne e scorge l’Etna e ne intravede le mille possibilità di nuove conoscenze.
Noi di Sicilia da Gustare vorremo sempre far vedere ai nostri lettori l’immagine della Sicilia filtrata dai nostri occhi innamorati, e lo chef Falser oggi diventa nostro ambasciatore d’eccezione.

La mia professione è un dono. Ho la grande fortuna di aver fatto della mia passione un lavoro, quindi come si usa dire non lavoro nemmeno un giorno. Ogni mattina, per prima cosa ringrazio Dio per quello che faccio, per quello che mi permette di vedere, ovvero i posti più belli della terra e il sorriso sui volti di chi ci sta intorno. Perché non dimentichiamoci che la bellezza di essere chef è di poter rendere felice la gente.

Dalle dolomiti all’Etna. Qual è la cosa che più la intriga di Catania?
Ho già visitato Catania una volta, anche se l’Etna l’ho potuta vedere solo da Taormina. Certo bellissima, ma non vedo l’ora di girare tra i suoi boschi. La cosa che più mi è rimasta impressa di Catania è la varietà e la particolarità della sua cucina. È una cosa così inusuale per l’Italia la tradizione mutuata dagli arabi che voi continuate a mantenere viva con odori e sapori. Parlo dell’agrodolce che è così identitario e difficile da trovare fuori dall’isola, parlo dell’uso della menta anche nelle preparazioni salate. Solo di recente in tutta Italia si usa la mente, ma è ancora un ingrediente considerato dolce.

Quale ingrediente siciliano vorrebbe integrare nella sua cucina?
Io sono davvero molto curioso e più che conoscere già l’ingrediente da integrare nella mia cucina, voglio concedermi il piacere di scoprire erbe di cui al momento non concepisco nemmeno l’esistenza. Posso dirle che io già mi vedo sull’Etna alla ricerca di erbe selvatiche, pronto a valutarne la salubrità con l’app sul mio smartphone, e infine assaggiarle per poi perdermi in mille pensieri su come potrei usarle, con quale pesce di lago se con le trote o no.
Quindi la risposta gliela darò dopo il giro sull’Etna, dopo che avrò assaggiato tutto quello che sarà possibile. Sa io e mia moglie, che mi accompagnerà, è da giorni che non parliamo d’altro, vogliamo proprio innamorarci del gusto della Sicilia. Spero davvero che assaggeremo tante cose squisite.

Se le chiedessi un piatto con un’eccellenza siciliana in abbinamento con una altoatesina?

Sicuramente le direi che accoppierei il nostro speck affumicato con il gambero rosso di Mazzara del Vallo, che credo sia uno dei gamberi più buoni al mondo. Sarebbe un gusto meraviglioso.

Cosa l’ha spinta ad accettare l’invito per Lavica?
Ho io una domanda per lei: mi potrei fare sfuggire l’opportunità di cucinare sull’Etna? Questo per me è un momento esaltante, penso l’highlight dell’anno… forse della vita! Per me la presenza a Lavica significa tantissimo: abbandonare la propria comfort zone è sempre un rischio, ma io sono davvero entusiasta di correrlo. Vorrei proprio cucinare in mezzo al bosco, senza luce, senza piastra a induzione, proprio come faccio in occasione della Forest Edition di Taste The Nature, però studiando la reazione della pietra lavica al calore. La mia professione è un dono. Ho la grande fortuna di aver fatto della mia passione un lavoro, quindi come si usa dire non lavoro nemmeno un giorno. Ogni mattina, per prima cosa ringrazio Dio per quello che faccio, per quello che mi permette di vedere, ovvero i posti più belli della terra e il sorriso sui volti di chi ci sta intorno. Perché non dimentichiamoci che la bellezza di essere chef è di poter rendere felice la gente,

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