Il principio del ristorante Cusiritati a Panarea è chiaro dalle prime battute, anche di quelle della testiera per una ricerca web. Atterrate sul sito, allegro e colorato, si legge, tra le parole e i non detti, che il ristorante ha una chiara identità che genera armonia e curiosità. Sarà per via anche della forte identità di genere che caratterizza il progetto?
La tradizione eoliana è stata trasmessa di madre in figlia, a mo’ di corredo nuziale. Il matrimonio che le donne della famiglia Sulfaro hanno contratto infatti è per amore di se stesse, del passato dell’isola e del futuro. Amelia, Marilena, Federica e Sabrina sono riuscite in poco più di 50 anni a fondere in maniera armonica il loro progetto ristorativo e renderlo coerente con l’allure selvaggia e indomabile di Panarea. Il tratto distintivo del locale è l’accoglienza di stampo femminile e il rispetto dell’ospite, che passa anche dalla scelta di materie prime genuine e autoctone.
Alle porte della stagione estiva, abbiamo voluto intercettare Federica Sulfaro, per placare la nostra di curisitati e di tutti coloro che hanno scoperto da poco questo meraviglioso ristorante nella Perla delle Eolie.
Quando Federica Sulfaro ha iniziato ad avere Curisitati nei confronti della cucina?
La passione per la cucina incomincia intorno ai 20 anni, quindi non così presto, ma rimane appunto una passione. Adoro fare ricerche, immaginare abbinamenti, costruire piatti in testa, ma è mamma Marilena a fare il duro lavoro dietro ai fornelli. Io sono la golosa di famiglia, quella che propone e lei quella che prepara e non potrebbe essere altrimenti, visto la sua conoscenza del territorio e l’esperienza in cucina. Vedendo mia mamma lavorare, posso dire che Chef non ci si improvvisa, anzi…
Come si fa a non perderla?
Noi abbiamo una posizione privilegiata, un punto di osservazione molto alto qui a Panarea e poi abbiamo questo costante dialogo, io lo chiamo il cordone ombelicale, tra cliente e cucina. Quindi osservazione, dialogo, siamo circondate da un mare di stimoli ed è facile voler spaziare.
È stato difficile affermarmi in un mondo che per abitudine è appannaggio maschile?
Panarea è un’isola matriarcale, un fatto dovuto alla sua storia culturale ed economica. Gli uomini andavano sulle barche a pesca e le donne rimanevano sulla terra ferma a gestire le risorse finanziare, prima le case poi le piccole aziende. Qui è la normalità che ci siano imprese gestite da donne, quindi affermarsi a Panarea non è difficile, fuori forse ancora sì.
Io sono tanto orgogliosa del progetto e sono contentissima perché vedo che è un luogo, una situazione che viene incontro alla sensibilità moderna su certi temi. Da qualche giorno è arrivato un gruppo di sole donne, un viaggio organizzato da Stella Vision Travel e sono entusiaste. Quindi penso che forse pure fuori il terreno stia man mano diventando più fertile per l’imprenditoria femminile.
Vorrebbe che sua figlia intraprendesse la stessa strada?
La mia piccola Allegra ha già una propensione naturale, sembra. Come accoglie lei i clienti, nessuno! Lei è la nostra mascotte responsabile di sala. Per ora è un gioco ed è giusto sia così, il suo futuro lo deciderà lei e io sarò felice di quello che la farà felice. Se è continuare qui, tanto meglio.
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