È come bere la luce del Menfishire al Mandrarossa Winery. Vale la pena fare un viaggio a Menfi, nella provincia agrigentina, nel cuore delle Terre Sicane, scrigno di biodiversità e di incontaminata bellezza, dove lo scorso giugno è stata inaugurata la “casa” dei vini della linea sartoriale di Cantine Settesoli, la più grande cooperativa d’Europa di circa duemila soci. La Mandrarossa Winery è un’emozione di luce e di vini in un dialogo osmotico con il territorio che la circonda, un’interazione suggestiva che si specchia nelle sue ampie vetrate, lasciando nel visitatore la memoria di avere fatto un viaggio sensoriale tra i profumi di Bacco e le sfumature cromatiche del paesaggio. Realizzata dagli architetti Gulino, in contrada Puccia a circa 90 metri sul livello del mare, Mandrarossa Winery custodisce i “gioielli” della sua produzione dal ’99 ad oggi, in una struttura interamente ecosostenibile. Dalla scelta progettuale all’uso di materiali naturali come il legno (nella zona accoglienza) e all’utilizzo dell’impianto fotovoltaico della vicina Cantine Settesoli, è composta da 700 metri quadri disposti su tre livelli quasi interamente celati nel pendio naturale, che racchiudono la barricaia scavata nel terreno così da favorire naturalmente le condizioni ottimali all’affinamento del vino, due sale degustazione con vista sui vigneti, un wine shop e la terrazza. Un colpo d’occhio straordinario, tra cielo e terra, si affaccia sullo skyline che ha i colori di Chagall: distese di vigneti ed ulivi adagiate su morbide colline che digradano nel mare che guarda all’Africa, tra le contrade di Cipollazzo, Lido Fiori, Caporina e il borgo marinaro di Porto Palo. Un avvolgente abbraccio di benessere. Sotto la cantina, la pista ciclabile di Menfi, un invito per gli amanti delle due ruote, a fare una tappa per una degustazione. Sui tetti, il giardino con le specie tipiche della macchia mediterranea, rende la cantina una modellazione della collina su cui si erge. Lascia senza parole, perché Mandrarossa è la Sicilia che non ti aspetti. Nei suoi primi 20 anni, puntando sulla sperimentazione costante nell’innovazione, nella ricerca per trarre il massimo dalle potenzialità del territorio e delle cultivar, coniugando continuità e avanguardia tecnologica, è diventata grande tra i grandi. A dirlo sono i premi e i riconoscimenti. Il più recente: i “Tre Bicchieri” nella guida del Gambero Rosso 2022 per il “Santanella”, blend innovativo di Fiano e Chenin Banc. Sorprendentemente elegante, nel 2014 è stato premiato con 90 punti al “Wine Advocate” di Rober Parker, la prestigiosa guida che premia vini che raccontano un approccio innovativo in vigna, in cantina, che sono capaci di essere longevi, prodotti in maniera sostenibile. Ed ancora, il pluripremiato “Carthago”, un Nero d’Avola in purezza, premiato ben sei volte con i “Tre Biccheri” del Gambero Rosso.
“Siamo orgogliosi – dice Roberta Urso, responsabile Pubbliche Relazioni e Comunicazione. – Per me Mandrarossa non è un’azienda ma è un progetto con i suoi 500 ettari dei migliori vigneti dei seimila ettari di Cantine Settesoli che si estendono dal mare ai 440 metri di Contessa Entellina e che coinvolge 175 soci, è la top gamma di Settesoli”.
Aperta da martedì a sabato e la domenica su prenotazione (www.mandrarossa.it), fa vivere ai wine lovers un’esperienza eno-sensoriale che parte dalla conoscenza del Menfishire, passa attraverso la scoperta delle eccellenze gastronomiche e culmina con l’assaggio dei vini. All’ingresso, il vigneto didattico stuzzica la curiosità. Composto da 4 varietà, due autoctone, Grillo e Nero d’Avola e due internazionali, Petit Verdot e Sauvignon Blanc, disposte su quattro filari allevate a controspalliera con potatura a guyot, è fedele riproduzione del vigneto la cui visita agevola la spiegazione delle varietà e le differenze ampelografiche. Il tour prosegue con la visita dello stabilimento di produzione che ospita i silos in acciaio per la vinificazione dei vini e i tulip in cemento utilizzati per la fermentazione a temperatura controllata e la vinificazione di due vini top, i vini di Contrada, il “Bertolino Soprano” e “Terre del Sommacco”, frutto di un quinquennale studio scientifico a livello internazionale condotto sui terreni calcarei. Dall’ingresso sul wineshop, si scendono le scale in cui è allestita una rassegna fotografica delle immagini più rappresentative della Sicilia che non ti aspetti, appunto, come ad esempio i daini immortalati nella Riserva di Baglio Trinità a Castelvetrano (TP). Si prosegue con l’amarcord dei momenti più salienti di Mandrarossa, come il debutto ufficiale nel 2000 sul mercato sia nazionale che estero, la nascita nel 2010 del nuovo logo, la palma nana simbolo dell’unicità del territorio di Menfi, le new entry nel 2020 di vini dell’ Etna DOC e un passito, il primo vino della DOC Pantelleria, frutto della collaborazione di Mandrarossa con alcune famiglie di viticultori locali con le quali condividono la stessa filosofia. Si giunge così al “cuore”, alla bottaia sotterranea di 15 botti da 50 Hl, 100 barriques e due zone destinate a riserva vini, visitabile dall’alto, attraverso una passerella posizionata ad una quota intermedia, che la circonda tracciando un percorso che porta il visitatore fino alla scoperta di due salette di degustazione che si aprono sul suggestivo paesaggio tra il verde dei campi e l’azzurro del mare. E per gli amanti del vino è il momento più atteso dove dare spazio ad assaggi esclusivi, vecchie annate, edizioni limitate ed etichette speciali da abbinare a piatti della tradizione gastronomica preparate nella cucina professionale dalle signore della Brigata Mandrarossa. O fare anche una degustazione verticale di tre annate diverse di alcuni dei vini più pregiati. Mandrarossa è la Sicilia che non ti aspetti perché ha vinto la scommessa più grande: guardare oltre mantenendo intatti i valori della comunità da cui è nata. “Mandrarossa Winery è la casa che racchiude le esperienze legate alla linea top di Settesoli – sottolinea Roberta Urso – viticultori dal 1958”. Hanno saputo accompagnare con intelligenza e vision il vino nel mutare del tempo, perché ridiventasse se stesso in un mondo nuovo.
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